Sparano alla divisa e dentro c’è un uomo, diceva un vecchio
slogan dei Radicali durante gli Anni di Piombo. Anche gli uomini in divisa,
benché abbiano abdicato alla facoltà di ragionare con la propria individuale
coscienza, sono esseri umani come tutti gli altri, con le stesse debolezze e
gli stessi pregi.
Immaginate come deve essersi sentito Marco Giaretta, originario
di Sandrigo (VI) quando, uscendo dagli spogliatoi del campo sportivo
dove era andato a giocare a calcetto, ha trovato la portiera della propria auto
scassinata e alcuni effetti personali spariti.
Anche dall’auto di un suo amico mancavano alcune cose.
Noi le abbiamo trovate in un fosso poco fuori da Palazzolo dello
Stella (UD). Per la verità le ha avvistate il mio collega, guidando il Daily
in nostra dotazione, quello stesso collega che ha una vista eccezionale e
riesce a vedere i caprioli lontano un miglio e le nutrie sugli argini dei
canali, quando a me, in entrambi i casi, sembrano solo macchie di vegetazione.
Ha visto qualcosa, ha frenato e fatto retromarcia, come facciamo
quando c’è una buca nell’asfalto, da coprire, o una gemma catarifrangente nei guard-rails da cambiare.
Scesi, abbiamo notato per prima cosa i CD di musica sparsi
sull’erba del campo, vicino alla custodia che li conteneva. Da una borsa è
saltato fuori un portafoglio vuoto e si è capito subito che i ladri si erano
liberati della refurtiva inutile, senza neanche fermarsi, lanciandola dal
finestrino.
Da un borsello è spuntato un tesserino dei carabinieri, con la
foto e le generalità: Marco Giaretta, classe 1982. Raccolto tutto, siamo
tornati a Palazzolo, presso la caserma dei CC, dove il mio collega sperava di
trovare un suo amico maresciallo.
Io ero curioso di vedere la faccia del piantone, mentre gli
restituivamo oggetti rubati a un altro carabiniere. Era una situazione insolita
per me. Poiché al mio collega era già capitato, mentre aspettavamo che ci
aprissero mi disse che ci sarebbe voluta una mezzora, perché andava fatto il
verbale. Essendo le 11.30 e dovendo smontare a mezzogiorno, la cosa non ci
sorrideva per niente, ma il nostro dovere dovevamo farlo.
Io avrei potuto rimanere sul camion ma ho voluto attendere nella
sala d’aspetto, sfogliando le riviste dell’Arma. Non mi sono stati chiesti i documenti,
per fortuna, poiché avrebbero visto il mio lungo curriculum da sovversivo.
Essendo le porte aperte ho sentito la conversazione avvenuta
nell’altra stanza tra il piantone e il mio collega. Il furto era avvenuto la
sera prima. Dalla borsa del carabiniere non era stato preso niente di prezioso,
ma da quella del suo amico era sparita la tessera del bancomat e siccome
l’imprudente teneva il PIN nello stesso portafoglio in cui c’era la Card, i
ladri avevano già fatto un prelievo, prima che il conto venisse bloccato.
Questo però ha fatto sì che, tra le telecamere esterne al campo
di calcio e quelle sugli angoli della banca di Precenicco dove è avvenuto il
prelievo, i carabinieri ora siano in possesso d’immagini significative, che li
rendono sicuri di risalire agli autori del furto. I quali, anche se si fossero
travisati per fare il prelievo, potranno essere identificati nel caso nelle
immagini compaia l’auto usata per avvicinarsi alla banca.
Sono curioso di sapere se si tratta di Rom o di balordi della
zona e siccome si tratta di una notizia che pone in cattiva luce l’Arma dei
Carabinieri, poiché tra gli effetti personali del signor Giaretta c’erano anche
il distintivo personale, le chiavi delle manette in dotazione e quelle della caserma di Lignano Sabbiadoro
dove il carabiniere presta servizio, è possibile che la notizia non esca sui
giornali. Se non, forse, dopo che i ladri saranno stati assicurati alla
Giustizia.
Quando, usciti dalla caserma e risaliti sul Daily, il mio
collega mi ha detto questo, ho pensato che la sorte mi aveva messo in mano uno
scoop, cioè che sarei stato l’unico giornalista freelance a sapere una cosa in anticipo rispetto
ai veri giornalisti.
