mercoledì 20 febbraio 2019

Rigurgiti di Medioevo in Estremo Oriente


Gabriella DimastrodonatoCosa siamo capaci di fare? Solo atrocità! Facciamo beffa alla vita ridicolizzandola crudelmente su un social. Un indegno individuo a Taiwan ha catturato e "messo a catena" un'innocente, colpevole solo di cercare cibo. Fotografata la bestiola e postata su Facebook, ha scritto che era la giusta punizione e che sarebbe rimasta lì, al sole, fino alla morte. Finché non ci saranno leggi che tutelino realmente qualunque forma di vita, assisteremo impotenti al suo disfacimento.
Me: Ci sono diverse punizioni per i ladri, siano essi umani o non umani. Quello della gogna è il meno letale, giacché per gli animali è prevista la pena di morte. Lupi, volpi, faine, cighiali e uccelli da preda (che una volta si chiamavano rapaci), sono automaticamente condannati a morte, senza l’intervento di avvocati difensori. Anzi, il tribunale dell’antropocentrismo funziona in maniera così oliata e spietata, che i pochi difensori che fanno sentire la propria voce vengono sbeffeggiati e ricoperti d’insulti. 


Lo specismo è così connaturato, specie nelle zone rurali, che non sente ragioni. I villici diventano furiosi nell’applicare le condanne, dopo essere diventati furiosi alla vista delle pecore sbranate e delle galline mangiate dai canidi selvatici, o delle patate mangiate dai cinghiali. Idem con i pulcini portati via dalle poiane e dagli sparvieri. Qualcosa di quell’odio si riversa anche sulle nutrie, che non banchettano con gli animali da cortile, ma sono accusate di far franare gli argini di fiumi e canali. Diventa un automatismo. Se potessero, gli zotici di campagna, applicherebbero la pena di morte anche ai Rom, agli albanesi, che si introducono in casa nottetempo, ma non lo possono fare, perché la legge vieta l’omicidio. Solo l’omicidio, non l’animalicidio. E infatti, qui sta l’essenza dello specismo: nella barriera che divide gli uomini dalle bestie. 

Di modo che, gli avvocati difensori che vengono derisi e insultati, vorrebbero estendere i sensi di carità e giustizia anche agli altri animali, mentre gli ottusi campagnoli, viceversa, quasi per esagerare i toni, vorrebbero estendere la pena di morte legalizzata anche a zingari, rumeni e altri ladri umani, nonostante il fatto che questi ultimi, a loro volta schiavi di una mentalità arcaica come i burini, possano essere armati e pericolosi, molto più dei lupi. Morale della favola-tragedia: se gli uomini non imparano a rispettare le bestie, continueranno a comportarsi da bestie gli uni con gli altri: Gesù, i Papi e le altre religioni di questa parte del mondo hanno tralasciato l’insegnamento fondamentale, e per questo sono fallimentari: che il nemico morale da combattere ed eliminare è esattamente lo specismo antropocentrico. 

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