Fu Eugène Marais, ne “L’anima della formica bianca”, ad avanzare l’ipotesi che un termitaio in realtà non è solo una città delle termiti, ma un superorganismo composto da migliaia di cellule specializzate, rappresentate dalle singole termiti. Il singolo insetto equiparato ad una cellula.
Dev’essere stato lo spirito dell’epoca, giacché anche James Lovelock ipotizzò la Terra come un essere vivente, chiamandola Gaia. Era forse il periodo dei naturalisti mistici. Ora, sulla stessa falsariga, immaginiamo per un momento che i sette miliardi di esseri umani che vivono sul pianeta siano come le termiti di Marais.
Ne risulta un unico tiranno, composto da rigide caste e gerarchie specializzate, e con un impatto sul resto dell’ecosistema semplicemente devastante.
Tale composito tiranno si comporta in maniera spietata con gli altri abitanti del pianeta, ma vi è in lui un elemento di schizofrenia che lo rende incoerente: a volte manifesta compassione e amore verso le altre specie. E’ vero che il più delle volte si limita a parlarne piuttosto che ad agire, ma molti esempi di quella che sarebbe la strada da seguire si possono conteggiare. Esempi che però fanno fatica ad essere imitati.
Uno, ma non l’unico, di tali esempi, che rende schizofrenica l’umanità considerata come un solo organismo vivente, è la zoofilia, che oggi è conosciuta meglio come animalismo. La stessa incoerenza che si constata, a vasto raggio, nel corpo del genere umano, la si ritrova anche negli animalisti, con la differenza che questi vengono ferocemente criticati, perché così si fa con le minoranze, mentre le contraddizioni e l’incoerenza dell’umanità non vengono neppure prese in considerazione.
Ne ho parlato con una gattara, Gianna Vatri, di anni 52, di cui vi racconto in sintesi la storia. All’obbligatoria domanda su come è
nata la sua passione, mi ha risposto che l’ha sempre avuta, fin da piccola. Da quando, se non altro, all’età di tre anni, rubò (o rapì) un gattino alla sua amichetta di cinque. Dev’essere stato un amore a prima vista, se scappò con il gatto sapendo di commettere un’ingiustizia nei confronti della quasi coetanea. Era come rubare una bambola ed evidentemente, se tale episodio può essere preso a paradigma, la coscienza del bene e del male si sviluppa in tenerissima età.
Veniamo all’età adulta.
Come sono stati i rapporti con le autorità, in merito alla tua attività di gattara?
Nel 1998 mi sono iscritta alla L.A.V. e ho cominciato a collaborare con la delegata dell’epoca e in quel periodo, oltre ai banchetti di raccolta firme, ho fatto anche un paio di denunce ai carabinieri per alcuni gatti morti avvelenati. La prima volta che ho parlato con l’assessore all’urbanistica del Comune, mi guardava come se fossi un marziano.
Questo è capitato anche a me quando ho parlato con un sindaco per i rospi schiacciati sulle strade in primavera. Come sei stata trattata dai carabinieri?
Sempre con rispetto.
Non si mettevano a ridere?
No, ma rispondevano qualcosa del tipo: “Signora, vedremo cosa si può fare” e si capiva che non avrebbero fatto niente. Infatti, non è mai stato trovato alcun responsabile di tutti gli avvelenamenti che ci sono stati. Ho avuto più aiuto dal capo dei vigili urbani e da una vigilessa di cui non ricordo il nome. Era più che altro un aiuto morale e mandavano sempre qualcuno a controllare quando li avvisavo che le cucce che mettevo venivano distrutte o gettate nel laghetto, sulle rive del quale c’era una colonia di gatti. Anche le ciotole con il cibo venivano gettate in acqua o fatte sparire.
Erano ragazzini a fare quei danneggiamenti?
No, no, erano adulti.
E come te lo spieghi?
Non me lo spiego, se non pensando che c’è tanta gente cattiva in giro, che si diverte a far del male agli altri. Sapevano che io e le mie amiche gattare seguivamo con dedizione la colonia.
Io avrei una spiegazione: gli animalisti sono rinnegati della razza umana.
Può darsi, però le autorità ci hanno sempre dato una mano, almeno a parole. Anche il veterinario della ASL una volta è venuto a fare un sopralluogo, per un gatto avvelenato. Finché un giorno del 2005, forse perché gli assessori e i sindaci che si sono avvicendati erano stufi di avermi tra i piedi, ottenni dal Comune di Codroipo l’area di una polveriera dismessa, sita in territorio comunale. Era recintata e aveva delle strutture in muratura ancora in piedi che potevano servire come gattile.
Infatti, con delle gabbie a scatto, grazie all’aiuto di mio marito e di alcune amiche, trasferimmo tutti i gatti del laghetto nella ex polveriera.
E’ stato un periodo brutto, immagino, con tutti quei sabotaggi.
