lunedì 30 giugno 2014

Una donna con il suo bambino

 
Testo di Francesco Spizzirri


Fara l'ho conosciuta quando a Mahajanga c'erano le voragini nelle strade perché le automobili erano rarissime e il televisore ce l'aveva solo un ristorante mussulmano, dove si mangiava una bistecca alle cipolle incredibile e i cellulari non erano ancora arrivati. Fara aveva 28 anni, un figlio di 8 e "lavorava" in un localino per stranieri di cui non ricordo il nome, praticamente poco più che una baracca, con tante sedie fuori, dove si trovavano i pochi vahaza del tempo, per lo più commercianti di gamberetti perché a Mahajanga ci sono gli allevamenti di gamberi. Mi è piaciuta subito per il suo sguardo penetrante e per i suoi occhi. E’ stata la mia ragazza per due anni. Al contrario di quello che si vede nella foto, era una ragazza molto divertente, scherzava e rideva sempre. Purtroppo, aveva una storia triste alle spalle. 


Tu dirai: come tutte. Era una ragazza sposata, seria e non aveva mai avuto l'idea di fare la prostituta. Purtroppo il marito, marinaio e comproprietario di un veliero Botro, era saltato in aria nell'esplosione della bombola che usavano per cucinare sulla barca. Quando una donna con figli, senza una famiglia forte alle spalle, rimane da sola in Madagascar spesso non ha altre alternative. Ricordo con tristezza il figlio, molto serio e silenzioso, come tanti bambini in Madagascar. Era impenetrabile e non aveva emozioni di fronte a qualsiasi cosa come quando gli compravo dei regali o lo portavo a mangiare. Posso dire di non avere mai sentito la sua voce. Era come un soldato, attendeva sempre gli ordini ed obbediva sempre in silenzio. Una volta avevo portato dall'Italia un paracadute con un soldatino legato ad un filo come un aquilone e giocando in spiaggia si era rotto il filo, così il paracadute era caduto lontano. Lui mi guardava immobile e silenzioso come il cane che aspetta l'ordine del padrone e non è andato a raccoglierlo finché non gliel'ho detto io. E così per il mangiare al ristorante, o quando gli ho portato i pastelli a cera, mi guardava in silenzio finché non gli dicevo di mangiare o di disegnare. La prima volta che l'ho accompagnato a scuola aveva qualcosina da mangiare e una bottiglietta d’acqua con qualcosa dentro per dargli sapore, che aveva l'aspetto di acqua sporca, forse l'acqua di bollitura del riso che allora vendevano per strada. Quando ho potuto gli ho sempre comprato una lattina di Coca-cola: adesso me ne pento, forse era meglio l'acqua di riso.
Fara non mi ha mai detto della morte del marito, l'ho saputa da Marcello. I malgasci sono molto gelosi della loro vita privata, sopratutto con gli stranieri. Io ho saputo del significato di "fara" dopo molto tempo, perché lei non me l'ha mai detto, proprio perché i malgasci non vogliono mai che qualcuno, soprattutto straniero, penetri nel profondo della loro vita privata. Comunque, il significato spiegatomi da una donna malgascia con il loro incredibile modo di spiegare le cose che ti sconvolge, detto testualmente, lo ricordo come se fosse adesso, è: "una donna con il suo bambino”. Ecco, quello è fara (in minuscolo perché è una sensazione)".

A questo proposito ti voglio raccontare un episodio dei mille che mi sono rimasti impressi: eravamo con Pascaline a Marantsoetra, alla sera, in una camera di cemento, in una specie di bungalow, nell'estate malgascia a Marantsoetra, l'inferno sulla terra dove alla sera alle 10 il cemento è ancora rovente. Quando siamo entrati, sul tavolo c'era un mitico Calalo, lo scarafaggio marrone gigante del Madagascar e questo era il re dei Calalo forse perché la casa era al confine con la foresta pluviale, un calalò di ameno 10 centimetri, per niente spaventato che comunque è scomparso quasi subito. Io non ero comunque tranquillo, anzi continuavo a guardarmi intorno per essere sicuro che fosse lontano da me. Dopo un po' siamo andati a dormire con la luce spenta e siccome in Madagascar non c'erano illuminazioni pubbliche che potessero entrare dalla finestra, il buio era buio. Dopo poco ho sentito lui o chi per che lui che si muoveva nel sacchetto delle noci di cocco. 

Ero già terrorizzato dal fatto di trovarmelo sulla faccia di notte, per cui mi sono alzato sapendo che sarebbe stata una notte d'inferno e ho acceso la luce disposto ad aggiungere il caldo della lampadina all'arsura del cemento. Al che Pascaline, con quel fare malgascio semplice verso gli stranieri, forse perchè sono increduli della paura dei bianchi per gli insetti, mi ha detto in modo disarmante: "Perchè hai paura, lui è piccolo e tu sei grosso mica ti può mangiare?!". Al che mi sono incredibilmente tranquillizzato e ho dormito tutta la notte. Poi ho saputo che Pascaline da bambina prendeva i calalo e i cazazega, gli scarafaggi rossi che sibilano, con le mani, per darli da mangiare alle galline, e diceva, a me incredulo, che la differenza tra un calalo e un cazazega è che il primo è duro e il secondo è molle.

