mercoledì 8 marzo 2017

L’orsetto ubriacone



A dispetto della veste elegante e del nome che potrebbe ingolosire i collezionisti di lattine di birra e gli estimatori del biondo nettare degli Dei, la “Birra africana” nasconde un segreto inconfessabile: è l’ennesimo prodotto della globalizzazione. Personalmente, disapprovo le politiche internazionali che portano questo prodotto, come tanti altri, ad avere la sede legale nelle isole Maurizio, ad essere confezionate in Polonia e commercializzate in Madagascar (e probabilmente anche in altri stati africani, visto il nome). Il fatto che venga dall’Europa spiega il suo prezzo: 3.300 ariary, un euro. Io sono per i chilometri zero. Tuttavia, la THB, sempre da 50 cl, di produzione locale, costa poco meno: 2.500. Anzitutto bisogna dire che, con i suoi otto gradi, fa parte del gruppo delle birre aromatiche e liquorose che danno subito alla testa. L’ho voluta provare per curiosità ma non è stata di mio gradimento. Troppo pastoso il suo retrogusto. Pertanto, il vostro Mastro Birraio ve la sconsiglia. Non lasciatevi tentare dai colori della lattina. L’apparenza inganna ed inebria.  

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