Fonte: Attacco mirato
Roma – Vietato
manifestare contro l’arrivo di troppi immigrati nei piccoli comuni
del nordest. Vietato rifiutarsi di accoglierli nei propri alberghi.
Prefetture e questure scelgono la linea dura, mentre i sindaci di
centrodestra appoggiano le proteste. E arrivano anche le denunce
contro le minacce di alcune coop, che insistono per trasformare in
centri di accoglienza strutture turistiche. Che la situazione sia
incandescente lo dimostrano gli ultimi episodi avvenuti in provincia
di Venezia e nel padovano. Un gruppo di abitanti del piccolo comune
veneto di Cona voleva arrivare in corteo fino all’ex base militare
diventata centro di accoglienza per i profughi, scandendo lo slogan
«basta», scritto su striscioni, magliette e palloncini colorati. La
Questura di Venezia ha negato il permesso per motivi di sicurezza, ma
sabato sera circa 200 persone sono ugualmente scese in strada per
protestare contro l’eccessivo numero di immigrati, sono arrivati a
417, nell’ex base di Conetta. E tra i manifestanti c’è stato
qualche momento di tensione, quando gli stessi organizzatori sono
stati accusati dalla gente esasperata di pilotare una protesta troppo
«morbida».
Per il sindaco di
Cona, che guida una giunta di centrodestra, in realtà la protesta
andrebbe indirizzata al prefetto. «Bisogna continuare a manifestare -
ha dichiarato Alberto Panfilio al Gazzettino –. Ritengo però
che queste cose vadano fatte nelle sedi più opportune e quindi
davanti a chi ci sta causando questi problemi. Insomma, le
manifestazioni vanno fatte in Prefettura». Non è il primo caso in
cui si vietano cortei del genere, dopo il caso dei sindaci del
savonese e del bresciano denunciati per non aver aperto le porte ai
profughi. Mentre nel padovano, a Teolo, è un’albergatrice a
denunciare la coop che, di fronte al suo rifiuto di ospitare
immigrati a pagamento, l’ha minacciata di un intervento di forza da
parte della prefettura.
Che il governo cerchi
di tacitare le proteste anti-immigrati con il pugno di ferro sembra
evidente, anche per il silenzio del ministro dell’Interno Angelino
Alfano di fronte ad episodi di insofferenza sempre più numerosi.
L’anziana titolare dell’albergo «Delfino» di Treponti, ex
struttura a 2 stelle con 70 stanze nel comune di Teolo diventata
residenza privata, racconta a Il Mattino di Padova che la prefettura
ed Ecofficina, la cooperativa che gestisce 200 centri-profughi nella
zona, avevano individuato la sua struttura per ricoverarvi un gruppo
di migranti. Dopo proteste e manifestazioni nello stesso comune
avevano avuto il sì dall’hotel «Michelangelo» di Monteortone, ma
stavolta il no è stato categorico. «Non siamo disponibili ad
operazioni di questo genere- ha spiegato la signora –.
Abbiamo lavorato tanto
per realizzare quest’immobile e ora non vogliamo che venga
distrutto. I rappresentanti della coop si sono presentati la scorsa
settimana e hanno detto che erano stati mandati dalla prefettura. Mi
hanno proposto un canone d’affitto molto alto, cosa che mi ha molto
sorpreso, ma la mia risposta è stata negativa. Prima di andar via,
però, mi hanno anche detto che la prefettura potrebbe agire
d’imperio. Ho risposto che anche di fronte al prefetto la mia
risposta non sarebbe cambiata. Non credo siano gli alberghi le
strutture più idonee per i migranti». Il sindaco Moreno
Valdisolo, che lavora con altri colleghi della zona per una
accoglienza diffusa - un profugo ogni mille abitanti - si è schierato
dalla sua parte. «Non è questo il sistema. Questi comportamenti
della Prefettura e delle coop rischiano di creare tensioni sociali».
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