giovedì 14 aprile 2016

Il boomerang


Non fare il bene che è sprecato; non fare il male che è peccato”. Con questo spietato, cinico e disarmante proverbio si riassume il senso dei nostri rapporti con il Prossimo. Per non parlare di quello più famoso: "L'inferno è lastricato di buone intenzioni". Nonostante tutti i tentativi per arrivare a un codice di comportamento etico che vada bene per tutti, da parte di religioni organizzate o di singoli individui conosciuti come “uomini di buona volontà”, le conseguenze tragiche del volere a tutti i costi essere generosi e altruisti si riscontrano giornalmente, a ritmo sempre più incalzante, nei rapporti tra noi sedentari e gli altri, nomadi o migranti che siano. Si direbbe che il movimento sia incompatibile con la staticità. Per chi è “fuori casa”, sradicato e ramingo (e anche i Rom, storicamente, lo sono) valgono regole diverse da chi ha messo radici in un determinato territorio. 

 
Così abbiamo il possidente di case che offre temporanea ospitalità a un rumeno e poi non riesce più a farlo sloggiare. Ci sono le proteste, che ormai non fanno più notizia, di migranti che si lamentano perché non hanno il wi-fi in albergo o perché non gli piace il cibo italiano. C'è l'addetto alla distribuzione dei pasti sgozzato da un africano per motivi ignoti. C'è la ragazza italiana che ha commesso l'errore di fidanzarsi con un senegalese, il quale nella sua terra considera le donne esseri inferiori (e questo vale anche per le italiane che sposano un musulmano). Ma abbiamo anche – paradosso dei paradossi - il deputato norvegese che si dispiace perché il suo violentatore, finito di scontare la pena detentiva, è stato espulso e rimandato in Somalia.


Morale della favola: nessuno ha diritto di pretendere alcunché e il rispetto deve essere meritato. Se i migranti pensano che l'ospitalità gli sia dovuta, dovranno ricredersi. Dovranno ficcarselo in testa, con le buone o con le cattive. Nel frattempo, mentre si fanno mantenere dagli italiani, potrebbero manifestare un minimo di gratitudine. Sempre che nel loro bagaglio culturale sia contemplata.

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