Per non correre il rischio di rimanere incagliato in
un’eventuale discussione post-proiezione, in stile cineforum fantozziano, sono
stato il primo ad uscire dal cinema, quando ancora scorrevano i titoli di coda.
Così non si sono visti gli occhi non propriamente asciutti. Uscendo però ho
notato che gli altri spettatori erano come impietriti nelle loro poltroncine e
nessuno aveva il coraggio di alzarsi e uscire. Sono stato io a rompere il
ghiaccio, ma probabilmente erano proprio scioccati per ciò che avevano appena
visto.
Io già ero al corrente dei campi di concentramento italiani, ma
di quello di Gonars, i cui resti vedo spesso quando passo sulla
Napoleonica (quella famosa dell’alieno di Mortegliano), non sapevo nulla fino a
venerdì primo febbraio.
Il Comune di Codroipo quest’anno ha voluto celebrare alla grande
la giornata della memoria dell’Olocausto e in tale data ha proposto al
pubblico un documentario di Dorino Minigutti della durata di un’ora e un
quarto. L’assessore alla cultura Antonella Ottogalli aveva avvisato, prima
della proiezione, che il film era multilingue ma i sottotitoli erano scritti in
grande e non scomparivano prima di permettere alla gente di finirne la lettura.
Anche perché gli intervistati, tutti sopra i settant’anni, parlavano
lentamente. Ha detto anche di essersi stupita nel vedere che la mattina,
durante la proiezione fatta per le scuole medie inferiori e superiori, in sala
c’era un “religioso silenzio”.
Chissà perché queste cose veniamo a saperle solo adesso? La Destra
per anni ci ha rotto l’anima con le foibe, ma chi ha tenuto nascoste per
decenni le efferatezze compiute dagli italiani in Slovenia e Croazia?
L’amico Adolfo invadeva un paese dopo l’altro e dopo un anno
dall’inizio della guerra anche Benito ha voluto entrare al suo fianco e, per
non essere da meno, ha dato l’ordine di occupare quella parte della Yugoslavia
più vicina al Friuli. Lo scopo era di congiungersi con l’alleato tedesco che
sarebbe sceso dal nord per altra strada. Solo che invece dei tedeschi sono
arrivati i partigiani, con conseguenze gravissime per la popolazione locale.
La quale, per le strade dei villaggi, ha visto passare poveri
soldati a piedi stanchi e affamati e ha avuto pietà di loro. Oltretutto, i
giovani ventenni erano già stati impiegati altrove e ad invadere Slovenia e
Croazia furono mandati militi più anziani. Il che spiega la fatica dimostrata
da quei militi negli spostamenti a piedi. Siamo sempre stati dei pezzenti, se
si pensa che le truppe tedesche venivano trasportate in camion.
Siccome i nostri non manifestavano ostilità nei confronti degli
slavi, la gente non immaginava cosa sarebbe successo di lì a poco e non li
temeva.
Quando arrivarono i partigiani di Tito ci fu una spartizione
spontanea del territorio: i nostri militari nei centri abitati e i partigiani
nei boschi. Naturalmente, i militari non s’azzardavano ad inoltrarsi nella
selva, luogo ideale per gli agguati, e la situazione andò avanti così per un
po’, con entrambe le formazioni che sapevano l’una dell’altra, ma senza scontri
diretti. I partigiani entravano in paese solo di notte per cercare cibo, che
gli veniva recapitato anche durante il giorno da qualche abitante dei villaggi.
La situazione non poteva continuare in quel modo, giacché i
soldati italiani erano lì come padroni e si sentirono in diritto di sgomberare
il territorio dai comunisti. Una specie di pulizia ideologica simile a quella
etnica. Così si misero a disboscare la foresta per creare un “cordone
sanitario” e tagliare i ribelli dalla fonte dei rifornimenti. Invece di una
fascia di due chilometri, volendo abbondare, ne fecero una di 20 Km.
Non servì a nulla, naturalmente, se non a mostrare quanto la
guerra fra umani comporti anche la distruzione della natura. Frustrati e
arrabbiati, i nostri fascisti se la presero con la popolazione, un po’ come
facevano i loro colleghi tedeschi con i nostri contadini sospettati di aiutare
la Resistenza. Solo che mentre i tedeschi si limitavano a fucilare la gente, i
nostri, più realisti del re, bruciarono i villaggi e deportarono la popolazione
civile. Per non parlare delle fucilazioni sul posto degli uomini adulti.
