giovedì 20 novembre 2014

Mezzo secolo di tecnologia climatica

 

Siamo sul finire degli anni 50 del XX secolo. Fisici di ventidue Paesi assistono agli straordinari esperimenti eseguiti in Francia con il «meteotron» del professor Dessens. Dai cento bruciatori del «meteotron», piantati come pali sul circuito di un esagono regolare, cento fiamme scaturiscono contemporaneamente, al segnale dello scienziato d'oltralpe. Bastano trenta secondi affinché all’interno di questo esagono di 3200 metri quadrati i pali si trasformino in un braciere. 




La rivista "Popular Science" riporta gli studi del professor Henri Dessens sul n° 181 del febbraio 1964. Il titolo è "Meteotron: scatenare un temporale" e vi leggiamo: 

"Il problema con l’inseminazione delle nubi con prodotti chimici è che bisogna avere le nuvole. Henri Dessens, meteorologo francese, riesce ad averne di nuove creandole con il calore. Usando un quadrato di 122 metri per 122 metri di bruciatori di petrolio che egli chiama «meteotron», mette in moto una rombante fornace che spinge una colonna d’aria calda nell’atmosfera dove si raffredda, condensa ed in quindici minuti diventa così pesante di gocce d’acqua da scatenare una pioggia di diverse ore. 

Il "meteotron", afferma Dessens, può anche scatenare venti, disperdere la nebbia, prevenire le gelate notturne ed occasionalmente, in modo fino ad ora imprevedibile, creare un tornado. L’intento principale adesso è quello di usare il potere scatenato del "meteotron" per controllare la pioggia e la grandine, ripulire l’aria dall’inquinamento, dissipare le fuoriuscite radioattive ed aiutare la ricerca meteorologica.

 «Io non fabbrico pioggia...». Il professor Dessens non vuole che lo si confonda con quegli specialisti di pioggia provocata che sono così numerosi negli Stati Uniti. Egli infatti non si accontenta di «seminare le nubi», bensì le crea". 

 

L'esperimento con il "Meteotron" è anche riportato con maggiori particolari su altre testate specializzate dell'epoca. 

Anche i Sovietici lavorano ad un'apparecchiatura atta a generare precipitazioni. La loro è un'evoluzione del "Meteotron" francese. Infatti i Russi impiegano turboreattori per aereo modificati all'uopo. Gli esperti russi, sfruttando gli stessi principi su cui si basa l'invenzione del fisico Henri Dessens, intendono realizzare uno strumento per generare piogge. Nei loro obiettivi l'apparato deve essere non solo più potente, ma anche più facilmente trasportabile e già operativo una volta dislocato ove necessario. 

E' il 1968: nasce il Meteotron sovietico, al quale segue il semovente TMC-65, del quale abbiamo già discusso in altre occasioni e che la disinformazione di Stato si è affrettata a definire un innocuo sistema atto a disinfestare le aree paludose!

" Come hanno dimostrato le esperienze del periodo aereo 66-69, i flussi dell'aria calda ascendente creati dai modelli delle installazioni, sono quasi invisibili, se non fosse per il tremolio degli oggetti che si osservano attraverso i flussi".

 Subito sotto il disegno: "Modello del Meteotron, costituito da quattro turboreattori".

 Il modello del Meteotron costituito da 4 turboreattori "rd-zm" fu congegnato da un gruppo di tecnici del laboratorio di Riga, guidato dall'ingegner Pojarnov, basandosi sulle indicazioni tecniche dell'Istituto di geofisica applicata. L'apparecchiatura fu sperimentata a Riga, tra il 1965 ed il 1966.



 

Altro uso inaspettato del «meteotron» è quella di «guida-fulmini». Operando con tempo sereno, il professor Dessens ed i suoi collaboratori osservano più di una volta che ottengono non soltanto dei cumulonembi piovosi, ma anche delle vere e proprie trombe di grandine, dal diametro di una dozzina di metri, che uniscono la nuvola al suolo come un immenso pilastro attorcigliato. Con l'uragano, nell’asse fortemente ionizzato della tromba, si producono violente scariche di elettricità. 



Anche il Pentagono si mostra subito molto interessato al «meteotron» e, nonostante il professor Dessens auspichi un impiego civile e benevolo della sua invenzione, così non è stato, evidentemente. Lo abbiamo potuto verificare in questo ultimo ventennio di guerra climatica.

 Ma vediamo come funzionano il Meteotron ed ordigni simili. Due sono dunque le condizioni perché si possa formare una nuvola: 

a) Una corrente ascendente d’aria calda che trasporti il vapore acqueo verso le quote in cui essa si condensa in goccioline.
 b) Un’atmosfera carica di «trappole a molecole»... vale a dire, in termini scientifici, di «nuclei di condensazione». 

Di queste due condizioni, la prima è la più importante: una corrente d’aria calda. Il calore in sé stesso comunque non conta. 

