sabato 31 dicembre 2011

I guerrieri dell’arcobalena



Non prendiamoci in giro! Il sushi sta andando di moda, il turista a sbafo Maurizio Roversi mangia carne di balena quando va in Giappone e il governo giapponese non ha nessuna intenzione di rinunciare agli studi scientifici sulle balene. Non sia mai che quattro oscurantisti imperialisti occidentali interrompano gl’importanti studi sulla bontà della carne di balena e sui mille modi di cucinarla!
Voi americani vi rimpinzate di beef, hamburger e chicken e noi vogliamo che ci lasciate mangiare il nostro cibo tradizionale, delfini compresi. Vogliamo che rispettiate le nostre antiche tradizioni, altrimenti vi scateniamo un’altra Pearl Harbour. Oppure i nostri ninja migliori.

giovedì 29 dicembre 2011

Non desiderare il pelo d’altri


Com’è noto, la Chiesa cattolica ha cancellato il secondo comandamento e ha sdoppiato il decimo, così da rientrare nel numero legale di dieci. Lo ha fatto perché altrimenti avrebbe dovuto rinunciare alle innumerevoli e tradizionali decorazioni religiose che la Bibbia vieta, ma che i fedeli amano venerare nei luoghi di culto. Dal punto di vista dell’arte è stato un bene che abbia manipolato la sacra scrittura, perché se no oggigiorno ci troveremmo le chiese spoglie come moschee e una grossa fetta di cultura non avrebbe mai visto la luce.
Obiettivamente, i dieci comandamenti del Vecchio Testamento erano roba per pecorai che vivevano nelle tende, non per un popolo evoluto e amante dei gadgets.
Così, quando il decimo comandamento originario imponeva di non desiderare la roba (in senso verghiano), la donna, il servo, l’asino e il bue altrui, intendeva dire che un patriarca beduino non doveva farsi tentare dall’idea di uccidere il suo vicino per appropriarsi dei suoi beni, ammesso e non concesso che le di lui mogli, i suoi servi e il suo bestiame, fossero da considerarsi merci e beni materiali.

martedì 27 dicembre 2011

Nei secoli ferale


Si è spesso dibattuto sull’importanza dei giornali e degli altri mezzi d’informazione, in primis la tivù, nel plagiare i comportamenti e le opinioni delle folle, tanto che chiamarli d’informazione è più un eufemismo che altro.
Dovrebbero essere chiamati mezzi di propaganda. Ma, se nell’atto di propagandare una certa idea o un certo prodotto c’è il destinatario, il pubblico, e c’è il medium, di carta o via etere, chi è il propagandista?
In alcuni casi è facile riconoscerlo, o almeno intravederlo, ma nel caso del circo, chi è che vuole farcelo vedere bello a tutti i costi? A chi interessa che continui ad esistere? Nato dalla tradizione dei Sinti girovaghi, che facevano ballare gli orsi e le scimmie, e sviluppatosi attraverso i secoli ferali della fantasia applicata allo sfruttamento animale, il circo non ha mai smesso di maltrattare le bestie e nemmeno ha intenzione di farlo.
Forse gli odierni circensi non sono più d’origine zingara, essendosi imparentati con genti del posto. Nel caso degli italiani, Togni e Orfei hanno poco in comune con cognomi tipo Levacovich e Hudorovich, ma a tormentare gli animali son capaci tutti, anche i Gagi, specie se c’è gente disposta a pagare per assistere al loro camuffato maltrattamento.
E come nel caso della corrida spagnola c’è chi giura che si tratti di un’arte, così anche da noi non mancano gli apologeti di quello che retoricamente viene definito il più grande spettacolo del mondo.