Il peggio era che ci facevano sparire anche i gatti. Di molti non abbiamo mai trovato i corpi. Ne abbiamo persi circa venticinque in
quegli anni.
Ma se avessero avuto il microchip li avreste ritrovati?
Non credo, perché per quel che ne so il chip serve solo per l’identificazione del proprietario, ma se non c’è un’anagrafe con i dati aggiornati o se il Comune non ha i soldi per comprare il lettore apposito, è come non aver fatto nulla. So che se ne parlava, di impiantare il microchip, ma non se n’è mai fatto nulla. Le solite cose all’italiana. Comunque, se ha senso metterlo ai cani, che scappano e fanno chilometri di strada, non ha alcun senso metterlo ai gatti che solo territoriali.
Questa storia degli animalisti favorevoli ai microchip sugli animali d’affezione ha fatto sì che alcuni complottologi come Corrado Penna, titolare di Scienza Marcia, ci accusassero di svolgere un lavoro propedeutico all’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale. Tu cosa ne pensi?
Io non me ne intendo di politica. Non so chi sia questo signore e non capisco cosa voglia dire Nuovo Ordine Mondiale.
Significa che siamo al servizio di chi vuole instaurare una dittatura su tutto il pianeta.
Io non sono al servizio di nessuno. La mia passione per gli animali, e per i gatti in particolare, risale a quando avevo tre anni. L’unica associazione a cui ho aderito è stata la L.A.V. e di politica o di finanza non mi sono mai interessata. Ma se come dici hanno proposto di mettere il microchip ai bambini piccoli e il prossimo anno lo fanno diventare obbligatorio in America, può darsi che questo signor Penna l’abbia vista giusta. Solo non capisco cosa c’entro io con questo Nuovo Ordine Mondiale.
Sei sicura di non aver preso soldi dai Rothschild o dai Rockefeller?
Oddio, non so neanche chi siano questi qua!
Sono due delle più grandi dinastie di banchieri che comandano il mondo e che finanziano Greenpeace e WWF. La mia era una domanda scherzosa.
Io non ho mai avuto soldi da nessuno. Solo capitava che, se qualcuno voleva darci una mano, chiedevamo cucce, coperte, giornali da mettere sul pavimento del gattile o qualche aiuto alimentare per i mici. Dal Comune abbiamo avuto l’area dell’ex polveriera ed è già tanto. In altri posti le amministrazioni comunali osteggiano le gattare o altri animalisti che si occupano di randagismo.
Già, proprio le persone che fanno il lavoro al posto del Comune!
Ma non c’è solo il cibo. Chi paga le sterilizzazioni?
La maggior parte le pago di tasca mia.
E i prezzi?
Per le femmine 120 euro e per i maschi 90, ma per i gatti sterilizzati dal veterinario del Comune ci sono tariffe più basse, non so di
preciso.
Quanti sono i gatti del gattile e quanto spendi per mantenerli?
Al momento dovrebbero essere 27, ma ogni tanto qualcuno finisce sotto le macchine o viene portato via dalla volpe. Spendo intorno ai 100 euro al mese.
Parliamo ora di una questione spinosa, un’accusa fondata che non viene dai complottologi, ma da persone sincere che amano gli animali come noi. Ti sembra giusto nutrire cani e gatti con la carne di altri animali assassinati?
No, non è giusto, ma cosa ci posso fare? Io posso decidere per me, e infatti sono vegetariana, ma il gatto è un carnivoro puro. Se non gli dessi scatolette di carne, andrebbe in giro a far strage di uccellini, lucertole, topi e talpe.
Ma ti senti a posto con la coscienza?
Sì, perché siamo stati creati così. Altrimenti dovremmo eliminare tutti gli animali carnivori.
Non dico questo, ma intervenire su quelli che sono sotto la nostra responsabilità. Per esempio, gli Hare Krisna non accolgono nei loro Ashram animali carnivori, ma solo erbivori.
Io non potrei vivere senza i miei gatti e penso di fare tutto il possibile per loro e anche per gli animali cosiddetti da carne, con banchetti, petizioni, manifestazioni, ecc.
In Gran Bretagna ci sono in vendita crocchette vegetariane anche per i gatti.
Bene, quando saranno in vendita anche da noi, nei supermercati, allora le comprerò anch’io!
L’ideale sarebbe ricevere finanziamenti dai Rockefeller o dai Rothschild, così da poter comprare quelle che sono già adesso in vendita, carissime, nei negozi specializzati. Io ho lo stesso problema con la mia cagnetta.
I negozi di cibi biologici e quelli di prodotti per animali d’affezione sono off limits per le mie finanze, e ci vado il meno possibile. E’ una situazione ingiusta e come al solito vengono penalizzate quelle persone di buona volontà che vorrebbero agire per il verso giusto.
Grazie Gianna per le tue risposte e un encomio per la tua dedizione.
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