sabato 27 agosto 2016

La vita è perfetta


Mario mi aveva fissato l'appuntamento per il giorno dopo alle 10. Poi però mi chiamò Gigi per domandarmi se volevo pranzare con lui. Siccome presso il tavolo davanti alla sua casa, in giardino, dove di solito mangiamo, ci sono nugoli di zanzare, per non declinare l'invito brutalmente gli dissi: “Vieni tu domani alle 10 che ti faccio conoscere un amico”. Accettò. Lui arrivò puntale, ma mentre aspettavamo che anche Mario arrivasse, Gigi salì su da me per la prima volta e quando fu seduto gli dissi: “Non sono molto sicuro che sia una buona idea farvi incontrare, perché l'altro giorno in pizzeria parlavi a voce alta, bestemmiavi usando troppe parolacce per i miei gusti, mentre c'erano altri avventori ai tavoli che stavano mangiando”. Gigi ovviamente non gradì questo discorso e brontolò prima ancora che io avessi finito di parlare. Ma insistetti dicendo: “C'è una buona ragione se lo chiamo Don Mario e anche se un po' di turpiloquio non lo fa svenire, preferirei non sottoporlo al tuo abituale modo di esprimerti”.



- Ah, potevi dirlo prima che è un prete!
- No, non è un prete. E' prete come lo sono io e come lo sei tu.
- Cos'è un testimone di Geova?

Insomma, lasciai perdere la questione, perché Mario, alias Don Mario, tardava ad arrivare. Anzi, nel frattempo era arrivato un suo SMS con cui mi annunciava un po' di ritardo perché era dovuto andare d'urgenza dal medico. Così ripresi a parlare con Gigi che, messo al corrente dell'imprevisto, mi sollecitava, a intervalli regolari, a chiamare per sapere quando Mario sarebbe arrivato. Io mi rifiutavo per non disturbarlo mentre magari stava facendo la visita medica. Da questa insistenza forse nel lettore nascerà il sospetto, com'è nato a me, che Gigi appartenga a quella categoria di persone che amano comandare e farsi ubbidire e che pensano che il mondo ruoti attorno a loro.


Ebbi, nei minuti successivi, la conferma che è anche un manipolatore, ma questo lo lascio giudicare a voi sulla base di quanto mi disse poco più tardi. Cominciò a parlarmi di Steiner e di antroposofia. A volte mi capita che quando qualcuno mi parli, mi venga voglia di fare qualcosa d'altro, come riordinare cose fuori posto, prestando tuttavia attenzione alle parole che mi vengono rivolte. Nel caso specifico, poco prima gli avevo spiattellato sotto il naso una carta geografica del Madagascar, giacché il dente batte dove la lingua duole. Gigi non sembrava molto interessato ai viaggi esotici, perché gli premeva di parlarmi di Steiner. Anche lui, come me, vive solo e deve approfittare di tutti i momenti possibili per parlare con qualcuno. E' una cosa che capita ai vecchi e ai singoli. Così mi alzai dalla sedia e ripiegai la carta geografica mentre Gigi mi stava parlando. Poi misi al loro posto anche i due fossili che avevo usato come fermacarte per tenere la mappa ben stirata. Gigi esplose:


- Siediti Porco ***, mi fai venire l'angoscia! Non vengo più qui se mi fai entrare in agitazione!
- No tu sees un frut (non sei un bambino) e sei a casa mia, quindi sarò libero di muovermi come mi pare, in casa mia!
- No, perché l'ospite è sacro e se io sono qui come tuo ospite, sono io che comando.
- E allora, perché quando vengo a casa tua non lasci entrare il mio cane, visto che, come tuo ospite, sono io che comando a casa tua?!
- Ma cosa c'entra?!

Con la mia obiezione pensavo di averlo messo con le spalle al muro, dal punto di vista dialettico. Vale a dire, volendo usare un'espressione popolaresca, pensavo di averlo messo “A cavallo du porcellu”, ma non era così. Chi tende a manipolare il prossimo, non se ne rende conto e applica per gli altri regole che non applica per se stesso, regole magari inventate sul momento. 


Quando mi raccontò del suo avvistamento di un disco volante, prestai la massima attenzione, senza alzarmi in piedi continuamente a sistemare cose. Anzi, misi mano alla macchina fotografica e gli scattai una foto, cosa che lo fece arrabbiare ancora di più, obbligandomi a cancellarla. Obbedii, facendogli notare che era stato lui stesso, qualche giorno prima, a chiedermi di scrivere un articolo su di lui. Al che obiettò:
- Ma cosa c'entra?! Intendevo che tu mi fotografassi mentre suono l'Hammond e che scrivessi un articolo di me come musicista!



Anche qui, si capisce che per Gigi la gente deve fare quello che vuole lui e non si rende conto che a me interessa di più l'ufologia che la musica. Nel mio blog infatti, ho pubblicato molti articoli sulla prima e nessuno sulla seconda. Così, per tale ragione, per un'improvvisa timidezza abbinata ad autoritarismo, entrambi capricciosi e infantili, non ho una foto di Gigi da pubblicare qui. D'altra parte, se mi fosse venuto in mente di mettere nel taschino, senza farmi vedere, la penna spia e avessi scattato una foto al soggetto a sua insaputa, le avrei sentite dall'altro amico, quel Mario che stavamo aspettando, perché avrei pubblicato qualcosa senza l'autorizzazione dell'interessato. Nella vita, a quanto pare, bisogna stare più in guardia con gli amici che non con i nemici e le amarezze vengono più dai primi che dai secondi.


Mario tardava. In sala d'aspetto ovviamente c'era gente. Gigi si alzò, uscimmo all'aperto e io lo accompagnai alla macchina. I due non s'incontrarono e fu meglio così. Magari non sarebbe successo niente di drammatico. Magari si sarebbero trovati reciprocamente simpatici, ma il destino aveva deciso di non ottemperare al mio desiderio di farli incontrare. Non mi fu consentito di fare da uomo-ponte. Mi viene in mente quello che dice Osho: “Tu sei perfetto. La vita è perfetta. Non parlare. Stai zitto e aiuta gli altri solo se te lo chiedono”. Evidentemente, nell'economia dell'universo non aveva alcuna importanza che Mario e Gigi quel giorno s'incontrassero e nel Libro dell'Akasha, per riferirsi a un concetto che Steiner conosceva bene, non c'era scritto che i due dovessero fare conoscenza. Va bene così. Tutto va per il meglio. Quello che non mi piace è di avere degli amici, Gigi e Mario, che tendono a impormi la loro visione del mondo, il primo in maniera autoritaria e il secondo mediante prediche paternalistiche.



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