Ritornando a Fara e al Madagascar di anni fa, quando non c'erano i cellulari, la televisione, le biciclette e le donne vestivano con il lambaone e i cappelli di rafia, ho curato Fara di una ricaduta della malaria e ho provato la sensazione dell'impotenza di fronte alla malattia lontano dall'Europa, cosa che mi è successo anche per l'infezione al piede. Fara era bollente, sudava da inzuppare il lenzuolo, eppure voleva la coperta di lana, o qualcosa di simile comunque molto pesante nei 35 gradi di Mahajanga e io non potevo fare niente. Avevo comprato del chinino e altri farmaci che sospetto mi avessero venduto solo per rubarmi dei soldi, e avevo fatto cucinare della carne trita con del grasso che dicevano servisse per far passare la malaria. Comunque, dopo 24 ore, era quella di prima, sorridente e allegra come non fosse successo niente. Allora era così, avevi la malaria, all'ospedale ti davano un po' di chinino e se ce la facevi bene, altrimenti morivi. 

Adesso c'è la cura di Bill Gates, con 2000 ariary hai la cura completa. Le ho fatto curare anche i denti: aveva due buchi nei molari, che si erano devitalizzati da soli, quindi puoi capire cosa avesse passato anche perché molti non possono permettersi di comprare i farmaci. Quando l'ho fatta curare dal dentista, professore universitario, all'università le hanno fatto una iniezione per dente di anestetico. Già parlare di dentista professore universitario in università allora era una cosa incredibile, in realtà era una situazione paradossale come struttura e come attrezzatura, non mi sarei meravigliato di vedere le galline razzolare per la camera. Poco tempo dopo Marcello che propugnava l'immersione completa nella vita malgascia, "sei in Madagascar devi vivere come un malgascio" è andato dallo stesso dentista per curarsi, io ero con lui e nonostante molte iniezioni di anestetico, non è riuscito a farsi curare il dente, lì ho capito il dolore che probabilmente ha provato Fara, che ha accettato come lo accettano i malgasci, in silenzio, al buio, con gli occhi aperti che ti guardano nella penombra e non ti chiedono niente, come mi è successo altre volte. Questo è il vecchio Madagascar, forse adesso è diverso, sicuramente non è meglio.

13 commenti:

  1. " ... ho curato Fara di una ricaduta della malaria e ho provato la sensazione dell'impotenza di fronte alla malattia lontano dall'Europa, cosa che mi è successo anche per l'infezione al piede."
    -
    "Adesso c'è la cura di Bill Gates, con 2000 ariary hai la cura completa."
    ...
    Maledetta Big Pharma, vero?

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    1. Non essere manicheista, Angelo!

      A Creta anni fa, se non ci fosse stata la Nestlé con il suo Nescafé, non avrei potuto fare colazione. E' solo un esempio della comodità delle multinazionali sparse per il mondo.

      Oppure, se stessi morendo di sete nel deserto e avessi solo Coca Cola, credi che mi lascerei morire per una questione di principio?

      Sulla carne, no, è diverso. E ti posso portare come esempio quella donna che sopravvisse all'impatto dell'aereo sulle Ande, insieme agli altri giovani uruguayani, ma a differenza di loro si rifiutò di mangaire carne umana e dopo pochi giorni morì.

      Tutti abbiamo i nostri limiti. Tu probabilmente l'avresti mangiata.
      Io non so, ma conoscendomi penso di sì.

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    2. Io non so se avrei mangiato carne umana: dati i miei limiti, probabilmente sarei morto di freddo prima che di fame.

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    3. Ma tu Wasp ci sei o ci fai? 70 anni che giri su sto pianeta e non ci hai capito proprio nulla...

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  2. esatto Wasp, specchietti per le allodole come per gli allocchi...

    Ha detto bene, maledetta Big Pharma:

    http://vimeo.com/65564895

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    1. Come ci si può fidare di miliardari che vivono nelle loro lussuose dimore a Beverly Hills e si riempiono la bocca di discorsi umanitari?

      Bisogna essere dei creduloni, proprio quei creduloni contro cui spesso si scaglia Wasp.

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    2. Per quel che ne so io, Bill Gates non è nato miliardario, ma lo è diventato. In America succede...
      Ma io mi chiedo: perché un miliardario non può essere anche una brava persona che ad un certo punto della sua vita decida di utilizzare i suoi soldi per far del bene all'umanità?
      Solo per il fatto di essere ricco deve per forza essere un affamatore dei poveracci/ignoranti?
      Ricordo che Bill Gates ha fatto i soldi vendendo sofware e non rapinando banche o spacciando droghe!

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    3. questo è quello che fa bill gates con i suoi soldi:

      http://vimeo.com/65564895

      bel bene che fa all'umanità!!!

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    4. Un video di corrado penna!!! Estikaxxi!!!

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  3. Per la gentaccia riccastra come Bill Gates (e similari) i poveracci/ignoranti sono una manna dal cielo.... altrimenti quella gentaccia non saprebbe come passare il tempo... e nello stesso tempo la gentaccia si sente utile a qualcosa, gratificata magari dal sorriso di quei poveracci che fanno da cavia.

    Per contrastare la malaria una bella bonifica no, vero?

    Ma cosa ne sanno i riccastri di amore per la natura?

    Ecco ad es. come negli anni venti si è intervenuti in questa zona (http://www.italianbotanicalheritage.com/it/scheda.php?struttura=962) in armonia con l'ecosistema.

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    1. L'esempio da te riportato, riguardante il Metaponto, rappresenta quelle situazioni limite in cui non si capisce se è cosa giusta o sbagliata.

      Le bonifiche infatti, se da una parte risolvono radicalmente il problema della malaria, dall'altra causano distruzione dell'habitat per molte specie ornitiche e di altro genere.

      Quindi non si può mai dire, nell'economia complessiva della natura, se questo tipo di intervento sia positivo o negativo.

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    2. Ricordo benissimo quando, negli anni '50, ci hanno "pesantemente irrorato" (come piace dire a strakkino) col DDT.

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  4. Secondo me gli interventi naturali sono sempre meglio del DDT, ma chissà che ora non ci vengano in aiuto anche le frequenze.... chissà....

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