Le bugie hanno le gambe corte, ma
la cattiveria ha la gittata lunga. Prima ancora che inventassero l’archibugio,
gli esseri umani erano soliti uccidere i propri nemici mediante armi da taglio
e anche quando venivano lanciati sassi con fionde, catapulte o mani nude, la
volontà di chi effettuava il gesto era quella di penetrare le carni
dell’avversario, sì da smembrarne le fibre, spezzarne le ossa e lederne gli
organi vitali. Mi ha sempre dato fastidio l’immagine di tessuti muscolari che
si scindono a causa dell’ingresso di un corpo estraneo, stimolando nervi che
inviano sensazioni di dolore alla centrale nervosa della vittima. Se Woody
Allen, in una sua famosa intervista, disse che disapprovava la morte, io posso
dire anche senza essere intervistato che disapprovo il dolore, soprattutto
quello che di tanto in tanto provo io e un po’ meno quello che provano gli
altri. Tuttavia, trovo altamente immorale infliggere dolore di proposito a
chicchessia, specie a vittime innocenti che non possono difendersi.
La prepotenza, la malvagità e
l’arroganza insita nell’atto d’uccidere il prossimo, a due o a quattro gambe,
ha in sé qualcosa di scandalosamente inaccettabile, anche se mi rendo conto che
in questo universo materiale gli atomi e le molecole sono soggetti a scindersi,
scontrarsi, cambiare di stato e perfino a cedere o a catturare elettroni. Gli
angeli, i fantasmi e gli alieni che vivono negli strati leggeri della materia,
cioè nelle dimensioni dello spirito, non possono subire alcun danno mediante
colpi di spada o scariche di pallini, per intenderci.
Sospetto però, tornando alla
matrice psicologica dell’atto di trafiggere qualcuno, che l’idea di sopprimere
l’altro da noi tramite penetrazione di lame, proiettili, frecce di legno duro e
schegge di selce sia nata dalla modalità del rapporto sessuale, in cui la
femmina veniva penetrata letteralmente dal maschio. Di modo che, se
l’evoluzione ci avesse portato ad avere una riproduzione per partenogenesi, noi
a quest’ora non conosceremmo le guerre, le armi e le bombe atomiche. Non a caso
la stragrande maggioranza dei cacciatori e dei soldati sono di sesso maschile e
ciò avviene anche nelle tribù primitive amazzoniche o australiane che possono
essere prese come paradigma e portate a supporto di questa mia strampalata
teoria.
Di fatto, sia la persona che ha
compiuto un infame gesto nei confronti di un coyote, sia quella che ha
filmato la scena mettendola su You Tube, per deliziare le nostre esistenze di
persone sensibili e per farci cominciare sotto i migliori auspici questo 2013,
sono di sesso maschile e probabilmente entrambi vanno fieri dei rispettivi
comportamenti.
Mi è capitato di pensare, dopo
aver visto questo filmato:
……che se i militari hanno messo a
punto una tecnologia volta ad ottenere schiavi obbedienti e soldati
assolutamente disciplinati, da utilizzare per uccidere presidenti o persone
comunque sgradite, potrebbe darsi che anche nel caso dei cacciatori per diletto
sia stata inventata una specie di manipolazione in stile candidato manciuriano.
Ma poi ho pensato che trattandosi
di tecnologie dispendiose che richiedono anni di preparazione, sofisticate
apparecchiature e personale esperto, il soldato robot ha un utilizzo in guerra,
mentre il cacciatore robot non ce l’ha, a meno che, come auspicava Mussolini,
non si voglia valorizzare per fini bellici le capacità di maneggio delle armi
di cui i cacciatori sono necessariamente dotati.
Il santo non vale la candela e la strage annuale di milioni di mammiferi e uccelli non rientra nel più grande gioco della guerra, se non come passatempo per monarchi rincoglioniti o per ragionieri frustrati.