sabato 24 dicembre 2011

Vanna Marchethon




Un paio d’anni fa andai a rendere omaggio a Don Carmelo, originario di Mineo, in Sicilia, e direttore del collegio Don Bosco a Tulear, in Madagascar. Fra le altre cose, gli chiesi un parere sul gran numero di pick–up dell’UNICEF, del WFP (programma mondiale per l’alimentazione) e di altri enti umanitari che vedevo circolare per le strade dell’isola.
Poiché mi ero dichiarato perplesso circa l’utilizzo dei fondi pubblici, che erano stati devoluti per l’infanzia abbandonata e per la popolazione indigente, mentre con estrema disinvoltura venivano invece utilizzati per l’acquisto e il mantenimento di grosse vetture, Don Carmelo mi confermò che era al corrente di tale andazzo, cha anche lui lo trovava scandaloso e che il 90% del denaro raccolto serviva per il mantenimento della struttura che gestiva la cosa.
Se si tratta di emanazioni delle Nazioni Unite, i soldi vengono forniti direttamente dai governi, senza sentire il parere dei cittadini, ma in altri casi, e forse non in alternativa ma in concomitanza, le stesse organizzazioni sedicenti umanitarie indicono campagne di raccolta fondi mediante i mass-media, invitando le persone ad essere generose.
Loro le chiamano campagne di sensibilizzazione.

giovedì 22 dicembre 2011

Sei zampe, con rugiada


Tempo fa ho accompagnato la mia anziana madre a far visita a un suo fratello malato di Alzheimer. Avevo con me la mia cagnetta. Sulla porta dell’abitazione vengo fermato dal padrone di casa che mi dice: “Tu puoi entrare, il cane no”. Mi dispongo così a rimanere in cortile in attesa che mia madre espleti i suoi doveri di relazioni parentali, quando dopo un po’ la moglie di mio zio m’invita ad entrare dicendomi che suo marito non capisce niente.

“Tieni in braccio il cane, magari, se non ti dispiace!”.
Entro e mi siedo con Pupetta in braccio ma, a quel punto, si verifica una scena curiosa. La moglie di mio zio comincia a fare le moine e ad accarezzare la cagnetta che, del resto, dimostrava di apprezzare. Il tutto, sotto lo sguardo di suo marito.
Quando la donna smetteva, questi in tono autoritario le ingiungeva: “Adesso, vai a lavarti le mani!”.

martedì 20 dicembre 2011

L'amore senza nome



C’è chi accusa coloro che mostrano compassione per gli animali di voler più bene ad essi che agli uomini. Sono in tanti a pensarla così, trasversalmente, sia tra i cristiani, che tra i laici, sia tra gli spiritualisti che tra gli atei, sia tra la gente ignorante che tra quella colta.
I seguenti titoli di giornale sono esemplificativi. Ne riporto alcuni presenti nel mio archivio, tra cui tre di sacerdoti e due d’illustri firme del giornalismo italiano, per capire di cosa sto parlando.
a) “Toh, il cinghiale vale più dell’uomo”, di Aldo Grasso [1]
b) “Ama la natura odia l’uomo”, sottotitolo: “Lentamente nasce il nazismo ecologico”, di Giuliano Zincone [2]
c) “Attenti, la gente conta più dei pesci” [3]
d) “Sembrano attribuire dignità agli animali invece intendono toglierla agli uomini” [4]
e) “Che rabbia! Pensare agli uccellini e dimenticare i bambini di Sarajevo” [5]
f) “Si fa tanto per i cani e si dimentica l’uomo”, di Don Matteo Pasut [6]
g) “Cui mior, i gjatuz o i fruz di Bosnie?”, di Don Rizieri De Tina [7]
h) “Quei movimenti animalisti, guarda caso nati in Germania”, di Don Pietro Degani [8]

lunedì 19 dicembre 2011

L'assalto all'indigenza



Qualche secolo fa, in Sicilia, una compagnia di guitti ebbe la sfortuna di transitare nelle vicinanze di un paese dove era appena successa una moria di persone uccise dalla peste o da qualche altra malattia infettiva. Non ricordo dove l’ho letto, né sono riuscito a trovarne traccia su internet, ma l’epilogo di questa storia è esattamente quello che avete pensato: gli artisti girovaghi furono fermati e massacrati sul posto, in quanto riconosciuti colpevoli di aver portato la sventura in quelle contrade. Ovviamente, ancora non si conosceva l’esistenza dei microbi e tale episodio, del tutto verosimile, è uno dei tanti esempi dell’atteggiamento ostile di una particolare comunità o tribù nei confronti di un’altra comunità, di un altro gruppo o etnia o comunque del cosiddetto diverso.

