giovedì 28 febbraio 2019

Basta la parola!


In questo articolo userò la parola negro perché i “Padroni del discorso”, nel recente passato, hanno deciso di farla diventare tabù senza chiedere il mio parere. E’ una di quelle parole che si usavano tranquillamente nella mia giovinezza, cioè per tutti gli Anni Settanta, quando eravamo ancora vergini e innocenti. Poi, qualcuno, forse appartenente alla stessa etnia del padrone di Facebook, in cui l’uso di quella parola comporta il blocco immediato, ha instillato nelle nostre menti il germe del senso di colpa, tecnica peraltro molto usata da quell’etnia. Dunque, per quegli abili manipolatori di popoli, venne il giorno in cui si guardarono negli occhi, tutti e sette quanti erano, cioè 14 occhi e, lisciandosi le barbe fluenti, proclamarono: “Basta con quella parola! Facciamola diventare proibita come la mela del Giardino, così che gli italiani non sappiano più come riferirsi acamiti che gli manderemo”. Questo discorso fu pronunciato in gran segreto in una delle riunioni di quei sette vegliardi, che sapevano ciò che stavano facendo, avendo accumulato esperienze millenarie dell’animalesca psiche dei Gojim. 


Ecco perciò, senza ulteriori indugi, la storia. Nay è una bella e longilinea ragazza africana di 23 anni, madre di tre bambini. Se non fosse senegalese, direi che sia di etnia Watussi, o Tutsi come si dice oggi ché non ascoltiamo più le canzoni di Edoardo Vianello, né quelle degli Inti IllimaniE’ mia cliente da qualche mese. Su chiamata vado a prenderla e la porto di qua o di là, a volte anche con una sua amica che abita a pochi chilometri da Codroipo, mentre lei e suo marito abitano nella via principale del capoluogo. Soltanto ieri, però, sono venuto a sapere che da due anni non paga l’affitto di casa. E sono venuto a saperlo proprio dalla padrona dell’immobile, mentre aspettavo vicino alla mia macchina che Nay scendesse dall’abitazione. La padrona si è affacciata su un terrazzino poco distante e mi ha chiesto cosa stessi facendo. Pensando che la macchina desse fastidio, le ho chiesto, di rimando: “Deve uscire? Vuole che la sposti?”. Ricevuta risposta negativa, le ho detto semplicemente che dovevo portare la mia cliente e la figlia neonata al Distretto Sanitario, per pesare la piccola e, immagino, per una visita pediatrica. Allora, la donna, che evidentemente era desiderosa di sfogare il suo biennale malcontento, mi dice subito che la sua affittuaria è insolvente. Pochi scambi di parole, in cui le ho manifestato la mia solidarietà, ed ecco che arriva Nay recando il portainfantcon il prezioso carico. 

La ragazza si siede in macchina e mentre mi accingo a chiudere entrambe le porte laterali scorrevoli, che nell’attesa avevo aperto, le dico, con tutto il tatto possibile e con un tono decisamente paterno: “Gli affitti si pagano, Nay”. Nel salutare la padrona di casa, che era rimasta ad assistere alla scena e che mi avevchiesto se mi facevo pagare, le rispondo, salutandola gentilmente: “A fatica, ma riesco a farmi pagare”. Posso immaginare come la donna debba essersi sentita. La sua inquilina non ha i soldi per pagare l’affitto, ma per prendere un taxi sì, anche se io non sono propriamente un tassista. Mi era successa una cosa simile quando l’anno scorso portavo una coppia di Sinti. Il marito aveva un debito con me di 30 euro, poiché li portavo spesso a credito, ma la moglie, entrambi giovanissimi com’è costumanza dei Sinti, mi mandò in tabacchino a comprare le sigarette dandomi un biglietto da 50 euro. Di modo che, il marito, che non era presente in quell’occasione, mi doveva dei soldi perché non li aveva, ma la moglie li aveva per le sigarette. Io comprai le sigarette e le diedi il resto.