Dunque, scartato l’interessamento
dei cabalisti satanisti guerrafondisti, nel caso della passione venatoria che
costringe vegliardi pensionati alle autunnali levatacce delle tre del mattino,
ci deve essere qualcos’altro. Altri fattori devono entrare in gioco nella
spiegazione del perché tanta smania di uccidere. E l’unica spiegazione
ragionevole che vada oltre l’accaparramento di proteine da assimilare con la
polenta e con salse varie è l’obnubilamento temporaneo o definitivo delle
facoltà cerebrali.
Sappiamo infatti che in
situazioni d’emergenza il nostro organismo produce endorfine, droghe naturali
volte ad attenuare un dolore improvviso e questo, a detta dei fisiologi, spiega
perché molti soccorritori che giungono sul luogo di un incidente stradale
trovano il cadavere dell’automobilista incastrato tra le lamiere con un sorriso
sulle labbra, dono che la natura ha fatto all’uomo per alleviare il fatale atto
della morte violenta.
Ma siccome l’uomo è un mammifero
come il toporagno e la balena – e io non voglio considerarlo come un
privilegiato – ritengo che anche altri animali abbiano ricevuto lo stesso dono
e che quindi anche la gazzella sbranata dal leone possa usufruirne. E spero che
questa non sia solo una mia pia illusione.
Quindi, appurato che i cacciatori
vanno a caccia per vedere esplodere il fagiano in volo, in una nuvola di piume,
e per vedere la corsa della lepre interrotta in una capriola mortale, ne deriva
che vadano a caccia di emozioni adrenaliniche, anziché di selvaggina,
esattamente come quei temerari sulle macchine volanti, i
paracadutisti, i deltaplanisti, i bungee-jumpers e gli scalatori d’alta quota.
E’ una forma di
tossicodipendenza. I tabagisti non possono vivere senza nicotina e gli amanti
degli sport estremi senza adrenalina. Con la differenza che se mi butto con il
paracadute al massimo, per disgrazia, posso ammazzare me stesso, a meno che non
cada in testa a qualche sfigato, ma se vado a caccia posso anche ammazzare
altra gente, a due o a quattro gambe.
Ecco perché a nessuno verrà in
mente di chiedere l’abolizione dell’alpinismo ma milioni di persone chiedono
l’abolizione della caccia. Cioè, come perseguiamo penalmente quei ragazzini a
cui piace gettare sassi dal cavalcavia, così si dovrebbe perseguire quegli
adulti a cui piace gettare pallini di piombo agli animali selvatici. In
entrambi i casi gli interessati provano piacere nell’ebbrezza di fare qualcosa
di sbagliato, anche se nel caso degli animali le leggi speciste non lo
considerano un reato, lasciando la questione alla libera interpretazione della
morale.
Se gli immaturi lanciatori di
sassi finiscono in prigione, mentre gli immaturi lanciatori di pallini di
piombo no, è solo perché le vittime in un caso guidano l’automobile e
nell’altro se ne vanno in giro per la natura con i loro mezzi fisiologici di
deambulazione.
E’ un problema di percezione: se
ammazzo palestinesi, per un ebreo, è un po’ come andare a caccia di anatre. Se
ammazzo i musi gialli, per un marines di
stanza nel Pacifico durante la 2ww, è un po’ come andare a pesca di salmoni nel
Klondike. Se ingaggio una sparatoria con i malviventi, per un poliziotto in
servizio in Sicilia, è un po’ come andare a caccia di tordi. La giustificazione
si trova sempre e se uno non se la trova da solo, è lo Stato assassino che
gliela fornisce.
Vai in guerra, dice lo Stato,
perché quello è il tuo nemico, indicando alla maniera dello Zio Sam, con tanto
di indice puntato e cappello a cilindro, l’arabo terrorista. Vai a caccia, dice
lo Stato azionista della Beretta, perché quello è il tuo bersaglio mobile,
indicando dettagliatamente periodi, specie cacciabili e munizioni adeguate, il
pennuto di turno o il mammifero troppo prolifico o dalle carni saporite.
