venerdì 20 novembre 2015

Con il microchip si potrà saltare la fila in biblioteca



Cucito in una divisa scolastica, iniettato sottopelle per ragioni mediche o addirittura impiantato nel cervello. Dopo gli animali, neppure l'uomo sembra sfuggire al microchip. Negli adulti potrebbe consentire una catalogazione di tutti i pazienti, offrendo alle aziende ospedaliere il quadro clinico di ogni soggetto. Nelle scuole, potrebbe monitorare l'ingresso e l'uscita dall'istituto di ogni alunno, velocizzarne l'iscrizione ai corsi di studio oppure accelerare i passaggi in biblioteca per prendere in prestito un libro. Il tutto finalizzato all'obiettivo ben più ambizioso di creare una vera e propria carta dello studente digitale. Almeno, queste sono le motivazioni ufficiali addotte dai Governi di più Paesi in favore dell'utilizzo del microchip sull'uomo.

 
E i microchip si sono già "impossessati" anche dei bambini. Più di qualche asilo -con il consenso dei genitori- ha scelto di monitorare molto da vicino -tramite dei chip inseriti nelle divise scolastiche- i passi delle future generazioni. Sono già 1700 i bambini 'microchippati'. Un esempio per tutti è l'asilo di Sant'Antonio, in Texas, dove i docenti hanno approvato l'utilizzo del cosiddetto SLP (Student Locator Project), in fase sperimentale alla Jay High School e alla Jones Middle School. La tecnologia utilizzata è la RFID. "In telecomunicazioni ed elettronica RFID (o Radio Frequency IDentification o Identificazione a radio frequenza) è una tecnologia per l'identificazione e/o memorizzazione dati automatica di oggetti, animali o persone (AIDC Automatic Identifying and Data Capture) basata sulla capacità di memorizzazione di dati da parte di particolari dispositivi elettronici (detti tag o transponder) e sulla capacità di questi di rispondere all'interrogazione a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili chiamati per semplicità lettori (in realtà sono anche scrittori) a radiofrequenza comunicando (o aggiornando) le informazioni in essi".
 
D'altronde, i primi passi in questa direzione sono stati mossi con i VeriChip. Ammessi dalla Food and Drug Administration, sono dei dispositivi piccoli come granelli di sabbia che vengono inseriti sotto la pelle del braccio o della mano mediante una puntura. Il chip contiene un codice identificativo che permette, nell'eventualità che il paziente si presentasse in ospedale in stato di incoscienza, di risalire alla sua cartella clinica. Non è un caso che il nodo cruciale della Obamacare sia proprio questo: entro il 2013 tutti i cittadini americani dovrebbero essere dotati di microchip. Fece molto clamore la frase provocatoria del candidato Repubblicano al Congresso USA Pat Bertroche: "Se posso mettere un microchip al mio cane per ritrovarlo quando scappa, perché dovrebbe essere illegale fare lo stesso con un messicano?". E' evidente: le degenerazioni di un sistema simile potrebbero essere pericolosissime. E qual è il confine tra sicurezza e manipolazione?

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