Per analogia, la cosa mi ricorda la manifestazione contro il G8
di Genova del luglio 1991, in cui i fascisti erano impersonati dagli agenti di
pubblica sicurezza, i partigiani erano impersonati dai black bloc e i civili
slavi erano impersonati dai pacifici manifestanti in corteo.
I soldati italiani nel 1942 non riuscivano a mettere le mani sui
partigiani e fucilarono e deportarono i contadini, mentre quarantanove anni
dopo gli sbirri, sempre italiani, che non riuscivano o non volevano mettere le
mani sui sedicenti anarchici nerovestiti, si misero a manganellare senza pietà
giovani e meno giovani armati solo di striscioni e bandiere.
Coloro che entrarono nella scuola Diaz per compiervi quella
macelleria messicana che sappiamo, erano anche ideologicamente omogenei con i
loro colleghi che bruciavano le stalle in Slovenia e fucilavano padri di
famiglia.
Dunque, mi pare d’intravedere la stessa logica dietro fatti molto
diversi tra loro. Se nel 1942 era in atto una carneficina su scala planetaria,
oggi è in atto una uguale carneficina silenziosa, su scala sempre planetaria,
in cui a morire sono gli animali e l’ambiente in genere e, in ambito umano, i
diritti civili, la libertà di dissenso e quella chimera chiamata democrazia, ma
in alcuni casi anche vite umane se si contano i suicidi di persone ridotte sul
lastrico dalle mene dei banchieri internazionali.
Se tanto mi dà tanto e se i black bloc di Genova
furono strumentalizzati dagli elementi governativi per poter dare una lezione
ai manifestanti, mi verrebbe da credere che anche i partigiani furono
strumentalizzati dai registi della seconda guerra mondiale per poter dare una
lezione alla povera gente.
Alla domanda chi furono tali registi si può rispondere in almeno
due maniere:
a) banchieri della City di Londra che vollero la guerra mondiale
e finanziarono Hitler, anche lui strumentalizzato, ma in tal caso la morte dei
contadini slavi potrebbe essere stata un effetto collaterale;
b) alieni assassini che odiano l’umanità e che godono nel
vederla soccombere tra atroci sofferenze, non bastandogli più quelle inflitte
agli animali. In tal caso, lo scopo ultimo non è di arricchirsi (quello è lo
scopo dei banchieri), ma di assistere allo spettacolo delle umane miserie come
gl’imperatori romani assistevano a quelle dei gladiatori e dei cristiani
sbranati nel Colosseo.
Tuttavia, una possibile obiezione: se è verosimile che i black
bloc siano stati funzionali agli scopi della polizia, fornendo il
pretesto per colpire i dissenzienti in corteo, mi riesce difficile credere che
ai finanzieri ebrei di Londra importasse qualcosa se i villaggi montani della
Slovenia venivano bruciati o meno. E’ più probabile che, nel clima generale di
follia collettiva, un villaggio bruciato in più o uno in meno o un onesto padre
di famiglia fucilato in più o in meno, non facesse tanta differenza.
Si sa che in stato di guerra queste cose sono di ordinaria
amministrazione e quindi io cercherei i colpevoli a più bassi livelli. Nel
militarismo, per esempio, o nel nazionalismo, o nel patriottismo, che fanno
tutti rima con stupidismo. Il popolo, quello stesso popolo che viene fucilato e
che vede le proprie case bruciate e le proprie mucche assassinate, viene condotto
in grandi piazze e spinto a osannare il deposta di turno. In quel caso fu
Mussolini.
Oggi viene condotto davanti alla televisione, che è come una
capillare, immane, solitaria piazza e spinto a parteggiare per il despota di
turno, in questo caso più di uno, apparentemente in lotta tra loro ma nella
sostanza uguali, servi dello stesso padrone occulto (occulto ma non troppo
viste le radici di Monti ben salde nella finanza).
Oggi al popolo non vengono assassinate le mucche, né gli viene
bruciata la casa, ma lo si grava di balzelli e gli si rende la vita difficile
in mille modi, fino al punto, in tanti casi, di spingerlo al suicidio.
