Testo di Paola Cerana
Gli aborigeni australiani hanno un detto: “I cani
ci rendono umani”.
Oggi sappiamo che questo è letteralmente vero. Dalla
preistoria alla storia, l’animale uomo è infatti diventato quel che è perché si
è evoluto insieme ai lupi, poi cani, in virtù di un reciproco bisogno di
sopravvivenza. Il rapporto tra noi e loro è tuttora indissolubile, anche se le
necessità che ci legano sono cambiate: i cani hanno bisogno di noi innanzitutto
per nutrirsi e sentirsi protetti; e noi abbiamo bisogno di loro per riversare e
ricevere un affetto che difficilmente tra esseri umani si può provare.
Ebbene, io credo che tutti gli animali, non solo i
cani che hanno la sorte di viverci accanto, tutti ma proprio tutti gli animali
ci rendono più umani. A un patto, però: che li ascoltiamo, li rispettiamo e li
amiamo. Altrimenti gli animali diventiamo noi!
Non so se saremo mai in grado di parlare agli animali
come il dottor Doolittle nel suo film, né se loro saranno mai in grado di
risponderci. So però che noi esseri umani possiamo e dobbiamo imparare ad
ascoltarli, facendo un enorme passo indietro rispetto alla presunzione d’essere
superiori. Non è attraverso la grammatica del linguaggio che dobbiamo
entrare in contatto con loro, ma attraverso la grammatica dei sentimenti e
dell’empatia. Così, cercando di accogliere in noi quella dimensione
ancestrale che inevitabilmente ci rende pazzescamente simili agli animali,
potremmo dialogare con loro e rendere una vita più felice sia a loro che a noi
stessi.
Io sono sicura che chi sa parlare con gli animali è
più felice di chi non ne è capace ed è anche molto, molto meno solo.
E
allora, ricordiamocelo sempre di fronte alle ingiustizie subite dagli animali,
dalle nefandezze di chi ne fa cavie alle crudeltà di chi li abbandona:
riflettere e combattere perché queste brutalità non accadano è un atto di umiltà
che ci può davvero rendere fieri d’essere quel che siamo.
In fondo, un tempo anche noi eravamo animali e nell’evolvere in esseri umani abbiamo rinunciato a qualcosa che via via è diventato inutile alla nostra sopravvivenza. Ora, avvicinarsi agli animali, ascoltarli, capirli e rispettarli significa recuperare parte di quel qualcosa perduto, ma non perduto per sempre.
In fondo, un tempo anche noi eravamo animali e nell’evolvere in esseri umani abbiamo rinunciato a qualcosa che via via è diventato inutile alla nostra sopravvivenza. Ora, avvicinarsi agli animali, ascoltarli, capirli e rispettarli significa recuperare parte di quel qualcosa perduto, ma non perduto per sempre.
Paola Cerana
Sembra a volte come se l'uomo si fosse elevato rispetto agli animali, diventando uomo, invece è diventato una tra le bestie peggiori che popolano il pianeta Terra. Qualcuno venne a ricordarcelo, usando un linguaggio comprensibile a tutti e che durasse nei secoli, ma questo messaggio non fu compreso dalla gente, quindi chi comandava lo espose al giudizio del popolo, e il popolo decise la sua morte e la liberazione di uno dei più crudeli criminali. Oggi accade la stessa cosa, nonostante siano trascorsi più di 2000 anni. Grazie, Paola & Roberto.
RispondiEliminaGrazie a te, Proveritas.
EliminaNon ti arrabbiare però se ti dico ciò che penso: quel Signore a cui ti riferisci secondo me è più che altro un archetipo, che ci è stato insegnato nelle nostre contrade.
In altri paesi ci sono figure simili che hanno altri nomi, ma il cui messaggio è identico a quello del Nostro Signore.
Per gli indù si chiama Krisna. Per gli antichi egizi si chiamava Horus. Per le popolazioni andine si chiamava Viracocha. Per gli antichi messicani, Quetzalcoatl.
E via discorrendo.
Comunque, siamo d'ccordo sull'essenza dei concetti espressi.
Ciao
Grazie a te, non potrei mai arrabiarmi poiché i fini sono identici Paola, l'amore. Ciao.
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