Testo di Silva Martinelli
Leggendo questo articolo mi è tornato alla memoria un ricordo di infanzia. Io e mia cugina Lilia avevamo circa 11 anni ed eravamo sedute sugli scalini di una cascina. Non stavamo fumando le canne e nemmeno le sigarette, stavamo semplicemente chiacchierando. All’improvviso si è presentata la vecchia proprietaria dello stabile ed ha cominciato ad inveire contro di noi e a urlarci che lì non potevamo sederci. Io, che sono sempre stata estremamente passionale, mi sono sentita scoppiare il cervello e il fegato di rabbia e di odio verso l’infame megera. Forse che con le nostre chiappe consumavamo i gradini di sua proprietà? Ora, dopo quasi 50 anni da questo squallido episodio, mi accorgo che anche gli Stati e i comuni, malgrado siano oberati da problemi ben più seri, si comportano come vecchie zitelle frustrate, vietando alle persone stanche di sedersi sui “suoi” gradini. Si parla di rispetto ai monumenti storici, ma se così fosse, non dovrebbero permettere nemmeno di camminarci sopra. Rispetto alla persona, che può essersi slogata una caviglia, o semplicemente aver bisogno di una breve pausa prima di continuare la camminata, zero assoluto. Ieri durante la manifestazione, sopraffatta dal mal di schiena causato dal passo lento e dal fatto di reggere lo striscione, in mancanza di scalini, mi sono seduta sul bordo del marciapiede. E se qualcuno avesse avuto qualcosa da obiettare gli avrei sputato in un occhio!
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