Popolo ipnotizzato dal fascismo di piazza, ieri, popolo
ipnotizzato dal criptofascismo televisivo oggi.
Che si palesa anche nel non mandare in onda documentari come
quello del signor Minigutti, per esempio. Sarebbe scioccante vedere in prima
serata le foto dei nostri soldati che fucilavano contadini sloveni o bruciavano
case e fienili. O peggio ancora tenevano in campi di concentramento donne e
bambini fino a farli morire di fame.
Quelle povere vittime, che venivano accusate di essere comuniste
senza aver mai sentito parlare di comunismo, furono portate dapprima sull’isola
di Arbe, in un campo cintato da filo spinato in riva al mare Adriatico,
e poi a Gonars con una nave traghetto partita da Fiume. Fino all’ultimo
pensarono che la loro prigionia fosse finita e che sarebbero stati rilasciati.
E invece rimasero delusi a trovarsi ancora in un paese straniero, in mezzo al
nulla della pianura friulana, già provati nel fisico e denutriti, con il
ricordo dell’alluvione di quella notte di bufera che si portò via molti bambini
senza che le loro madri riuscissero a trattenerli.
Non dev’essere stato un bello spettacolo vedere, al mattino dopo
l’alluvione, i corpi dei fanciulli appesi inerti al filo spinato.
Una delle testimonianze raccolte dal regista è di una donna
friulana che racconta dell’odore di morte che quella folla di miserabili
spintonata dai fucili fascisti si lasciava dietro. Sembrava di veder passare la
morte in persona. Altri si chiedevano cosa avessero fatto di male quelle donne,
quei vecchi e quei bambini per essere tenuti prigionieri e l’ingenuità della
domanda si spiega solo con la giovane età dei testimoni, anch’essi poco più che
bambini all’epoca dei fatti, nel 1942.
Le testimonianze dei sopravvissuti raccontano che alcuni
ufficiali italiani del campo di concentramento di Gonars si prendevano sulle
ginocchia i bambini, per dondolarli e fargli sentire meno gravosa la prigionia e
lo facevano quando non erano visti dai loro colleghi. Altri soldati di guardia
si mostravano benevoli con i prigionieri e cercavano di aiutarli in qualche
modo e furono quelli che salutarono con grida di gioia l’armistizio dell’otto
settembre ’43, quando l’Italia si arrese agli Alleati.
L’ordine che arrivò l’undici settembre, tre giorni dopo, fu che
non tutti i deportati dovevano essere rilasciati perché quando sarebbero
arrivati i tedeschi gli si doveva mostrare che anche noi sapevamo fare i duri e
tenere in prigionia il nemico comunista, nella fattispecie quei pericolosi
bambini, insieme alle loro mamme.
Però, come nel resto della Penisola, c’era un grande caos dovuto
alla mancanza di ordini precisi, il cancello del campo fu lasciato aperto e
molte guardie, non sapendo che fare, semplicemente se ne andarono.
Così, i bambini slavi si riversarono nel paese di Gonars e in
quelli vicini in cerca di cibo. La gente dava quel poco che aveva, perché
trovandosi davanti a degli scheletri ambulanti si viene presi da una
compassione tale da non poter resistere. Uno dei testimoni ricorda il
panettiere di Gonars a cui molti di quei bambini rivolgevano le parole che
avevano imparato nel campo: “Prego, poco pane”. Lui, l’eroe sconosciuto, ne
aveva sempre per tutti.
Se a qualcuno dovesse venire in mente che il comportamento di
questo generoso panificatore serva a nobilitare l’intera nazione italiana, io
rispondo che non è possibile che una piccola foglia di fico sia usata per
nascondere le vergogne ben più gravi di cui ci siamo macchiati. Una rondine non
fa primavera e il carceriere Schiller, anche se a Silvio Pellico ha reso il
carcere men duro, non ha eclissato la vergogna, l’ingiustizia, la gravità della
struttura portante carceraria. E di chi la gestiva agli alti vertici.
