giovedì 12 settembre 2013

Sprecare è nel nostro DNA

 
Fonte: Green Style

Livelli record di cibo sprecato ogni anno nel mondo. A sottolineare il pessimo risultato la FAO all’interno del rapporto “Food Wastage Footprint: Impacts on Natural Resources”. Circa 750 miliardi di dollari persi ogni anno a fronte di oltre 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti buttati.
Un peso, quello del cibo sprecato, che grava non soltanto sul prodotto finale, ma anche e soprattutto in termini di spreco delle risorse naturali quali acqua ed energia. Questo, senza contare l’inevitabile impatto ambientale generato dalla produzione in termini di gas serra, di cui vengono prodotti 3,3 miliardi di tonnellate.
Il 54% del cibo viene sprecato durante le fasi di produzione, di raccolta e tenuta in magazzino, mentre il restante 46% diviene spreco durante le operazioni di trasformazione, distribuzione e infine di consumo. Percentuali che subiscono sostanziali modifiche a seconda della zona del mondo interessata, con le regioni più povere che sprecano in misura maggiore in fase produttiva, al contrario di quanto avviene nel paesi più ricchi.


 
Lo spreco maggiore di cereali avviene in Asia, a livelli elevati e con un rilevante impatto sulle emissioni di CO2, mentre a sprecare il maggior volume di carne sono l’America Latina e i paesi più ricchi della Terra. In questi ultimi avviene circa il 67% dello spreco mondiale di derivati animali.

Il direttore generale della FAO Josè Graziano da Silva invita tutti coloro che sono inseriti nella linea di produzione e vendita a dare una mano per ridurre il problema, si tratti di agricoltori o pescatori, come dei rivenditori finali e degli stessi governi locali e nazionali o dei consumatori:
Queste tendenze mettono un’inutile e insostenibile pressione sulle risorse naturali più importanti, e devono essere invertite. Tutti devono apportare modifiche a ogni anello della catena alimentare per evitare che vi sia spreco di cibo, oppure riutilizzare o riciclare laddove è possibile. Oltre all’imperativo ambientale, ve n’è anche uno di natura etica: non possiamo permettere che un terzo di tutto il cibo che viene prodotto nel mondo vada perduto, quando vi sono 870 milioni di persone che soffrono la fame.

Nessun commento:

Posta un commento