venerdì 24 giugno 2016

Dalla parte degli indigeni



Il 14 giugno, nella comunità idigena di Tey’i Jusu, situata nel Brasile meridionale, un gruppo di sicari, probabilmente assoldato dagli allevatori ed agricoltori della zona supportati dal governo centrale brasiliano, ha ucciso un uomo e ne ha feriti cinque, tutti appartenenti alla popolazione Guarani Kaiowà. Questo attacco alla comunità guarani rientra perfettamente nella tendenza dei tentativi di sfrattare le popolazioni indigene dai loro territori attraverso l’uso diffuso della violenza xenofoba e genocida. Il leader guarani Tobico Benites ha dichiarato più volte che in Brasile è in atto un vero e proprio genocidio nei confronti degli indigeni, condito da costanti atti intimidatori e minacce.

 
Gli indigeni Guarani Kaiowa vengono continuamente sfrattati dalle loro terre ancestrali, ma nonostante questo stanno resistendo attraverso veri e propri atti di disobbedienza civile tesi a rioccupare le terre ed opporsi alla sottrazione di risorse da parte degli agricoltori e degli allevatori, che attraverso intimidazioni, minacce e reali violenze di matrice razzista stanno cercando di zittire le richieste e le rivendicazioni territoriali degli indigeni. Nei giorni precedenti i guarani kaiowá avevano rioccupato la Fazenda Yvu, che fa parte delle loro terre ancestrali, ma sono stati circondati da uomini armati arrivati su circa 200 autocarri, motociclette, cavalli e trattori, che poi hanno cominciato a sparare in una vera e propria caccia all’indio.
 
In una dichiarazione del Conselho Indigenista Missionário l’attacco del 14 giugno viene definito come “azione paramilitare” e inoltre viene evidenziato un dato allarmante: negli ultimi 6 mesi nel Mato Grosso do Sul si sono registrati almeno 25 attacchi simili contro i guarani kaiowa. Sempre il Conselho Indigenista Missionario denuncia questi attacchi sostenendo che “Il massacro dei leader indigeni è un modo criminale e codardo per intimidire le autorità pubbliche e sfrattare i guaraní kaiowá da una terra che appartiene a loro”. Quello che è avvenuto il 14 giugno è solo l’ultimo di una lunga serie di assassini che stanno colpendo le comunità indigene brasiliane, avviate verso un progressivo genocidio da parte delle autorità statali e dai fazendeiros. Nonostante ciò gli indigeni Guarani Kaiowa non cessano la loro lotta per riappropriarsi delle loro terre ancestrali, occupandole e opponendosi alle intimidazioni e al razzismo che subiscono continuamente.

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