Ciò che importa è il riscaldamento differenziale, detto anche riscaldamento di una zona limitata al di sopra della quale si produce un vero e proprio «tiraggio» come in un camino. I cento bruciatori del «meteotron» che sviluppano una potenza termica di 700.000 kilowatts oppure i turboreattori modificati nel «meteotron» d'"oltre cortina" non hanno difficoltà nel creare un camino stabile per veicolare le correnti ascendenti, senza contare che le faville e le polveri sprigionate dal fumo costituiscono delle eccellenti «trappole a molecole». 

A questo punto le famigerate "celle autorigeneranti" sbandierate dai meteorologi di regime (eventi impossibili a verificarsi per le leggi della fisica) e le ancora più anomale V-Shaped, i boati ed i fulmini a ciel sereno, assumono una nuova ed inquietante luce, se consideriamo che questi fenomeni, con assoluta certezza, sono il risultato dell'evoluzione del «meteotron». Non solo! Due testimoni che, per ragioni di sicurezza non intendono palesare la propria identità, ci riferiscono che già trent'anni or sono ebbero l'occasione di assistere, nel Golfo di Genova, alla creazione di una nube temporalesca, proprio per mezzo del «meteotron» o di una sua evoluzione tecnica basata sugli studi dei Sovietici. 

Il "TMC-65" o "Meteotron" o come diavolo intendiamo chiamarlo, è dunque inconfutabile realtà, come dimostrato dai documenti reperiti e che qui abbiamo pubblicato.



 Sarà un caso se nell'accordo Italia-U.S.A., definito "Piano dettaglio accordo Italia U.S.A. sul clima", firmato dall'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a pagina 38 si legge:

 Esperimenti di manipolazione degli ecosistemi terrestri

 (1). Lo sviluppo di nuovi sistemi per la realizzazione di esperimenti di manipolazione dell'ecosistema che permettano di esporre la vegetazione a condizioni ambientali simili a quelle attese in scenari di cambiamento globale (

2). Lo studio, l'analisi e la comprensione dei principali meccanismi di risposta della vegetazione e degli ecosistemi mediterranei ai diversi fattori di cambiamento: temperatura, precipitazioni ed aumento della concentrazione di CO2 atmosferica (

3). La quantificazione degli effetti complessivi del cambiamento sulla produttività e sulla vulnerabilità degli ecosistemi (fertilizzazione da CO2, variazione della disponibilità idrica ed aumento di temperatura). 

Sarà un caso se tra i partecipanti c'è il C.N.R. e sarà sempre un caso se sempre il C.N.R. bandisce concorsi alla ricerca di geologi per studi e ricerche sulla "geoingegneria"? Eppure... secondo Wikipedia in Italia la geoingegneria è solo tema da "complottisti"...

Benvenuti nel paese delle meraviglie!

6 commenti:

  1. Non c'è più sordo di chi non vuol sentire!
    Nessuno nega la geoingegneria. Solo che non è quella che intendete voi!

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    1. Perché non ci illumini una volta tanto del tuo profondo sapere? Invece di prenderci spesso per degli scemi che, credono ciecamente nelle bufale del tuo amico strakkino? Ti ringrazio in anticipo per la tua benevolenza. ;-)

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    2. Io? E perché dovrei?
      Vi dico solo: tutto quello che scrive o dice straker è, nella migliore delle ipotesi, una distorsione della realtà oppure inventato di sana pianta.

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  2. Wasp (citazione): "Nessuno nega la geoingegneria".

    Ecco, a me danno fastidio anche quando potano le piante!

    Qui stiamo parlando di ingegneria applicata alla Terra, il nostro splendido pianeta. Tu mi dirai che sono fanatico, ma chi ha dato l'autorizzazione a sedicenti ingegneri di mettere mano al sacro tempio della Natura?
    Nessuno, se la sono presa da soli.

    E giù a disboscare, cementificare, costruire strade inutili, in una parola antropizzare il territorio.

    E gli animali selvatici dove devono vivere, secondo questi ingegneri? E i nostri polmoni dove prenderanno l'ossigeno quando tutti gli alberi saranno stati abbattuti? Qui sto parlando come Capo Capriolo Zoppo, grande saggio pellerossa.

    E' la base etico-filosofica che è sbagliata, il presupposto: credere di essere padreterni e di poter giocare con acqua, aria e suolo è folle. Fa di noi quel virus di cui parlava il signor Smith in Matrix.

    Plaudire la geoignegneria ci porterà all'estinzione come specie, con o senza scie chimiche.

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    1. Roberto , se avessi voluto descrivere il paradosso dei nostri tempi con parole mie non sarei riuscito a rendere l'idea come l'hai resa tu : concordo assolutamente su tutto e fa sempre piacere sapere che c'è qualcuno che ancora non ha perso di vista qual'è la giusta strada da percorrere.

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