mercoledì 23 febbraio 2022

Là dove volano gli angeli


In Madagascar mi capitava di sentire forte il desiderio di parlare in italiano con qualche italiano. E allora, andavo alla ricerca dei residenti, cercandoli in quei ristoranti dove sapevo di trovarne qualcuno. Oggi, uscito in bici nella strada che da Flambruzzo va verso Sterpo, ho pensato, ma senza darvi troppo peso, che non mi sarebbe dispiaciuto scambiare quattro chiacchiere con qualcuno che avesse gli stessi miei interessi, ovvero fosse appassionato di natura. L’ho pensato mentre entravo a visitare il Bosco Processione, che al momento è in piena fioritura del nocciolo, dell’ontano nero e dell’ontano bianco, con i loro amenti penduli. 




Avevo la macchina fotografica al collo, e la videocamere in tasca, oltre al cellulare che può servire, all’occorrenza, a entrambe le funzioni. Ma ancora non ero colpito da niente che, a mio giudizio, valesse la pena fotografare. Sentii, al di là di una barriera vegetale, il verso flautato delle pavoncelle, che un anno fa ero andato inutilmente a cercare in un posto non troppo lontano da qui. Non potei dirigermi verso il luogo dove le pavoncelle probabilmente stavano formando le coppie, perché c’era un fossato con acqua corrente, abbastanza largo da impedirmi di saltare al di là. Mi piacerebbe trovare un nido e fotografarlo, cosa che mi è capitata una sola volta nella vita, molti anni fa, quando andavano di moda le diapositive, ovvero prima dell’avvento del digitale. 



E’ stato a quel punto che i chironomidi hanno cominciato ad assalirmi, quando la temperatura è aumentata, arrivando a toccare i 15 gradi. Non male per essere il 23 febbraio! Quei fastidiosi ditteri, che hanno l’abitudine di ronzare attorno ad occhi, naso e orecchi, riuscivo a seminarli se camminavo abbastanza veloce, ma se mi fermavo a contemplare qualche aspetto della boscaglia che attirava la mia attenzione, mi erano di nuovo addosso. Per esempio, sono stato loro preda per qualche secondo quando ho trovato due galle di Diplolepis rosae. Se avessi avuto le cesoie, me le sarei portate a casa per studiarle.



Poco oltre c’era un capanno da caccia sopraelevato, detto più precisamente altana. Ce n’è tanti, purtroppo, in zona, destinati alla caccia al capriolo e negli ultimi anni sono spuntati come funghi. E’ stato messo uno di quei lucchetti robusti, fatti in modo tale che non li si può aprire con le tronchesi, ma ho notato che con un piede di porco il problema è bell’e risolto. Ma, del resto, non ho alcuna intenzione di accedervi, né ora, né in futuro. Quello che sarebbe da fare è l’abbattimento o la demolizione completa, ma non ho più la stessa passione da sabotatore che avevo una volta. Ho già dato, da questo punto di vista, per tacere del fatto che segare i pali di sostegno sarebbe un lavoro di squadra e potrebbe essere attuato solo in due modi: con le seghe a mano, ad arco, o con le motoseghe. Nel primo caso, si può lavorare con calma, ma è un lavoraccio in termini di fatica, nel secondo bisogna agire in fretta perché di notte il rumore delle motoseghe arriva lontano e l’operazione andrebbe fatta il più velocemente possibile, onde evitare brutti incontri. Se parlo con cognizione di causa non è perché lo abbia già fatto, in passato, ma solo perché m’immagino che così andrebbero le cose.


Arrivato nei pressi di una grossa farnia, ai piedi della quale c’erano centinaia di crocus violetti, mi volto e vedo venire avanti un uomo, che avevo già notato in lontananza qualche secondo prima. Personalmente, non ero del tutto convinto di voler socializzare, ma siccome è stato lui ad attaccare bottone, dicendo una frase del tipo: “Finalmente trovo i crochi”, ed essendo per natura una persona gentile (così mi definiscono i miei clienti quando li trasporto in macchina), sono tornato sui miei passi rispondendo: “Sì, sono molto belli!”.


Da lì è cominciata una chiacchierata di mezzora e siccome anche lui aveva una macchina fotografica al collo e un treppiede in mano, c’era materia su cui discutere. Oltretutto, sembrava interessato ai fiori, un genere che a me interessa solo fino a un certo punto, ma che porta alcune persone a sviluppare una vera passione. Gli ho parlato dei funghi saprofiti che avevo esaminato poco prima, mostrandogli anche la foto. Che appartenessero al genere Ganoderma non vi era dubbio, ma non sapeva con precisione di che specie fossero. Gli ho parlato del tronco che mi sono portato in casa di recente, che secondo il mio amico botanico Valentino, dovrebbero essere Ganoderma resinaceum. Fattogli il nome dell’amico botanico, è stato piacevole scoprire che anche lui lo conosceva, perché frequentavano lo stesso gruppo di studio, nel senso che tre o quattro volte all’anno si ritrovano a Venzone. A parlare di piante selvatiche. Gli ho chiesto se potevo fargli una foto e mandarla a Valentino. Non ha avuto niente in contrario, nonostante mi aspettassi un rifiuto per motivi di privacy. Del resto, io ero un perfetto sconosciuto che gli chiedeva di fotografarlo. Ma non tutti siamo fatti nello stesso modo. C’è chi è più o meno socievole, chi è più o meno fiducioso nei confronti del prossimo. 



Alle undici l’ho salutato gentilmente, lasciandolo sotto la farnia ad armeggiare con la sua attrezzatura: aveva anche un dispositivo GPS con cui ha segnato la presenza dei crochi, segnalazione che ha mandato a qualche centro botanico da qualche parte nel mondo. Gli appassionati non laureati danno una mano ai veri scienziati. Io che non sono un vero scienziato, alle undici e mezza ero a casa a preparare il pranzo e a vedere come stava la mia carlina. Dunque, anche stavolta, devo constatare che la mia teoria degli angeli custodi, che da anni mi fanno trovare quello che mi serve, oppure mi fanno incontrare le persone a cui penso, ha avuto, oggi 23 febbraio 2022, l’ennesima conferma. A proposito, quel signore appassionato di natura, fiori e montagna, si chiama Angelo!

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