Dà una certa ebbrezza, saperlo, anche se non si tratta dello
scoop del secolo, e non c’è nessun presidente americano che mette le
microspie nelle stanze degli avversari politici.
La prima cosa che ha fatto il carabiniere che ci ha accolto, è
stato di telefonare al diretto interessato, che si è presentato dopo una
ventina di minuti e, manifestando gratitudine, voleva a tutti i costi pagare un
caffé al mio collega.
Lui però ha declinato l’invito, essendosi fatto tardi per noi.
Ho chiesto al mio collega se il Giaretta va incontro a qualche ramanzina da
parte dei suoi superiori, ma non trattandosi di negligenza né di colpa, lui non
ne vede la ragione. Discorso diverso sarebbe stato se, invece delle chiavi
della caserma e di quelle delle manette, il carabiniere si fosse fatto rubare
la pistola d’ordinanza.
Con il tesserino e il distintivo malviventi o terroristi
avrebbero potuto compiere qualche attentato o altra azione illegale, cambiando
la foto sulla tessera, ma se entrambi gli oggetti sono stati buttati via i
responsabili devono aver pensato che un tesserino dei carabinieri non è facile
da contraffare. Oppure, semplicemente, non gli interessava sfruttare
l’occasione di aver trovato un documento così prezioso. Dovrei entrare nella
testa di un Rom per sapere il valore d’uso di un simile cartiglio plastificato.
A me è bastato fare il mio dovere civico, sapendo che ad un
trentenne vicentino avevamo ridato un po’ di serenità, dopo la brutta
esperienza della sera prima.
Non m’importa sapere se quello stesso trentenne ha sulla
coscienza un certo numero di manganellate ad inermi manifestanti. Mi è bastato
vederlo e sentirlo riconoscente nei nostri confronti, anche se il caffé voleva
pagarlo al mio collega, essendo io rimasto defilato durante tutta la
deposizione.
Ci sono delle volte in cui ci si sente buoni anche con gli
sbirri e, nel caso dello scoop, sto tuttora assaporando l’ebbrezza d’essere a
conoscenza di cose che i giornalisti professionisti non sanno. Durerà poco. Tra qualche giorno forse
la notizia sarà di dominio pubblico, sapremo se i malviventi sono stati
acciuffati e se l’amico di Marco Giaretta avrà indietro i suoi soldi.
Quello che la gente non saprà mai è il perché i ladri siano
stati portati a diventare tali, se avevano delle alternative o se è stata la
nostra società a farli diventare così. Viviamo o no in una società criminogena?
Insomma, quasi tutti hanno simpatia per i carabinieri, ma
nessuno ce l’ha per gli zingari. Non sarebbe male intervistare un Rom, perché
la mia è una visuale da piccolo borghese e la sua sarebbe senz’altro diversa. E
forse offrirebbe delle sorprese.
Certo però che rubare a un carabiniere non è proprio il massimo.
La prossima volta, ragazzi, non buttate la refurtiva nei fossi. I cantonieri fedeli girano le strade ogni giorno.
Oltre che maleducati, così
siete anche poco accorti.
sarebbe molto interessante se tu riuscissi ad intervistare un rom.........
RispondiEliminaIn un'ipotetica graduatoria di gente riservata e refrattaria alle interviste, i Rom sono ancora peggio del sesso femminile.
EliminaI reietti di Agharti
RispondiEliminaNessuno è mai potuto andare ad Agharti, tornarne e vantarsene, ma esiste un popolo, fra noi, che un tempo è nato e vissuto ad Agharti: gli ZINGARI. Un tempo essi nacquero e vissero nel Regno Sotterraneo, ne erano cittadini a pieno diritto. Ma, un giorno, commisero qualche cosa che ad Agharti fu considerato un crimine imperdonabile. Non sappiamo cosa fosse, dato che ad Agharti non esistono Leggi, né Polizia e che è la Coscienza del male fatto l’unica punizione di chi sbaglia. Doveva trattarsi di un crimine davvero enorme. Sta di fatto che questi cittadini rinnegati furono cacciati da Agharti, divenendo ZINGARI, un popolo che vagabonda, incessantemente. C’è chi dice che, senza più ricordare, essi cerchino gli ingressi di Agharti e che, secondo la maledizione di cui sono vittime, solo quando avranno trovato l’ingresso e ricorderanno, potranno tornare a casa, perdonati. Una prova dell’origine aghartiana degli ZINGARI sarebbe la loro familiarità con l’occulto, la loro capacità di predire il futuro e di leggere la mano.
