Fonte: Il Messaggero
La prima vittima “documentata” del
cambiamento climatico causato dall’uomo è un roditore che vive in
una piccola isola dello stretto di Torres, nome scientifico melomys,
famiglia dei Muridi. La sottospecie che vive a Bramble Cay, un
isolotto sabbioso sperduto nel mare tra Papua Nuova Guinea e
Australia è stato - informa il Guardian - completamente spazzato via
dall’innalzamento globale dei mari. Il roditore in questione, che
veniva anche chiamato ratto con la coda a mosaico, viveva soltanto in
questa lingua di sabbia lunga 340 metri e larga 150, al largo delle
coste del Queensland, e a soli tre metri di altezza dal livello del
mare. Considerato un tempo specie endemica nella Grande Barriera
Corallina, la cui presenza era documentata fin dal 1845, questo
roditore viveva (almeno fino al 2009) in grosse colonie sull’isola.
Poi le ultime ricerche hanno portato alla conclusione che la specie,
un tempo considerata in pericolo, viene ora considerata “estinta”.
Secondo un rapporto dei ricercatori inviati sul posto, la causa
principale dell’estinzione è dovuta, appunto, all’innalzamento
dei mari. L’isola viene inondata spesso durante l’anno, uccidendo
gli animali e l’habitat in cui prosperava. La stessa superficie
dell’isola, con l’alta marea, è diminuita da 4 a 2,5 ettari. In termini globali, i mari si sono
innalzati di 20 centimetri dal 1901 al 2010, con una velocità che
non ha uguali negli ultimi seimila anni. E in particolare, nell’area
dello Stretto di Torres, il mare si è innalzato a velocità doppia
tra il 1993 e il 2014. Causando, scrivono i ricercatori australiani,
la “prima estinzione di un mammifero dovute al cambiamento
climatico provocato dall’uomo”. Malgrado la scomparsa di questa
specie, l’isola resta però ancora abitata da tartarughe e alcune
specie di uccelli marini. In altri casi, erano state cause
esterne, come l’importazione di gatti, a causare l’estinzione di
animali in remote aree del mondo. Questo è il primo caso in cui ne
siamo tutti responsabili.
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