venerdì 16 dicembre 2011

Non dire Rom se non l’hai nel sacco






Dopo l’assalto al campo Rom di Torino del 10 dicembre, è uscita sul Gazzettino la notizia dell’ arresto di un uomo che si era introdotto in un giardino scavalcando il recinto e cercando di rapire un cane di grossa taglia. Senza minimamente pensare al fattaccio torinese, avevo inviato un commento alla notizia in cui chiedevo se a tentare di rapire il cane fosse stato un Rom. Il commento mi è stato censurato perché, come dice la redazione del giornale veneto nel disclaimer, non si accettano commenti che contengano “espressioni volgari o scurrili, offese razziali o verso qualsiasi credo o sentimento religioso o abitudine sessuale, esaltazioni o istigazioni alla violenza o richiami a ideologie totalitarie”.

giovedì 15 dicembre 2011

Pesca al cinghiale


Ci sono scuole specializzate nel sopprimere la naturale dotazione di pietà insita in ciascuno di noi. Sono le accademie militari e tutte le caserme sparse in giro per questo sfortunato pianeta. Grazie all’astuto grimaldello della gerarchia, viene inculcato negli adepti il principio della liceità della sopraffazione dell’altro. Se il superiore ordina, l’inferiore ubbidisce, metodo caro a mafiosi, gesuiti, militari e forze dell’ordine. Mentre la mafia ha metodi tutti suoi di finanziamento e la Compagnia di Gesù riceve denaro dal Vaticano, le ultime due categorie si approvvigionano grazie ai soldi dei contribuenti, avanzando il pretesto, rispettivamente, della difesa da ipotetici nemici esterni e reali nemici interni. In virtù di questo escamotage, i militari impinguano i loro conti correnti bancari e ingombrano gli arsenali, nell’attesa di riuscire ad individuare un nemico esterno che gli fornisca una ragion d’essere. Le forze dell’ordine, parimenti, anche se pubblicizzano le loro imprese contro la malavita (che Dio la benedica, pensano gli sbirri), attuano la loro primaria ragion d’essere tutte le volte che reprimono le manifestazioni di protesta dei cittadini, fungendo da controllori e punitori del dissenso.

mercoledì 14 dicembre 2011

Lesa maestà


Quando un animale più grosso di un microbo uccide un essere umano, inconsciamente si pensa a un atto di lesa maestà, dal momento che ci è stato insegnato fin dalla tenera età, a dottrina, che l’uomo è il coronamento della creazione e che solo lui possiede l’anima ed ha diritto alla vita eterna.
Poiché microbi e, in tanti casi, anche animali più grossi non vogliono saperne di rispettarci e di smetterla di ucciderci, ci viene il sospetto che qualcosa non funzioni a dovere, nel quadro generale delle disposizioni divine nei nostri confronti. Per la verità, sono molte le incongruenze quotidiane che ci dovrebbero indurre a mettere in discussione gl’insegnamenti dell’infanzia in materia religiosa, ma la fede è di per se stessa un potente talismano contro quelle che gli stessi fedeli considerano le tentazioni del demonio, ma che gli atei definiscono barlumi di razionalità.

martedì 13 dicembre 2011

Barbarie import export


Ci hanno provato con Halloween e ci sono riusciti! La Chiesa regolarmente protesta dicendo che è una festa pagana che non fa parte delle nostre tradizioni cristiane, ma la filosofia predominante, anglosassone, del “In God we trust”, sembra essere prevalente. Del resto, i nostri padroni a stelle e strisce sono in prevalenza protestanti e da un po’ di tempo in qua il potere del Vaticano viene messo sempre più in crisi. Una batosta via l’altra, per il Santo Padre!
Se si tratta di vendere zucche traforate, maschere horror e ciarpame simile, non ci sono santi e il motto “business is business” è sempre valido, anche con pagliacciate carnevalesche d’importazione. D’altra parte, noi, agli americani, abbiamo dato la mafia e loro ci danno feste paganeggianti prive di radici storiche nel territorio. I nostri commercianti ringraziano e, obiettivamente, tra la mafia e Halloween, non so chi dei due ha avuto in dono la peggiore.

lunedì 12 dicembre 2011

Cosa succede dopo la morte?


