venerdì 27 novembre 2015

Aiuti umanitari dati di persona


Da quando è finito il periodo coloniale, il flusso di merci dall'Africa verso l'Europa si è invertito, almeno ufficialmente. Piccoli rivoletti di beni hanno cominciato ad affluire verso il Continente Nero, dalle saponette tanto agognate dalle suore missionarie alle pompe per i pozzi che sono stati costruiti in abbondanza in innumerevoli villaggi africani, dai volontari di diverse associazioni umanitarie. Stavolta è toccato a un computer portatile, ad alcune cioccolate e altri beni di consumo per la scuola e il tutto è arrivato a destinazione perché è stato da me consegnato a mano. Cosa che per esempio non si può dire con certezza quando si tratta dei cosiddetti “aiuti umanitari”, che finiscono spesso e volentieri nelle mani sbagliate, ovvero in quelle di funzionari corrotti. La graziosa ragazza di nome Elena, che vediamo in foto, e che alle 5 del mattino si è presentata in camera a ritirare il pacco, era partita la notte prima da Tamatave, città del nord-est del Madagascar, dove Francesco, l'amico di Pavia che conobbi nove anni fa in aereo, ha una figlia. 





Pascaline, la madre, l'ha chiamata Natalia in onore dell'Italia, per assonanza, visto che la piccola ha un padre italiano. Eccola con in mano un gattino. Cresce a vista d'occhio, Natalia, non il gattino, e sta diventando una bella ragazza. Come sua madre. Francesco, è ora che tu vada a trovarla! E' dal 2012 che non ti vede.

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