lunedì 14 aprile 2014

Santa Giovanna dei macelli

 
Fonte: Promiseland

Testo di Javier Scordato

Ci risiamo. Ecco che, di nuovo, in Piemonte si fa un uso strumentale della solidarietà per difendere la pratica del massacro animale, spacciandola come una scelta lodevolmente etica e di civile buon senso.
Gli anni scorsi i macellai di Torino e di Pinerolo hanno più volte promosso la distribuzione di sacchetti-pasto a prezzi stracciati per combattere il caro vita, dichiarandosi in tal modo intenzionati a tendere la mano alle famiglie economicamente più in difficoltà. Il menu di questa sorta di rancio denominato beffardamente ‘Pasto Amico’ era ovviamente finalizzato ad incrementare il consumo della carne, in modo da allontanare la popolazione da stili di vita più eticamente e salutisticamente sani e più ecologicamente ed economicamente sostenibili.

Stessa cosa fecero i rosticcieri di una nota azienda torinese dedicata al santo nome di una monaca agostiniana cristianamente consacrata alle necessità dei più bisognosi, che, spinti sempre dallo stesso ‘buon cuore’, lo scorso anno promossero la vendita di polli decapitati, gambizzati, spiumati ed arrostiti a soli cinquanta centesimi l’uno.
Mi aspettavo che prima o poi anche i pescivendoli si lasciassero trasportare da questa ondata di ‘disinteressato’ buonismo e rilanciassero con altrettanta disinvoltura morale qualche altra commovente operazione di marketing solidale, approfittando della pressoché totale svalutazione della vita di ogni essere animale, ma evidentemente anche di quella umana, dal momento che buona parte di noi non merita nemmeno di alimentarsi nella maniera più appropriata ed ottimale. 
                                                                                                                                                                 
Invece, colpo di scena, questi ultimi sono stati anticipati e scalzati i giorni scorsi dai guardiaparco piemontesi delle aree ‘protette’ del Po che, seguendo il cattivo esempio dei loro colleghi pavesi, piuttosto che incenerire le carcasse dei cinghiali sterminati nei loro territori perché giudicati scandalosamente in eccesso, stavolta hanno avuto la bella pensata di offrirle in beneficenza al Banco Alimentare di Torino, che si occuperà di distribuirle nelle mense frequentate dai cittadini più indigenti. Con questa abile mossa l’Ente Parco del Po, dimostrandosi virtuoso sia dal punto di vista economico – poiché riduce i costi del suo operato – che morale – poiché, tanto più in un serio periodo di crisi, abbatte gli sprechi con lo strumento della filantropia e della generosità – è stato elogiato dai media per l’importanza di questo suo benemerito gesto, che, come coralmente sottolineato, dà la possibilità alle mense di offrire pasti definiti ‘raffinati’, di ‘alta gamma’ e di ‘alta qualità’ a coloro che sono abituati a consumare gli scarti della nostra opulenza. In apparenza potrebbe sembrare molto chic essere poveri sotto la Mole, invece, come al solito, i più disgraziati vengono puntualmente usati come pretesto per trasformare delle carognate – visto che di carogne si parla, in tutti i sensi – in encomiabili opere di carità.

C’è da chiedersi come mai coloro che dichiarano di battersi istituzionalmente per la difesa dell’ambiente e dei suoi delicati equilibri continuino a usare metodi truculenti per ‘risolvere’ i dissesti – non solo idrogeologici, ma anche faunistici – generati dall’azione sconsiderata ed irresponsabile dell’uomo. Purtroppo continuiamo a constatare che a pagare non sia mai chi danneggia il territorio, bensì chi subisce con impotenza le gravi conseguenze dell’azione distruttiva dei più forti, ovvero i più deboli… sia uomini che animali. In tal caso soprattutto questi ultimi. D’altra parte, in un mondo in cui è spietata persino la solidarietà, non ci si dovrebbe affatto stupire nello scoprire che – per coerenza – a ‘sanare’ tutti i mali sia la cieca violenza e non il (vero) rispetto e la (saggia) prevenzione…

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