E se qualche amministratore della
cosa pubblica si permette d’inserire norme restrittive, ci sarà sempre qualche
cacciatore mafioso che glielo farà gentilmente notare, inviandogli lettere di minaccia di morte (cosa di cui i cacciatori sono esperti), anche e specialmente se
si tratta di assessori loro amici. Ad un politico ecologista non
gliel’avrebbero mandata, la minaccia di morte, perché l’assessore filovenatorio
che applica le norme europee è visto come un amico che tradisce, un Giuda
viscido e repellente. Togli la siringa a un drogato e riduci il calendario
venatorio a un cacciatore e otterrai le stesse reazioni.
Fra le varie giustificazioni per
avallare la porcata della caccia, c’è anche quella dell’esercizio fisico, come
se non ci fossero mille altri modi meno cruenti per praticarlo. Giustificazione
messa in crisi nel momento in cui esaminiamo la caccia da appostamento, molto
praticata nelle valli berciane agli uccelli migratori. La contro risposta è che
ci sono molti cacciatori anziani che hanno diritto di esprimere la loro
passione senza scannarsi ad inseguire la preda, come se non ci fossero
accoglienti osterie in cui giocare a carte con gli amici e attrezzati
bocciodromi in cui manifestare il proprio coordinamento psicomotorio.
E’ chiaro che per chi ha voglia
di litigare tutte le mosche sono elefanti e per chi ha voglia di cacciare tutte
le scuse sono buone. Anche quel cacciatore americano che ha sparato al coyote
dev’essere stato anziano, benché lo si veda di spalle, perché era comodamente
seduto su un seggiolino e appoggiava il fucile ad un sostegno.
In tal modo ha potuto prendere la
mira con comodo e far esplodere le viscere all’ignaro canide di passaggio. Il
giornalista che ha riportato la notizia si è premurato di evidenziare che il
coyote non lo stava attaccando, perché in tal caso ci si sarebbe potuti
appellare alla legittima difesa. Si sa che i coyote sono bestie ferocissime.
La posizione comoda
dell’assassino contrasta con quanto è successo dopo. La scena che segue può
essere vista sotto due aspetti diametralmente opposti, perché anche qui è una
questione di percezione. Per noi che non ci droghiamo e siamo persone dotate
d’anima e di coscienza, che forse sono la stessa cosa, fa un effetto devastante
e, a causa dell’empatia di cui siamo dotati, ci fa quasi provare lo stesso
dolore che ha provato il coyote, prima di ricevere il secondo colpo mortale.
Per un gran numero d’esseri umani
(sic!) la scena suscita il riso e nella migliore delle ipotesi un’alzata di
spalle. La cultura fornisce loro mille giustificazioni sul perché sia lecito
uccidere le inferiori bestie e la natura fornisce una difesa protettiva,
tramite l’assenza d’empatia, nel fatto di non trovarci nella pelle di quel
coyote.
Se tale mancanza può essere utile
alla sopravvivenza della specie, non è detto che sia accettabile sul piano
etico. Natura e cultura in questo caso s’intersecano e le guide morali e
religiose, o comunque tutti coloro che si sono calati in tali ruoli, hanno
prodotto lo splendido risultato di plasmare popolazioni insensibili e
indifferenti al dolore altrui, con il paradosso che le stesse guide morali e
religiose levano alti lai e sprecano fiumi di parole per lamentarsi
dell’insensibilità e dell’indifferenza della popolazione.
Un circolo vizioso e
satanico niente male!
Ma come! Brutti ipocriti sepolcri
imbiancati che non siete altro! Folle ottuse e indifferenti alle ingiustizie è
esattamente ciò che volevate ottenere, altrimenti come potevate passarla liscia
con tutte le ingiustizie che eravate proprio voi i primi a commettere. Se il
popolo fosse stato sensibile alle ingiustizie non vi avrebbe permesso d’imporre
la Decima e di mettere al rogo eretici e streghe.
