Loretta Rasetto:
Perché? Ma che senso ha!
Alidiana Terrasi:
Sbagliato come concetto. Se il bambino non esprime da solo questo
desiderio perché inculcare un senso di insoddisfazione verso ciò
che si è?
Silvana Falchi: Almeno
glielo avessero posto sotto forma di DOMANDA. Esempio: Io, maschio,
vorrei essere una femmina? E' il punto interrogativo che manca,
'sti fetenti!
Raffaele Piccoli: Mah!
Non c'è niente di strano nel chiedere ad un maschio ciò che apprezza in
una femmina e ad una femmina ciò che apprezza di un maschio. Dalle
risposte si potrebbe evidenziare l'incidenza dei condizionamenti
culturali sulla formazione della personalità.
Simone Boemio: Forse
non hai ben inteso la domanda posta al minore.
Loretta Rasetto: E'
quel "vorrei essere..." che fa la differenza, perché
prevede una chiara identificazione. Non viene chiesto che cosa
apprezzi in una femmina e/o maschio, in questo caso non è prevista
l'identificazione, ma l'osservazione. Credo sia molto diverso.
Silvana Falchi:
Raffaele Piccoli, MA CHE CAZZO HAI CAPITO? Qui la questione non è
domandare cosa un maschio APPREZZA di una femmina e viceversa, qui la
questione è un'altra, E' IMMAGINARSI E FANTASTICARE DI ESSERE DI
SESSO DIVERSO.
Raffaele Piccoli:
Dall'immaginarsi di essere di sesso diverso si può dedurre ciò che
un maschio o una femmina apprezza o non apprezza del sesso opposto.
Si può, comunque, dissentire senza ricorrere ad un linguaggio da
bettola.