Nello stesso modo, quei genovesi che davano acqua agli
accalorati manifestanti del luglio ’91 non possono servire a rendere il popolo
italiano meno feroce di quello che è stato nelle piazze, nelle strade e nella
famigerata scuola trasformata in dormitorio. Il popolo italiano, specie se
indossa una divisa, resta fascista dentro, nonostante i rari gesti di civili
pietosi.
Che non erano tutti generosi come il panettiere. Anzi, i
contadini friulani che sapevano di quell’orda di scheletri appiedati, diretti
in Slovenia, si affrettarono a passare il solfato di rame sull’uva, onde
scoraggiare il furto dei grappoli. Non servì, naturalmente, e quei bambini,
quelle donne, a momenti mangiavano anche i rami e le foglie.
Per sette giorni viaggiarono dormendo per terra senza niente con
cui coprirsi. Ma alla fine arrivarono in quei luoghi che un tempo erano stati
la loro terra e che ora erano irriconoscibili. Solo i camini in muratura si
erano salvati dagli incendi. Trovarono qualche anziano parente che si era
salvato e quella fu la loro fortuna. Ricevettero del cibo, finalmente.
La Slovenia è una bella terra. D’estate è piena di verde e di
fiori. La gente ha dimenticato le violenze degli italiani, ma ancora agli inizi
degli anni Settanta, quando in prima media andai in gita scolastica a vedere le
grotte di Postumia, alcuni ragazzetti del posto si misero a tirare sassi alla
nostra corriera parcheggiata, con noi bambini a bordo. Rimasi colpito da
quell’evento. L’autista si affrettò a partire, dopo che i professori che ci accompagnavano
si accertarono che non mancava nessuno e per anni mi sembrò strano quel gesto
vandalico fatto ai nostri danni da nostri coetanei.
Ora so perché.
In scala minore anche noi italiani siamo stati aguzzini di campi
di sterminio (la Risiera di San Sabba non è l’unico). Nei paesi occupati
dai nazisti, gli ebrei morti nei campi di concentramento furono molti di più di
quelli slavi morti nei nostri (a Gonars, in 18 mesi, 509 di cui 71 bambini poco
più che neonati), ma nello stesso modo in cui del maiale non si butta via
niente, così i banchieri ebrei di Londra decisero che anche dei loro
correligionari morti nei campi non si doveva buttar via niente e li si doveva
strumentalizzare.
E’ così che è nato il business dell’Olocausto, ebrei che
mandarono a morire altri ebrei, grazie anche alle idee di quel Theodor Herzl
che all’inizio si era alleato con Hitler, quello stesso business che ha portato
alla promulgazione in Italia, tredici anni fa, della giornata della memoria
ogni 27 gennaio e che ha portato l’assessore alla cultura di Codroipo a mettere
in cartellone la proiezione di “Oltre il filo”.
Gli slavi sopravvissuti non hanno mai pensato di sfruttare la
sofferenza patita sia perché non hanno l’intuito per gli affari degli ebrei,
sia perché il campo di Gonars è stato smantellato, a differenza di quello di
Auschwitz e degli altri, oggi meta di mesti pellegrinaggi.
Va detto infine che la giornata della memoria avrebbe senso se
ci si rendesse conto che la violenza è sempre e soltanto una, sia che la si
eserciti contro gli animali, sia che ad essere abbassati al rango di bestie
siano altri esseri umani. Come vado ripetendo da anni, il fascismo vero è nei
campi di allevamento intensivo e vedere uno dei testimoni andare a caccia nei
verdi prati sloveni mi ha fatto capire che della violenza fascista gli uomini
non si libereranno mai. Se si rendono schiavi gli animali, per trarne qualche
profitto economico, ci sarà sempre qualcuno che renderà schiavi i propri
simili, per le più svariate ragioni. O anche semplicemente perché sta obbedendo
agli ordini dei suoi presunti superiori.
A cosa serve dunque celebrare una giornata della memoria se
continuiamo a tenere gli occhi ben chiusi di fronte alla violenza fatta agli
animali?
Sia chiaro, non è un fenomeno tipico di noi italiani, giacché lo
sfruttamento animale caratterizza l’intera umanità, ma se gli italiani non
capiscono dove stia il nocciolo della questione, non arrivano a capirlo o non
vogliono arrivarci, per non dover ammettere d’essere nel torto, a me non resta
che mettere in evidenza la loro pravità.
