sabato 16 agosto 2014

Specismo tropicale



Sul quotidiano “La Nation” di martedì 12 agosto 2014 c’è un articolo in prima pagina che parla di un massacro di tartarughe ma che s’intitola: ”Eccesso di zelo delle forze dell’ordine”, con un occhiello che ribadisce: “Non deve essere usata la forza che per fini legittimi”. Il punto focale non è quindi l’uccisione di 5.000 tartarughe da parte di 43 bracconieri colti in flagranza di reato, ma il modo con cui sono stati trattati una volta bloccati. L’articolo non è firmato, dunque non posso citare l’ennesimo giornalista specista che pone l’uomo antropocentricamente al centro dell’universo quando si tratta di ladri di tartarughe e pone sempre l’uomo al centro dell’universo quando si tratta di ladri di zebù, solo che stavolta, trattandosi di bestiame di proprietà di qualche essere umano, le vittime sono i derubati, mentre con le tartarughe, che non sono animali tradizionalmente sottoposti ad allevamento, le vittime diventano necessariamente i ladri stessi, cioè i bracconieri, che, poverini, sono stati, a detta del giornalista specista, un po’ troppo strapazzati. Potenza dell’antropocentrismo!


Le tartarughe, che solo per i Tanalana sono fady, erano state catturate dai bracconieri che le avrebbero vendute come carne di brousse, la stessa che nell’Africa di lingua inglese si chiama “Bush-meat”. Sarebbero state trasformate in brochettes, cioè in spiedini, una delizia per i palati dei malgasci. Per non parlare dell’immancabile minoranza cinese che di tabù alimentari non ne ha di alcun genere e che è disposta a pagare cifre rispettabili per l’oggetto dei suoi desideri culinari. Come si vede dalla foto, sbattuta in prima pagina secondo le regole classiche del giornalismo, ci sono quattro arrestati legati in coppia con uno spago al collo. Il che, come rileva anche il giornalista specista, rimanda a vecchie stampe riguardanti lo schiavismo nelle quali si vedono i prigionieri portati sulla costa, dal centro dell’Africa, con collari di ferro che li incatenavano a due a due.

Qualcosa, nella memoria ancestrale africana, è rimasto, evidentemente. Ma il giornalista si sdegna perché i 43 bracconieri sono stati legati “come bestie”, in violazione dei diritti dell’uomo, e forse non sa che in altre parti del Madagascar la polizia lascia che siano gli abitanti dei villaggi a farsi giustizia sommaria, linciando i malaso che rubano zebù. Allora, come al solito, due pesi e due misure: se si tratta di ladri di bestiame va bene massacrarli di botte fino a ucciderli, ma se si tratta di ladri di specie animali a rischio d’estinzione, allora ci si appella ai sacrosanti diritti dell’uomo. Che poi, a legarli così sono stati per primi i Tanalana che vedevano offese le loro tradizioni e la polizia si è limitata a prendere atto della situazione. Anzi, se il mio francese non mi ha fatto brutti scherzi, la polizia non sarebbe neanche intervenuta se i Tanalana non gli avesse portato i 43 prigionieri. Dunque, caro giornalista anonimo, smettila di fare la verginella, apri gli occhi su ciò che realmente succede nel tuo paese e non prenderci in giro!

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