Forse non dovrei parlare della morte, giacché a qualcuno potrebbe venire in mente che, parlandone, si formano delle eggregore negative che prima o poi, come profezie autoavverantesi, portano alla realizzazione di quanto pensato e detto, in questo caso la morte.
Poi, mettersi a parlare di morte in un periodo in cui sui blog di controinformazione non si fa altro che parlare di quanto stiamo diventando poveri e di quali lacrime e sangue ci aspettano [1], è un po’ da sadici. Ho notato inoltre che, nel sito Stampa Libera con cui collaboro, si sta verificando una specie di forbice, leggermente schizofrenica, tra gli autori che vorrebbero spingere verso un immaginario paradiso di cambiamenti spirituali e di consapevolezza morale e quanti si attengono alla realtà (o ciò che ci appare come tale), descrivendola a fosche tinte, esagerando o meno. La spaccatura è già in origine tra gli autori e, di conseguenza, anche tra i lettori.

venerdì 9 dicembre 2011

I ragazzi della Via Paal


Da fini conoscitori della psiche umana, essendo stati loro a manipolare i nostri geni, gli Elohim [1] sanno che il nostro cervello è diviso in due parti. I taoisti hanno voluto valorizzare la cosa con lo yin e lo yang [2], mentre i regnanti di tutti i tempi l’hanno strumentalizzata mediante il principio del “Divide et impera”. Le democrazie, con i due rami del parlamento, l’hanno usata per confondere le idee alla gente.
Di fatto, dispute, diatribe, contradditori e contese sono pane quotidiano di tutti noi, specialisti esperti o semplici dilettanti e i tribunali scoppiano di procedimenti giudiziari. Al di sotto di un certo livello, la discussione può avere effetti positivi: si chiama dialettica. Al di sopra degenera in rissa, fino alle estreme conseguenze sanguinose delle guerre. Ma è sempre dal nostro doppio cervello che scaturisce il fenomeno.
Ciascuno ha la sua opinione in proposito e, nel caso delle scie chimiche di cui si è discusso a Genova il 6 dicembre, vale la pena riportare questa di Charles Bukowski: per il cittadino a cui il Sistema piace così com’è, gli sbirri saranno sempre buoni; ma per il cittadino a cui il Sistema non piace, gli sbirri saranno sempre cattivi.
In quest’ottica, riesco a piegarmi perché molti considerano le scie chimiche un pericolo e molti altri no, giacché i primi non sono contenti di come è strutturata la società, mentre i secondi ne sono del tutto soddisfatti. I primi temono insidie nelle operazioni aeree di cui non ci sono state date spiegazioni, mentre i secondi considerano i primi visionari e malati mentali.

mercoledì 7 dicembre 2011

Alberi di Natale


“Il cielo invoca pietà, quella pietà che non esiste più sulla terra. Che ne sa lei della morte, distruttore armato di fucile? Del resto è naturale: non ne sanno mai nulla, quelli che ne sono la causa”
Erich Maria Remarque
“Tempo di vivere tempo di morire”