Italiani prava gente, come tutti gli altri.
attenzione!!!
RispondiEliminain qualsiasi guerra da qualsiasi parte.......vengono commesse efferatezze e crimini.........chi +chi-.
in guerra i peggiori crimini vengono commessi da molti civili nei confronti di vicini di casa x invidie,malcontenti di varia natura.........
Citazione:
Elimina"da molti civili nei confronti di vicini di casa".
Credo che non ci sia bisogno di aspettare tempi di guerra. Succede già, ogni giorno.
Ma a chi vuoi che freghi un articolo sugli sloveni. Preparati ad una penuria di commenti e visite... hehe... ;-)
RispondiEliminaHola Rob! E' da qualche tempo che non commento praticamente da nessuna parte, per una sorta di rigurgito dal web, e lo stesso giorno ricevo un messaggio da te e da un altro che non ci contattavamo da parecchio tempo.
Per quanto riguarda l'articolo, a scanso di equivoci, io sarei andato SICURAMENTE volontario in una divisione delle waffen-SS, che riguardavano 32! paesi europei ed oltre.
Comunque i piu' grandi massacratori degli slavi, in generale, non sono stati certo gli italiani (che si comportavano piu' o meno come dei banali occupanti imperialisti... grande errore della Germania allearsi con l'Italia!), ma i giudeo-bolscevichi sovietici, che sterminarono decine di millioni (fino ad 80 millioni) di Russi. Purtoppo gli slavi non hanno una lobby finanziaria alle loro spalle e quindi piu' o meno il tutto viene ignorato o minimizzato.
cit:
"Alla domanda chi furono tali registi si può rispondere in almeno due maniere:
a) banchieri della City di Londra che vollero la guerra mondiale e finanziarono Hitler, anche lui strumentalizzato, ma in tal caso la morte dei contadini slavi potrebbe essere stata un effetto collaterale;"
La City (ed il suo figlioccio Wall Street) non finanzio' Hitler, ma cerco' di ripristinare un controllo finanziario, attraverso certi industriali tedeschi, come IG Farben o Thysen, che aveva nei piu' alti dirigenti un certo Max Warburg (fratello di Paul Warburg, fondatore della FED), che era ovviamente ebreo. Sia Thysen che Warburg scapparono dalla Germania (in Svizzera mi sembra) dopo il '38, quando il cartello finanziario internaZIONale perse* il controllo della Germania definitavemente ed iniziarono le rapresaglie di tedeschi all'estero (sopratutto il Polonia ci furono fino 50.000 tedeschi ammazzati), per provocare la reazione della Germania, che voleva solo instaurare un corridoio per Danzica, negato dagli ambienti anglo-francesi.
Nel '38 successe anche una cosa unica nella storia: un Rothschild venne arrestato! Accadde a Vienna e si tratto' di Luis de Rothschild, che venne fermato sulla frontiera austro-svizzera con un'ingente somma di denaro (tanto per cambiare). Tu dimmi se un fatto del genere poteva capitare se il Reich e Sion avevano un tacito accordo? Infatti nemmeno nell'Unione Sovietica successe un fatto simile, perche' banchieri e "rivoluzionari" erano dalla stessa parte.
E' vero che il Reich aveva un accordo con certi movimenti sionisti per arginare il problema ebraico, ma non certo un'alleanza su larga scala. Tutto il movimento sionista e' una rete variegata che muove diversi tasselli, che vanno dai nazionalisti, liberali e comunisti internazionalisti. Gli ebrei avevano cominciato a boicottare l'economia tedesca (l'importazione ed esportazione di merci) gia' dal '33, dove dichiararono pubblicamente (fu' indetta una cerimonia pubblica a New York) guerra alla Germania.
Non mi cadere poi sul fantasmagorico olocausto. Nemmeno le statistiche sono dalla loro.
Ebrei esistenti nel mondo
- World Almanac of American Jewish Committee, USA 1939: 15,600,000
- World Almanac of American Jewish Committee, USA 1945: 15,192,089
- World Almanac of American Jewish Committee, USA 1946: 15,753,638
*l'economia tedesca non si basava certo sull'industria dell'armamento, che raggiungeva si e no l'1% del PIL (delle percentuali parecchio piu' alte le avevano sia gli USA e l'URSS), ma sulla capacita creditizia propria, con una moneta sovrana indipendente dall'usura internaZIONale. Fatto questo, Sion non poteva che muovere guerra.