Salita in macchina, Nay mi ha detto che lei e suo marito l’affitto l’avevano pagato, ma che non pagavano la bolletta dell’acqua perché c’era un guasto che, a suo dire, doveva essere la padrona ad aggiustare. Questo mi ricorda un episodio della mia giovinezza, quando ero in affitto in una casa senza lavandino. Fatto venire l’idraulico, una mattina in cui ero al lavoro (a quell’epoca ero supplente elementare), la padrona, a cui avevo anticipato che il costo dell’installazione di un lavello l’avrei detratto dall’affitto, lo rimandò indietro e ammisedopo che rientrai a casa, che sarebbe stato suo compito pagare le spese di manutenzione, ma che non lo avrebbe fatto, dal momento che era sua intenzione mandarci viaCosa le avevamo fatto di male, io e la mia compagna dell’epoca, non lo so. E quindi, quando ci si trova di fronte a una controversia condominiale tra affittante e affittuario, non è detto che la colpa sia al 100 % del secondo, qualora diventasse moroso. 

La mia negretta non aggiunse altro e io non indagai, poiché ritengo che faccia parte della deontologia professionale di essere massimamente discreti e di non dare troppa confidenza ai clienti. Oltretutto, non è che io capisca tutto ciò che Nay mi dice, benché dovendo sbrigare le faccende in un contesto come quello in cui vive, ha dovuto imparare in fretta l’italiano, a differenza della sua amica Awa che, non avendo figli, se ne sta a casa tutto il giorno come fanno le brave casalinghe musulmane. Anche Nay è musulmana, ma né lei, né la sua amica portano il velo, evidentemente perché nella cultura del Senegal non è obbligatorio. Una sola cosa Nay ha voluto precisare, durante il breve tragitto da casa sua all’ambulatorio, e cioè che suo marito ha trovato un’altra casa e che presto se ne andranno. Se è vero che sono stati lì per due anni senza pagare, significa che anche i negri che sembrano integrati hanno il vizio di farsi mantenere dagli italiani e che danno per scontato che noi li si debba aiutare sempre e comunque.

Se è vero che sono stati morosi per due anni, va inoltre aggiunto che la padrona di casa ha subito un doppio danno: quello di non essere stata pagata e quello del mancato guadagno che avrebbe avuto se avesse affittato l’appartamento a persone oneste. La prossima volta che un negro si presenterà da lei chiedendo l’immobile in affitto, lei rifiuterà, giustamente, dopo essere stata scottata una prima volta. Cioè farà esattamente ciò che sto facendo io: se un Rom o un Sinti mi chiama per un servizio di trasporto, dico di no, perché anch’io sono stato scottato dalla disonestà di quella coppia e di un’altra che abita più lontano. Ho bloccato i loro numeri sul cellulare, di modo che non mi possano infastidire con le loro chiamate, che non mi arrivano. E quando mi chiamano da un numero privato, che non compare esplicitamente sul display, non rispondo proprio.

Ebbene, sapete cosa succede? Che la padrona di casa di Nay e il sottoscritto, rifiutando la prima di affittare a negri e io di prestare servizio a zingari (altra parolina su cui è caduta la scure della censura ebraica) verremo accusati di essere razzisti, quando in realtà, almeno per quanto riguarda me, sono sempre stato estremamente gentile con tutti i miei clienti, di qualunque etnia essi siano. Tanto è vero che ieri, di ritorno dal Distretto Sanitario, mi ero offerto di portarle la borsa mentre Nay avrebbe portato il portainfante, ma è stata proprio lei a dirmi di prendere il passeggino con la piccola addormentata, segno che aveva fiducia in me. E questo perché tutte le volte in cui l’ho portata in lavanderia o al supermercato ero io che da bravo galantuomo le portavo su al secondo piano le cose pesanti. Compresa, nel caso di ieri, la sua ultima nata. 

Prima di lasciarci mi ha detto che mi farà sapere dove si saranno trasferiti, ma la cosa non è che m’interessi molto, dal momento che suo marito ha una vecchia macchina ma che spesso è fuori casa, forse per lavoro. Vorrei che fosse lui a occuparsi di sua moglie. Mi pare infatti di aver capito che d’estate lui va a Rimini a lavorare nelle discoteche (o a vendere droga?), mentre Nay e la sua amica Awa vanno a Grado a vendere bigiotteria. Questo lo so perché l’estate scorsa ero io che dovevo andare a recuperare le due negre fin laggiù, in tarda serata, fin anche a mezzanotte, poiché d’estate i tedeschi fanno passeggiate per i viali di quella cittadina balneare anche a quell’ora. Io spero che Nay e suo marito vadano a vivere il più lontano possibile da Codroipo, non perché sono razzista, ma perché i clienti insolventi, di qualsiasi colore abbiano la pelle, ovvero quelli che chiedono insistentemente sconti, come nel loro caso, mi mettono agitazione, mi creano ansia e, se posso, preferisco evitarli. Se devo diventare nervoso svolgendo questa attività, già precaria di suo, allora è meglio che ritorni a fare il lavoro che ho fatto per gran parte della mia vita, quello del Michelasso: mangiare, bere e andare a spasso.

