giovedì 26 giugno 2014

L'istinto ci diceva di non fidarsi di Facebook



Il sistema NGI è in grado di seguire un volto tra la folla e potrebbe appoggiarsi alle foto di Facebook. L'FBI sta lavorando per portare a un nuovo livello i sistemi di identificazione biometrica (ossia quelli che si basano su particolari unici del corpo, come l'iride, le impronte digitali o le proporzioni tra le diverse parti del volto) grazie al progetto Next Generation Identification (NGI). Di questo progetto fa parte un nuovo sistema di riconoscimento facciale - il cui sviluppo pare essere costato un miliardo di dollari - che non solo è molto più efficiente di quelli adoperati sinora, ma che attinge anche a un database molto più ampio. Il sistema è in sviluppo dal 2008 e già nel 2010 il New Scientist riportava che l'utilizzo della tecnologia NGI consentiva di identificare i sospetti, utilizzando una base di 1,6 milioni di fotografie, con un'accuratezza del 92%.


Da allora, il sistema ha iniziato a venire sperimentato in alcune zone degli USA, e le previsioni sono di poterlo adoperare su tutto il territorio nazionale entro il 2014, quando ci saranno a disposizione almeno 14 milioni di fotografie per il confronto.

Il database fotografico non è tuttavia soltanto una nuova versione di quello esistente: NGI sarà infatti in grado di riconoscere i sospetti dalle riprese all'aperto e riuscirà a seguire i singoli individui nei loro spostamenti.

Inoltre, non si limiterà a consultare il database delle foto, ma avrà accesso anche a quello del DNA, delle scansioni dell'iride, delle impronte digitali e, in generale, a tutti i dati biometrici raccolti.

Sono però proprio le foto che al momento preoccupano maggiormente i paladini della privacy, come spiega per esempio il senatore americano Al Franken: «Il riconoscimento facciale dà vita a serie preoccupazioni circa la privacy che le impronte digitali invece non sollevano. Una volta che qualcuno entra in possesso del tuo volto, può ottenere il tuo nome, raggiungere il tuo account sui social network e può seguirti quando sei per strada, nei negozi, negli edifici governativi e nelle foto che i tuoi amici mettono online».

A questa voce fa eco quella del professor Alessandro Acquisti della Carnegie Mellon: «La convergenza di riconoscimento facciale, social network e raccolta dei dati ha reso possibile usare dati pubblicamente disponibili e tecnologie economiche per produrre deduzioni delicate partendo da un volto anonimo».

Alle preoccupazioni l'FBI risponde che il sistema sarà dotato unicamente dei dati sui criminali, mentre quelli sui privati cittadini con la fedina penale pulita non ne faranno parte; tuttavia, la possibilità di collegamento di NGI con i social network non è uno scenario improbabile dato che, come spiega la Electronic Frontier Foundation, negli USA non vi sono leggi che possano limitare l'uso del riconoscimento facciale.

«Gli utenti di Facebook caricano ogni giorno 300 milioni di foto sul social network. Molti americani non si rendono conto di essere già in un database per il riconoscimento facciale» spiega Jennifer Lynch, avvocato della EFF.

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