Eh sì, sarebbe interessante intervistare un ROM, ma credo siano molto restii...
g
Scacciati da Agharti (come Adamo ed Eva dal paradiso).
EliminaQuesta mi giunge nuova!
Forse è solo un tentativo di nobilitazione di un fossile antropologico in via d'estinzione: il nomadismo.
Beh, in effetti è singolare: mi informerò meglio sulle origini di questa leggenda, e se essa possa avere dei fondamenti storici reali. Certo se la "diaspora zingara" avesse avuto realmente origine nell'India nord-occidentale, una relazione con Agarthi potrebbe essere ipotizzabile, essendo appunto questo regno "sotterraneo" localizzato nell'area Indo-tibetana...anche il simbolo stesso sulla bandiera dei ROM mi fa pensare a questa origine indiana...!
RispondiEliminahttp://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/2/2f/Roma_flag.svg
g
Da quel che ne so, sono arrivati in Europa intorno all'anno mille, provenienti dall'India.
EliminaNon avevo mai visto la loro bandiera che, oltre alla ruota del carro, ricorda il simbolo nella bandiera indiana. Se non ricordo male.
Grazie.
Ecco il nesso: quella nella bandiera zingara è una RUOTA A SEDICI RAGGI. La RUOTA (CHAKRA) a SEDICI RAGGI (KALA), simbolo dell'Universo e del Tempo sovrano. Talvolta assimilata al Buddha delle origini in alcune scuole tantriche.
RispondiEliminaE guarda caso...:
KALACHAKRA
Agarthi è un nome spesso usato per definire una civiltà nascosta all'interno dell'Asia centrale. Nel tantra KALACHAKRA del buddhismo tibetano viene descritto un regno simile, col nome di Shambhala. Nelle interpretazioni moderne, vi è una identificazione tra Shambhala e Agarthi.
Tutto torna...
g
Ammiro le tue conoscenze del buddismo, ma non t'arrabbiare se in tutta sincerità ti dico che alla teoria della Terra cava non ci credo.
Elimina:-)
Beh...ho letto qualcosa in proposito, per esempio la storia dell'Ammiraglio Byrd quando sorvolò il Polo Sud.
RispondiEliminaSecondo me è una teoria interessante comunque, anche se non presa integralmente, magari. C'è comunque un legame fra U.F.O. e vulcani, fra U.F.O. e rocce BASALTICHE o LAVICHE. Per esempio ho studiato molto la conformazione del Monte Soratte, e della Giara di Gesturi in Sardegna. Di quest'ultima posso affermare che si tratta quasi certamente di una montagna spianata da una civiltà antichissima per costruirvi sopra una pista di atterraggio aliena, sullo stile delle montagne spianate della valle di Nazca in Perù. Riguardo al Soratte, credo si tratti di una Piramide, non saprei dire se naturale o artificiale, o forse tutt'e due. Scavato al suo interno, sede di una "base" di antichi astronauti...
Beh...in effetti il mondo sotterraneo è sicuramente legato alle teorie aliene e/o demoniche (i nazisti non a caso...).
Comunque appunto opinioni e teorie personali...
Se vuoi che ti scopra qualche "Piramide" o luogo o montarozzo sacro della civiltà antidiluviana vicino a casa tua dimmelo, ehehe... Qui nei dintorni di Firenze ho scoperto vari luoghi interessanti, sedi di energie extraterrestri e sovrannaturali...fra cui alcune antichissime "Piramidi"...
g
Intervento interessante. Io della Giara di Gesturi sapevo solo dei cavallini.
EliminaAnche nelle valli del Natisone c'è chi dice di aver trovato delle piramidi. Se n'è occupata anche la trasmissione "Mistero".
Molti però pensano che si tratti solo di colline eoceniche dalla strana forma a punta.
Eh, in effetti la cosa della Giara di Gesturi l'ho scoperta io...certo manca ancora il grosso: la verifica sul campo e la raccolta di prove. Ma per questo aspetto la bella stagione.
RispondiEliminaQuella del Natisone non la sapevo...! Grazie della dritta: mi informerò...e ti farò sapere un po' le mie impressioni, se non ti tediano...
g