sabato 27 agosto 2016

Lo sfogo di un'anestesista


Fonte: Anonima

"State zitti, per favore. Non c’è molto da fare quando la natura decide così. Ma soprattutto, non c’è molto da dire. Lavoro all’ospedale regionale di Torrette, Ancona. Ieri ho vinto un simpatico turno di 12 ore in guardia. Abbiamo lavorato poco rispetto a quanto abbiano fatto i nostri colleghi di Ascoli e San Benedetto (bravissimi, perfetti, prontissimi). Noi eravamo troppo lontani anche per l’elicottero. Eravamo anche in sotto numero, perché alcuni di noi sono andati a dare una mano giù.
 Ma alcuni sono arrivati anche da noi. Li abbiamo visti in faccia, muti. Non parlava nessuno. Qualcuno riusciva solo a ripetere il nome dei figli. Qualcun altro non aveva la forza neanche per respirare. Di quelli che abbiamo portato in sala operatoria, molti chiedevano un’anestesia generale “Fatemi dormire. Non voglio sentire più niente”.


Fratture esposte, traumi chiusi, “Non sento più la gamba. Non c’è più vero? Non ho più la mia gamba vero?”. “No P. La gamba c’è, ti operiamo perché pian piano tornerai a sentirla tutta”. Li ho lasciati ieri sera, dopo averli svegliati. Sembrava stessero bene, ma era troppo bello crederci davvero. Li ho ritrovati stamattina in rianimazione. Vaffanculo. “Chiamate solo il mio compagno, mi hanno detto che forse è nell’altro ospedale. È successo lo stesso quando eravamo all’Aquila. Mi hanno diviso dai miei familiari”. Cristo che botta.


Antinfiammatori, cortisone, morfina, ossigeno. “Sono tutti ipotermici, preparate liquidi caldi.” Arriva un trauma, braccio e gamba. “Ci sono i parenti del ragazzino per il consenso?”. “Non c’è nessuno, lui dice che era con i nonni, ma sono morti”. Vaffanculo pure adesso. Mani, volti, capelli pieni di polvere di macerie. “Ok, dorme. Potete iniziare. Operate, noi iniziamo a lavarli un po’”. “Raga, i vestiti di A. Dove sono i suoi vestiti? Non dimentichiamoli, ci sono le sue cose dentro quella busta. Ridiamogli almeno quelle”. “Non riuscivo a gridare. Se gridavo respiravo polvere. I respiri piccoli piccoli per il dolore. Ad un certo punto, ho ceduto. Ho provato a morire in tutti i modi. Poi gli angeli mi hanno tirato fuori”. Adesso, secondo voi, a queste persone i vostri commenti interessano? Gli immigrati, le battute sarcastiche, le polemiche inutili. Interessano? Perché a me non interessano proprio. E tantomeno a loro. Allora, per favore, state zitti. State zitti cazzo. Almeno stavolta".

(Dottoressa specializzata in anestesia e rianimazione)


Nessun commento:

Posta un commento