domenica 31 agosto 2014

Il microchip della brousse


Il signor Morabe è un quarantenne Tanalana che abita a Besely Nord e, come tutti i martedì, se ne andava a spasso per il mercato settimanale con il suo lefo, la sua lancia tradizionale, come del resto fanno tutti i Tanalana da quelle parti. Senonché, quella mattina di un martedì dell’aprile scorso, c’erano tre personaggi che non sempre si fanno vedere al mercato. Erano armati di fucili, che portavano a tracolla e che fanno parte della normale dotazione della polizia rurale di Itampolo. Siccome c’è un provvedimento governativo volto a limitare gli omicidi della brousse, dovuti alle troppe armi bianche in circolazione, uno dei tre poliziotti intimò a Morabe di consegnargli la lancia, mentre gli altri due, forse meno masiaka, cattivo, del loro collega, stavano a guardare. Ovviamente, Morabe si rifiutò di consegnare il suo amato lefo e per tutta risposta Manandaza, il poliziotto masiaka, di etnia Masikoro, lo colpì su un braccio con il calcio del fucile. Morabe gli restituì il favore con un pugno sul mento, abbastanza doloroso se si considera che Morabe portava al dito anulare un grosso anello di metallo. Manandaza cadde a terra con un gemito e i suoi due colleghi agguantarono Morabe e gli misero le manette ai polsi. 

 
Incredibile ma vero, le manette si ruppero e i tre poliziotti dovettero scortare Morabe fino al commissariato di Itampolo per tutti i 15 (o 18) Km che separano Besely Nord dal piccolo capoluogo del distretto, senza neanche una corda con cui legare le mani del prigioniero. Non sapevano, i meschini, che Morabe si era dotato di un microchip sottocutaneo del tutto particolare, inseritogli dall’ombiasy di fiducia e costituito da un legnetto magico con funzioni di amuleto contro pallottole vaganti, colpi di lefo, di famaki e pure contro le manette della gendarmeria. L’amuleto, quel martedì di aprile, funzionò alle perfezione e Morabe fu contento della spesa fatta comprando quel legnetto miracoloso. Tina non ha saputo dirmi, perché Morabe non vuole che si sappia, in quale parte del corpo gli è stato inserito, ma poco importa. L’importante è che funzioni.
Noi razionalisti possiamo spiegare il “miracolo” dicendo che le armi in dotazione di esercito e polizia malgasci, dagli aerei ai carri armati, dai kalashnikov alle manette, lasciano un po’ a desiderare e probabilmente non sono neanche sottoposti a regolare manutenzione, ma a Morabe nessuno riuscirà a fargli cambiare idea perché, come tutti i Tanalana, è saldamente convinto della valentia degli ombiasy.

I tre poliziotti e il loro prigioniero arrivarono a Itampolo. A Morabe, che in fondo non aveva ucciso nessuno ma solo resistito a tre pubblici ufficiali, fu offerta la possibilità di riavere la libertà, e di tenersi il lefo, se avesse pagato l’ammenda di 100.000 ariary, circa trenta euro. Morabe accettò e disse ai poliziotti di aspettare che sarebbe andato a prendere il denaro e glielo avrebbe consegnato al suo ritorno. I poliziotti lo lasciarono andare e, da quella mattina di aprile, sono ancora lì che lo stanno aspettando. I malgasci, specie quelli in divisa, quando si tratta di estorcere denaro, hanno una pazienza infinita. Come la loro avidità.

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