Quando Ulisse arriva nell’isola dei Feaci, è un naufrago. Diciamolo, un naufrago con le pezze al culo. Anzi, per essere precisi, manco quelle. Non ha nulla con sé, nemmeno uno straccio per coprirsi le natiche. Il mare gli ha strappato tutto e Leucotea, che con il suo velo lo ha salvato tenendolo a galla durante una tempesta, gli ha ordinato di restituirle pure quello, una volta al sicuro sulla spiaggia. Ulisse, un naufrago. Ulisse, quindi, l’eroe che consideriamo il nume tutelare della nostra civiltà, arriva sull’isola dei Feaci come un clandestino, perché non risulta che prima dello sbarco si fosse informato sulla normativa per ottenere un regolare permesso di soggiorno. E no, signori miei, non vale che diciate: “Eh, grazie tante, ma i Feaci lo ospitano perché ė Ulisse, mica cotica!”. Quando arriva sull’isola, non dice il suo nome, mente. Per essere precisi, dichiara false generalità. Quindi, ricapitolando: è un naufrago, con le pezze al culo, e pure bugiardo. Che come primo approccio si presenta nudo di fronte a un gruppo di ragazzine. Quindi, pure potenziale maniaco stupratore.