venerdì 15 febbraio 2019

Il Canton Ticino sente odore di Sharia



La proposta di Giorgio Ghiringhelli, attualmente al vaglio in Gran Consiglio, di vietare le preghiere in pubblico sta facendo discutere nel resto della Svizzera. Diverse testate, fra cui il popolarissimo Blick, hanno riferito della questione e ora alcuni esponenti politici hanno ripreso la proposta e vorrebbero introdurla sull'intero territorio svizzero. Nelle diverse testate che hanno riferito della proposta di Ghiringhelli, viene spiegato come si è arrivato a discuterne in Gran Consiglio ricordando i diversi casi, parecchio mediatizzati, in cui musulmani sono stati visti pregare in pubblico. Per esempio in centro a Lugano o nei parcheggi del Fox Town di Mendrisio. La proposta di Ghiringhelli in Gran Consiglio quasi sicuramente non verrà accettata a causa dello scarso sostegno tra i deputati ticinesi, ma allo stesso tempo è probabile che si continuerà a parlare della misura. Come riferisce il portale "nau.ch" infatti, i Consiglieri nazionali UDC Andreas Glarner e Walter Wobmann, quest'ultimo anche membro del Comitato di Ergkingen che promuove il divieto del Burqa, hanno salutato la proposta di Ghiringhelli e annunciato che intendono studiare un modo per applicare la proposta a livello nazionale.

Glarner, che all'interno dell'UDC è a capo della politica dell'asilo, ammette che al momento le preghiere in pubblico non sono un "problema diffuso". Ma che l'intenzione è di prevenire la nascita di ghetti islamici come ne esistono in diversi paesi europei. "Se guardiamo all'estero, vediamo che il problema dei ghetti islamici esiste, come per esempio in Belgio. Come Stato sovrano abbiamo il dovere di darci delle regole per tempo", afferma Glarner, che paragona la questione al divieto di costruire minareti. "Di minareti ce n'erano pochi, ma intanto vediamo che il divieto non ha avuto risvolti negativi".

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