Quei due signori che stanno ritti come manici di scopa, decorati come alberi di Natale, e che si fanno ombra con mani guantate per pararsi da una luce troppo forte, sono i generali dell’esercito italiano Roberto Bernardini e Maurizio Boni. Cito i nomi a loro eterno disdoro e a onore e gloria del Dio della Stupidità.
Essi, insieme a tutti i loro colleghi piccoli e grandi, sono responsabili della morte di 380 cavalli avvenuta 94 anni fa. Anche se a quell’epoca non erano ancora nati, io trovo i loro nominativi nel libro dell’Akasha [1], nella lista dei colpevoli. Certo, quel giorno, 30 ottobre 1917, morirono anche 31 ufficiali e 436 soldati [2], ma siccome nelle cronache terrestri di guerra e di pace gli animali massacrati per nostro uso e capriccio non vengono mai menzionati, a meno che non si tratti di quantificarne il valore pecuniario, mi premurerò di riferirmi solo alle vittime animali e non a quelle umane, per equilibrare uno schema mentale ampiamente diffuso in questa società specista. Una volta ogni tanto è giusto far dondolare il pendolo dalla parte opposta di quella abituale, ottusamente antropocentrica.

lunedì 5 dicembre 2011

Monti e i chiari di luna


Mentre Mario Monti è oggi sulla bocca di tutti e i chiari di luna sono un’espressione edulcorata e romantica dell’austerità a cui stiamo andando incontro, Montichiari non lo conosce nessuno!
O meglio, io lo conosco di fama perché sono un addetto ai lavori, ma l’italiano medio avrebbe bisogno di consultare il Codice d’Avviamento Postale per sapere in quale provincia ricade Montichiari.
Quando andavamo a protestare davanti all’allevamento di cavie di San Polo d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, sapevamo dell’esistenza di Green Hill, Collina Verde, e immaginavamo che dopo aver fatto chiudere la struttura di Giovanna Soprani a San Polo, sarebbe toccato a quello di Montichiari, ma nessuno sapeva quando ciò sarebbe successo. Ora le cose stanno precipitando e io mi chiedo da dove saltino fuori tutte quelle centinaia di animalisti che sono sfilati recentemente per le strade del comune bresciano.

sabato 3 dicembre 2011

Due nobili deretani


Due nobili deretani sono stati presi di mira dalla Sfortuna, che è la sorella scema della Fortuna, che a sua volta è imparentata con la Nemesi e la Giustizia. Insomma, una famiglia di divine zitelle acide, di origine ellenica, che si contendono i destini degli uomini e li puniscono o li premiano a seconda delle loro azioni.
Nel caso dei due cacciatori, sculacciati da rose di pallini di piombo a due capi opposti del pianeta, ad esser coinvolta prevalentemente sembra sia stata la Nemesi, dal momento che i pallini erano riservati alle anatre, ma gli si sono rivoltati contro come boomerang. E se non è Nemesi questa, non saprei chi altri potrebbe essere.
Il primo carnefice-vittima è un americano di 46 anni; il secondo un friulano di 65. Il primo episodio è successo l’uno dicembre; il secondo il due ed entrambi sono stati colpiti sul fondoschiena. Non si riportano decessi, a parte qualche miliardo d’animali ma, si sa, in una società razzista gli untermenschen non contano, non si conteggiano ed è come se non esistessero.

giovedì 1 dicembre 2011

Chi ha paura dello sciamano cattivo?


Mentre qui in Europa ci lasciamo spaventare dai quattro Cavalieri dell’Apocalisse, in paesi come Argentina e Brasile, per tacere di Cinindia [1], l’economia va a gonfie vele. Tradotto in altre parole, i paesi emergenti stanno ripetendo gli stessi errori che abbiamo fatto noi. Errori che si presentano principalmente sotto due aspetti: la distruzione dell’ambiente e lo sfruttamento dei lavoratori, tacendo di quello degli animali che non è mai cessato.
In questo senso, se possiamo affermare che la Cina, da paese comunista è diventato il più bieco stato capitalista, possiamo altresì dire che i paesi poveri che ancora conservavano vestigia delle culture native del passato, stanno facendo piazza pulita di tutto ciò che resta della civiltà primitiva che li contraddistingueva.
E’ così che mi spiego l’uccisione di quattordici sciamani in Perù, da un anno e mezzo a questa parte:
Vi è mai capitato di seguire un sentiero di montagna e, fatti pochi passi, chiedervi: “Ma cosa sto facendo? Ma chi sto prendendo in giro?”.