Se il popolo fosse stato da voi
educato a considerare realmente immorale la violazione del quinto comandamento,
senza deroghe speciose e speciste, non ci sarebbero stragi nelle scuole
americane, né pigri cacciatori cecchini a sparare ad innocenti coyote. E invece,
avete voluto la massaia ubriaca e la cantina piena. La ricchezza per pochi
fabbricanti d’armi e il dolore dei familiari degli scolari uccisi. Le ville
della dinastia dei Breda, dei Beretta e dei Benelli (ma anche dei Fiocchi
benché cominci con la effe) e l’amputazione degli arti – o di ciò che ne resta
- ai bambini afgani ad opera di Gino Strada.
Come all’anonimo cacciatore
minaccioso l’assessore Stival fa andare il sangue alla testa, così a me suscita
un moto di sdegnata rabbia la Chiesa cattolica che da una parte è azionista
delle industrie armiere e dall’altra scrive su Famiglia Cristiana articoli di
biasimo contro i signori della guerra, tacendo il fatto che sono loro i più
feroci Signori della Guerra! Dalle vesti immacolate.
Dobbiamo aprire gli occhi, e non
le tasche per acquietare le nostre coscienze elargendo oboli alla ONG di turno.
Dovremmo forse smettere di chiedere l’abolizione della caccia e pretendere
leggi che obblighino i cacciatori ad indossare il giubbotto antiproiettile,
l’elmetto metallico con visiera in plexiglas da agenti antisommossa, i guanti
massima protezione e la conchiglia da karatega, oltre naturalmente a robusti
parastinchi. Loro e i loro accompagnatori.
Se sono drogati di adrenalina e
non vogliono frequentare sedute di psicoterapia per smettere, almeno dobbiamo
rendergli la vita difficile sul piano legale e possibilmente portarli a
vergognarsi di andare in giro come deficienti. Dobbiamo spogliarli della loro
presunta mascolinità e mostrare le loro nudità metaforiche di poveri esseri
schiavi della droga. Alla fine, la caccia si staccherà da sola dalla coscienza
civile come un ramo secco, anche perché sull’altro fronte, il fronte interno,
noi non smettiamo di toglier loro il terreno da sotto i piedi, educando la
gente ad una visione antispecista della realtà.
Che il re sia nudo dobbiamo
continuare a gridarlo senza farci scoraggiare dalla sordità dei golem e degli zombie che ci circondano. Dobbiamo spiegare che far esplodere gli intestini e
obbligare un povero cane selvatico ad azzannarseli per il dolore, nel tentativo
di alleviarlo - similmente a quanto avviene agli animali finiti nelle tagliole
- non è impresa degna di un essere umano che si rispetti.
Ma è opera dei demoni più feroci.
Io non voglio vivere circondato dai demoni e se gli esorcisti non mi vengono in
aiuto, sarò costretto a combattere tali malvagie entità con le mie mani, in
prima persona. Anche a costo di abbassarmi al loro livello e diventare uno di
loro. Nella caduta all’infermo me ne trascinerò dietro quanti più possibile.
Roberto....che strazio quel video... io non ho più parole nemmeno per indignarmi. Non riesco a capire il senso di certe cose. Se penso che un paio di anni fà mi hanno avvelenato un cane (anche questa non è una bella morte) , un cane che ti faceva innamorare, non ne avevo mai avuto come lui, mangiava da sdraiato, aveva gli verdi... era così buono che sembrava tonto... forse per questo ha trovato il suo carnefice, avrà mangiato la polpetta dalle sue mani... a questo mondo c'è di tutto. Che schifo!
RispondiEliminaGrazie per la tua mesta testimonianza.