4 commenti:

  1. Lei non ha colpe freeanimals neppure io che sto dall'altra parte del globo e neppure I'll suo amico prof che ferma un seggio elettorale dove magari LA gente aveva fretta ,tutto per dei capricci da vecchio ,nessuno ha colpa se l'italia e' invasa da far schifo treni stazioni piazze campi sportivi ecc a ragionar cosi non si va tanto in LA' LA fine e' prossima, lo spirito di rassegnazione ecco quel che non capisco almeno protest are,racconto : ero in giro nelle mie valli in bicicletta di Notte ( era I'll fuso ) e mi fermano le forze dell'ordine pensando magari che ero extracomunitario e intavolo un monologo in cui gli dico che all mio arrivo LA malpensa era pieni di Negri LA stazione e I'll treno pure Energumeni che cagano e pisciano appena li si lascia soli un attimo come delle bestioline ,alle guardie ho detto siete finiti di questo passo ,e loro mi han detto e cosa ci possiamo fare noi ,questo menfreghismo tra chi dovrebbe essere alla difesa degli Italian I e' un esempio becero che si da alla popolazione ,mi ricorda a manila quando LA polizia vede e non dice niente agli homeless che dormono ai semafori e sotto I grattacieli,vistate afrikanizzando anche nell'animo

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    1. Qui dove vivo io il fenomeno è meno vistoso.

      Ho anch'io le mie piccole ansie. A parte le clienti senegalesi che chiedono sconti continuamente, su prezzi già estremamente vantaggiosi, ci sono le mamme musulmane con prole che passeggiano negli stessi luoghi dove passeggiamo io e la mia cagnetta.

      La quale, non essendo razzista, si avvicina anche a loro, che invece la considerano impura. Ecco che devo cercare di capire se quelle donne con prole, che stanno venendo avanti, sono musulmane o cristiane, giacché nel primo caso devo legare Pupetta in tutta fretta, onde evitare che si avvicini loro.

      Il disprezzo che le donne musulmane hanno per i cani, provoca simmetricamente il mio disprezzo verso di loro.
      Ma come mai ai maschi musulmani, viceversa, è concesso accarezzare i cani?

      C'è un Corano per le donne e uno per gli uomini?

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  2. I negri statunitensi discendenti dagli schiavi deportati dall'Africa (pazzia!) inventarono il termine black (nero) perchè non volevano essere confusi con i negri immigrati che dovevano essere chiamati nigger. Negri razzisti fra loro stessi. E ci si dimentica che il presidente del Senegal Senghor usò il termine NEGRITUDE come bandiera dell'indipendenza dei negri africani. Aggiungo: hanno voluto la bicicletta,cioè l'indipendenza? Che padilino senza pretendere che siano altri a pedalare per essi. Ho sempre pensato che sotto il dominio coloniale sarebbero stati meglio. Essi non hanno la cultura del lavoro. Senza la colonizzazione sarebbero rimasti alle capanne di paglia e di fango. Se poi oggi vi è un altro tipo di colonizzazione, quella economica, la colpa è degli africani che non sanno autogovernarsi perché danno il potere a governi corrotti che fanno gli interessi delle multinazionali."Ogni popolo ha il governo che si merita" (Aristotele, Politica)

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    1. Parole sacrosante, professore, se pensiamo che, quando Ian Smith era Primo Ministro, lo Zimbabwe era il paese più ricco d'Africa. Andato via lui, il paese è precipitato agli ultimi posti della classifica.

      Tuttavia, anche l'autodeterminazione dei popoli è una cosa sacrosanta, ma il problema nasce nel corto circuito che si verifica quando la nostra cultura e la loro entrano in contatto.


      Ecco perché sarebbe necessario ridurre al minimo i contatti, e limitarsi a quelli commerciali, con equità e giustizia, senza pietismi ed elemosine.

      Ma purtroppo, è pura utopia.

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