Vostro padre ha fatto male a concedere la cittadinanza romana ai
goti. Ogni famiglia romana che si rispetti ha goti come propri
servitori, perché fungere da cuochi, camerieri, manovali e
giardinieri è nell’ordine naturale delle cose, per essi, ma vostro
padre Teodosio, con un insensato atto di clemenza, ha nominato
consoli e magistrati alcuni di loro. Di modo che, questi barbari che
gli Dei ci hanno dato come nostri servitori, lasciano le pellicce e
indossano la clamide e la toga, discutono con i nostri saggi di leggi
e regolamenti e, una volta finita la discussione, tornano nelle loro
spelonche, dismettono la clamide e la toga e tornano ad indossare le
pellicce di pecora, ridendo tra loro e dicendo con disprezzo che con
la tunica romana non riescono nemmeno a sguainare la spada. Falsi
erano i loro capi nel 376, quando si accalcavano sul confine
danubiano e mandavano avanti alcuni dei loro travestiti da vescovi e
monaci, per ingannare le nostre truppe, falsi sono ora, mentre
indossano le insegne della cittadinanza romana e pretendono di
comandare perfino all’imperatore, ancorché nel loro intimo sono
rimasti bellicosi pecorai dai capelli unti di grasso e puteolenti.
Io, Sinesio vescovo di Cirene, per volontà di Dio e dell’imperatore,
vi metto in guardia, o figli di Teodosio!
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