sabato 27 giugno 2015

Solo la psichiatria può spiegare certe cose


Fonte: Repubblica

Si tratta di chiarire un grosso fraintendimento. Nemici dell'arte, gruppi disinformati, tentano di aizzare gli animalisti contro di me e il mio lavoro. L'atteggiamento fazioso e l'ignoranza parlano da sé. Io amo gli animali più di tutto! La mia filosofia li rispetta: essi sono parte del mio amore per tutta la natura e per tutto il creato e arricchiscono la mia vita, così come quella di mia moglie. Curiamo gli animali, li proteggiamo, li preserviamo dal dolore e li guidiamo attraverso la gioia della loro esistenza naturale. Abbiamo sei gatti, un cane, una capra, un mulo, moltissimi pavoni, polli e api. Sosteniamo ogni forma di vita e siamo sempre stati ambientalisti.




Disprezziamo e combattiamo le forme di allevamento che, avide di guadagno, maltrattano gli animali: l'allevamento intensivo è una delle più crudeli e peggiori forme di trattamento degli animali. Rivolgo la mia preghiera agli ambientalisti che lottano per porre fine a questo vero e proprio sacrilegio. Sono un drammaturgo e lavoro ad una nuova forma "d'opera d'arte totale", affinché una sorta di festa religiosa ne celebri l'esistenza. Un drammaturgo non può non confrontarsi col tragico, con la morte e, in effetti, uno sguardo alla storia dimostra che è così, a partire dall'antica tragedia fino ad arrivare al presente, includendo anche il mito della passione cristiana. L'arte ha a che fare con i tabù.

Tratto col più profondo rispetto la carne e il sangue dei corpi degli animali che vengono uccisi e tagliati a pezzi dagli uomini: l'animale morto, come il nostro corpo, è infatti prova degli eventi naturali. Cerco di porre a fondamento dell'arte la bellezza sensoriale dell'evento naturale. La morte dell'animale dev'essere rispettata sempre e nel modo più profondo: nel mio teatro l'animale morto viene consacrato e diventa forma d'arte. La carne che io utilizzo in un primo momento non viene mangiata, ma utilizzata nella performance teatrale: viene offerta dunque per uno scopo più elevato.

L'arte figurativa e l'arte drammatica, tra l'altro, si sono sempre confrontate con scene estremamente drammatiche. Penso a Eschilo, Sofocle, Euripide e ancora Caravaggio e Francis Bacon. Il pittore Delacroix andava di mattina nei mattatoi di Parigi: lo affascinavano i colori del macello e degli animali. Anche nella religione cristiana è centrale la crocifissione del figlio di dio e il dio greco Dioniso, nel culto orgiastico, viene fatto a pezzi in forma di capra per poi risorgere nella primavera seguente. I riti sacrificali, attestati nella storia, sono una dimostrazione dell'intensità sensoriale dei processi di macellazione e di sventramento. È possibile ammirare ciò anche nella poesia dei tragici greci, nella rappresentazione poetica che ne fanno Omero e Virgilio e nei due testi che costituiscono la Bibbia.
 
 

Ho acquistato la carne per le mie azioni nei macelli e gli animali erano già stati macellati. Ciò significa che questi animali erano già stati uccisi a scopo alimentare prima della mia azione. Dopo che impieghiamo la carne per la performance teatrale, la mangiamo: l'animale ucciso viene dunque utilizzato due volte, per l'arte e poi per il nostro nutrimento. Il mio teatro e la mia arte si confrontano con ciò che è concreto, direttamente con la realtà e il colore che viene versato dalla pittura è vero e reale, così come la carne e il sangue del teatro d'azione: la mia arte s'interessa a ciò che c'è dentro i nostri corpi, alla sostanza fisica della carne e del sangue. Già Leonardo da Vinci e Michelangelo nel Rinascimento s'interessavano in modo simile alla dissezione dei corpi umani. Il confronto con i cadaveri degli animali macellati è connesso al grande interesse che nutro verso i miti, le forme di culto e i rituali, il tutto rivisto alla luce della psicologia del profondo. Ci sono molti libri e scritti teoretici che spiegano le mie opere.

Resto profondamente offeso dal fatto che la mia attività artistica, che dovrebbe rendere più consapevoli, venga invece considerata brutale e crudele. Se ci si confronta realmente col mio lavoro, non si può non riconoscere che voglio il bene degli animali e che provo il più grande rispetto e amore nei loro confronti. Il mio invito e la mia preghiera per gli animalisti è che mi riconoscano come uno di loro e che mi accolgano nel loro circolo. Combattiamo insieme contro il dolore degli animali, per un modo migliore e più giusto!

2 commenti:

  1. "Resto profondamente offeso dal fatto che la mia attività artistica, che dovrebbe rendere più consapevoli, venga invece considerata brutale e crudele. Se ci si confronta realmente col mio lavoro, non si può non riconoscere che voglio il bene degli animali e che provo il più grande rispetto e amore nei loro confronti. Il mio invito e la mia preghiera per gli animalisti è che mi riconoscano come uno di loro e che mi accolgano nel loro circolo. Combattiamo insieme contro il dolore degli animali, per un modo migliore e più giusto!"..
    Quest'uomo ha seri problemi, forse gli manca qualche nozione di base relativa al rispetto di ogni forma di vita, forse soffre di dissociazione cognitiva tra il pensare e l'agire, forse invece è solo uno dei tanti ruffiani che con una mano ti da uno schiaffo, mentre con l'altra ti asciuga le lacrime...
    Se considera cosi' sublime la sua forma d'arte, che cominci a pensare seriamente ad immolarsi per l'Arte!
    Troppo facile riempirsi la bocca di paroloni per osannare l'Arte, e poi delegare gli oneri (e dolori) ad altre creature...
    che si offra lui stesso come il Dionisio di cui parla, che si elevi facendosi Dio e si offra all' Arte in tutta la sua pingue e veneranda figura

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