venerdì 14 novembre 2014

Nata Libera in penne, becco e artigli

 

Secondo la Lista rossa IUCN, il più ampio database di informazioni su specie animali e vegetali del mondo e sul loro stato di conservazione, l’aquila pescatrice del Madagascar (Haliaeetus vociferoides) è in pericolo critico di estinzione. Fino a cinque anni fa, nello stato insulare dell’Oceano Indiano, se ne contavano circa 120 coppie. Deforestazione, sviluppo di zone umide per risaie, erosione del suolo e la concorrenza umana nella pesca stanno causando la perdita di habitat per la nidificazione e il foraggiamento. In questo contesto nasce la storia di Eva, aquila pescatrice acquistata in un mercato di Nosy Be, isola della costa nord occidentale del Madagascar. Rimasta impigliata nelle reti da pesca, Eva viene catturata e messa in vendita, ancora tutta avvolta nella corda. Quando Marco Aiolfi la vede, decide subito di comprarla per curarla e restituirle la libertà.


Questa è la storia di Eva e Marco, un’amicizia nata in otto mesi, lunghi, difficili e pericolosi, suggellati da un rapporto unico, quello di un rapace con l’uomo che l’ha salvato. Da quindici anni in Madagascar, dove gestisce un villaggio turistico con il fratello, Marco si trova di fronte un rapace spaventato e con l’ala destra rotta, incapace di volare. Lo chiude in una serra molto grande e inizia piano piano a osservarlo e poi ad avvicinarlo, facendo leva sul cibo e sulla sua curiosità. È la nascita di un legame. 

Dopo qualche mese, inizia a stimolarlo al volo e, una volta calcificato l’omero, l'aquila riesce a fare piccoli balzi. Il lavoro prosegue poi all’esterno, in un giardino pieno di trespoli e messo in sicurezza da una rete. Trascorsi otto mesi, Marco decide di togliere la protezione sul tetto e lasciare a Eva la possibilità di riconquistare la sua libertà. Da allora sono passati due anni, sul posto la conoscono e rispettano tutti, persino i pescatori che la guardano arrivare sulle loro piroghe a rubare il pesce appena pescato. Ma con Marco, il rapporto è diverso: lei viene a trovarlo ogni mattina, lo sveglia con il suo richiamo, e torna al calar del sole, gioca con lui e passa la notte sull’albero scelto, su una scogliera a picco sul mare.

Le immagini spesso raccontano meglio delle parole, soprattutto se gli scatti sono quelli di Massimiliano Sticca (qui il suo sito: www.sticca.it), fotografo torinese specializzato in fotografia commerciale, ma anche grande appassionato di fotografia naturalistica. Conosciuta la storia di Eva ed entrato in contatto con Marco, Massimiliano trascorre dieci giorni in Madagascar per immortalare questo raro esemplare. L’aquila si dimostra subito molto territoriale e poco felice della presenza di estranei nel suo territorio, manifestando il disappunto con comportamenti aggressivi nei confronti dell’invasore e delle macchine fotografiche situate nei suoi luoghi preferiti. Questo non ha impedito a Massimiliano, tra un appostamento e l’altro, di riprenderla in alcuni momenti molto suggestivi, come il ritorno a casa al tramonto, tra rocce vulcaniche, alberi rinsecchiti e mare.

Tra le immagini più realistiche quelle dell'attacco a una papera che, forse a causa dell’inesperienza della giovane aquila, è riuscita a sfuggire all’assalto. Eva arriva ogni mattina sul davanzale della finestra di Marco per svegliarlo con i suoi richiami, e la sera torna ad appollaiarsi sugli alberi del giardino,  a picco sul mare, dopo la buonanotte. Nascosto in un capanno e appostato sulle spiagge vulcaniche di Nosy Be, il fotografo ha catturato attraverso scatti unici l’anima libera di Eva, ma anche il laccio invisibile che la lega per sempre a chi l’ha salvata e le ha restituito la vita.

[N.d.R. Ringrazio Francesco Spizzirri per la segnalazione]

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