EliminaAbbiamo tutti avuto esperienze così.
Un giorno incontreremo i carnefici all'opera e Dio solo sa cosa succederà: forse qualcuno di noi finirà in cronaca nera.
Non sto scherzando.
Volevo sapere cosa ne pensate di questa notizia che è uscita in cronaca (per l'appunto) proprio oggi in Toscana:
RispondiElimina- http://iltirreno.gelocal.it/empoli/cronaca/2013/01/07/news/attentato-a-montelupo-fermato-un-22enne-fiorentino-1.6309723
g
Ma lo sapete che questo Serlupi d'Ongran lo conosco di vista?!?! Penso sia uno dei "rampolli" di una famiglia "bene" della "nobiltà" fiorentina...
RispondiEliminag
Condivido al 100 %.
EliminaA differenza degli specisti che uccidono e torturano milioni di nostri fratelli, con gli attentati ALF vengono distrutte solo le attrezzature.
Si chiama sabotaggio ed è sacrosanto.
Beh, i media...TG2...l'hanno fatta passare mica tanto bene...! Più o meno come un atto di terrorismo...
Eliminag
Fanno sempre così. La gente deve essere tenuta eticamente addormentata. Così vuole la Chiesa che ci domina da duemila anni.
EliminaDomani, 13 gennaio, ho un processo di secondo grado a Trieste per qualcosa di molto simile a quello che ha compiuto Serlupi d'Ongran.
In bocca al lupo allora! E non mi rispondere che deve crepare! Ehehehe.
EliminaCerto, secondo la legge attuale dello Stato questo tipo di sabotaggi sono reato: come ti difenderai per evitare una condanna...?
g
In realtà ho sbagliato giorno.
EliminaIl fatto è che il mio avvocato Lucio Calligaris preferisce che io non sia presente.
Anche se lo fossi stato mi avrebbe sconsigliato di prendere la parola.
Sono passati i tempi in cui avevo qualche amico che mi accompagnava ai processi.
Questo è di secondo grado e servirà solo a confermare la condanna a tre anni che c'è già stata in primo grado.
Si arriva a un certo punto in cui si è soli e si paga il conto senza che i "compagni di lotta" neanche lo sappiamo, né si curino di saperlo.
E' l'aspetto più amaro della faccenda: non essere appoggiati da chi ti aspetteresti di esserlo.
Forse scriverò un articolo, se mi viene l'ispirazione.
Cavolo, mi dispiace... :(
Eliminag
No problem.
EliminaIl giorno del processo è il 24.
"servirà solo a confermare la condanna"
Elimina...ma perchè pensi già che sarai condannato? Non ci sono le attenuanti, le ammende e via dicendo?
E poi nel caso che dovessi andare in prigione puoi sempre scrivere "Le mie prigioni" come Silvio Pellico...dato che hai il dono della scrittura ti leggeranno nelle scuole, ci pensi?
Ma vedrai che andrà tutto bene...
Laura
Bellissimo articolo come sempre Roberto,il video non lo voglio vedere perche' non ne posso piu'. Le mie giornate trascorrono in uno stato di frustrazione e impotenza permanente sedimentando livore e odio per non riuscire a difendere,vendicare e riscattare i nostri cari fratelli animali dalla crudelta' infame perpetrata da una ignorante sottoumanita'. MISKO in questi giorni e' un'altra turpe testimonianza della barbarie "umana",scrivi ,Roberto, anche di lui per ricordare il suo martirio.
RispondiEliminaVedo che sei riuscita a postare come volevi. Bene. Manca solo l'avatar.
EliminaStavo già pensando a un articolo sulle stragi di cani in Ucraina, che continua anche dopo il campionato di calcio.
Ora arriva questa brutta notizia dalla Croazia.
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/01/08/news/la-morte-di-mi-ko-scatena-il-popolo-del-web-1.6315279
Ma cos'hanno nella testa gli slavi?