PS: tralascio la qeustione alieni... per ora... :-)
Ciao.
Grazie per l'interessante e dettagliato commento.
EliminaIl documentario che ho visto mi ha lasciato una buona impressione sui sopravvissuti sloveni. L'unica scena che non mi è piaciuta è vedere l'anziano sopravvissuto con il fucile in spalla aggirarsi nei magnifici boschi della tua terra.
Una scena che fa riflettere. Il fascismo è anche comportarsi fascisticamente con gli animali. Ma la gente non fa il collegamento.
Vedi se riesci a trovare sul web il film. Cerca il regista, Dorino Minigutti. Il titolo è "Oltre il filo".
Credo che ti piacerebbe.
bella sintesi storica,in tempo di giornata della memoria.............................................................
EliminaCiao Maks, su SL, allinterno dell'articolo "Tre domande di parte a un presidente di parte" c'è un battibecco su Tito (che un commentatore definisce il boia) e le foibe che furono (dice) uno dei tanti eccidi che hanno caratterizzarono la presa di potere di Tito, mentre un altro commentatore dice che è pura propaganda fascista....mi sono detta chissà come la pensa Maks... ed eccoti quà...
Eliminaloto
@Maksimiljan Kodžak:
Eliminaqual è la questione aliena che citi...?
g
Ciao Roby,
RispondiEliminainteressante analisi di mk, forse un giorno lo conoscerò, buona domenica a titti da Rapallo
Vittorio
C'è mancato poco che tu non lo conoscessi a Caporetto.
EliminaPerché lamentarsi, perché? E' l'essere umano il problema, maschio. Che hanno contagiato bellamente anche le femmine. Sono i maschi che fanno la guerra, che ammazzano senza ragione, che godono a distruggere. Ma discorso ciò a parte, basta. Perché continuare? Sarei contenta che l'umano si estinguesse. Punto. Combattere o meno non risolve niente, è inutile che parliamo tutto contro tutti e poi le cose rimangono sempre come sono, cambiano solo scenari e personaggi. E non si può imparare a un leone a essere vegetariano.
RispondiEliminaCazzo!
Forse non si può....."insegnare" a un leone ad essere vegetariano.
EliminaComunque, dobbiamo pur vivere su questa Terra e lamentarsi delle ingiustizie è il minimo che si possa fare.
Se poi ci si organizza un po', le si può anche combattere.
In qualità di essere umano maschio mi sento un po' offeso... Mi dispiace che una donna dica di essere contenta qualora l'umanità si estingua...
EliminaFemminile sensibilità e cura per la vita, no...?
g
Billy, io capisco lo sfogo dell'anonima di cui sopra.
EliminaSiamo in tanti ad augurarci l'estinzione della nostra specie, ma questa è solo l'estrema "ratio" avendo constatato l'impossibilità di educare le persone.
Del resto, è già successo con il diluvio, quando il Dio alieno che ci aveva creato vide che con la sua opera era venuto fuori un pasticcio.
Erano in due, Enki ed Enlil, secondo la lingua sumera, ed Enlil era contrario a crearci fin dall'inizio. Devono aver litigato un po' i due fratellastri, ma dal diluvio si è salvato qualcuno.
Poi tutto è ricominciato e la cattiveria è ripresa in grande stile.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBeh, certo c'è la cattiveria, ma l'umanità ha anche aspetti positivi. Anzi, forse più che l'umanità in generale ce li hanno le singole persone, a volte anche inaspettatamente... A me l'idea della morte universale non mi alletta tanto, mi dispiacerebbe e sarebbe un gran dolore. Certo, forse gli aspetti positivi degli uomini è vero, sono strettamente legati al loro (nostro) inserirsi o meno nell'ordine della natura, nella vita delle cose della natura...
RispondiEliminaBeh, però qui si va sul filosofico...
Se i due dei alieni dovessero di nuovo decidere di fare una strage, beh...mi girerebbero notevolmente le scatole e sarei arrabbiato, ma, certo, non servirebbe a niente!
g