martedì 27 marzo 2012

La fitta agenda dell’esorcista





Tempo fa vi ho parlato di Federico Caravaggio. Oggi vi presento suo fratello. Entrambi appartengono ad una famiglia di sensitivi, giacché anche mamma e nonna hanno avuto le loro esperienze ESP. Il che m’induce a sospettare che tale “dote” sia ereditaria per via genetica, oppure per qualche altra via che a me sfugge. Affermare che sia trasmissibile per via culturale mi sembrerebbe riduttivo.
Come si vede dalla foto, Eugenio Caravaggio è quel che si dice un bel ragazzo e cosa fanno i demoni quando vedono un bel ragazzo? S’invaghiscono di lui, per lo meno quei demoni che storicamente si presentano all’uomo sotto forma di Succubi, versione femminile degli Incubi. Se la cosa suona strana, ci si dovrebbe chiedere intanto cosa intendeva il Genesi quando diceva che gli angeli si unirono con le “figlie degli uomini”. Che si tratti di un’attrazione non tanto erotica quanto spirituale? E poi, la stirpe dei giganti Nephilim, frutto dell’unione tra angeli e donne, è esistita veramente?

sabato 24 marzo 2012

Veniamo da Orione!



Almeno a una delle famose domande, da dove veniamo, abbiamo risposto! Per le altre due, chi siamo e dove stiamo andando, ci stiamo organizzando. Naturalmente, è saggio lasciare aperto ancora per un po’ qualche interrogativo, perché non si sa mai. Comunque, direi che mi sia stato utile partecipare venerdì 23 marzo alla conferenza “Miti e misteri egizi: loro relazione con il presente”, tenuta da Fabio Delizia a Codroipo, perché almeno sta cominciando a delinearsi pubblicamente quella che è la nostra origine extraterrestre. Noi stessi, che da millenni ci sentiamo attratti dal cielo e dall’ufologia, nonostante la nostra struttura fisica scimmiesca, abbiamo una patria da qualche parte, nel vasto universo, e i sospetti si accentrano sulla prima stella della Cintura di Orione. Già Alan Sorrenti cantava “Noi siamo figli delle stelle”, ancora nel 1977 e, assodato che con i film di Hollywood l’élite mondialista spesso lancia messaggi alla sonnolenta umanità, della cintura di Orione si parla nel primo Man in Black, con Will Smith e Tommy Lee Johns. Anche se bisognerebbe parlare più di cinturino che di cintura, visto che stava sul collo di un gatto, guarda caso proprio quell’animale adorato dagli egizi. I paleoastronauti venuti da Orione sulla Terra avranno avuto una qualche predilezione per il felino domestico? La Sfinge, infatti, non è altro che un grosso gatto e in lingua inglese anche leoni, leopardi e serval vengono chiamati cats. Se, arrivati sulla Terra dopo un lungo viaggio, prima di mettersi a manipolare i geni dell’Homo erectus, si fossero messi a giocare con i felini selvatici, ottenendo quella che i poeti chiamavano la tigre da salotto, diventa ridicolo pensare che gli egizi tenessero con sé i gatti solo per proteggere i granai dai topi. Per quello avevano già la mangusta. E diventa necessario spostare indietro la data della domesticazione del gatto, che al momento si attesta sui 5000 anni fa.

mercoledì 21 marzo 2012

Pendolare di frontiera



Tutti gli uomini da sempre si fanno le classiche domande: chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando, ovvero identità, origine e destino. La maggior parte delle persone si accontenta di storielle preconfezionate e collaudate da secoli, ma alcuni individui più caparbi degli altri non si rassegnano. E sperimentano metodi per scoprire la verità. Chi lo fa in genere rimane ai margini della cultura mainstream, come gli sciamani e altri bizzarri personaggi, che però godono dell’ammirazione di molti seguaci. Si può dire che gli sciamani siano dei professionisti, ma quando qualche occidentale cerca di mettere in pratica le stesse tecniche, pur senza appartenere ad alcuna cultura aborigena, è condannato a rimanere un dilettante e ad essere considerato uno stravagante. La più importante via d’accesso alle altre dimensioni, cioè a quei mondi paralleli di cui abbiamo spesso sentore, è l’attività onirica, sia quella classica, che quella meno diffusa chiamata sogno lucido.
Sulla stranezza e il significato dei sogni l’umanità s’interroga fin dagli albori della sua storia, tanto che “L’interpretazione dei sogni”, di Artemidoro di Daldi, risale al secondo secolo d.C. Il sogno è patrimonio comune e non vale la pena approfondirlo, ma non a tutti e non sempre capita di trovarsi in situazioni oniriche. Io per esempio me ne rendo conto subito, di trovarmi, pur in stato di veglia, immerso in situazioni irreali paragonabili al sogno, le situazioni oniriche appunto. Ma nulla di più!
C’è però anche chi va alla ricerca di tali impalpabili mondi, vuoi per una naturale predisposizione che lo rende speciale, vuoi per una precisa scelta volontaria, magari frutto di esercizio.

lunedì 19 marzo 2012

Mitopojesolo



Questa storia mi sta mandando fuori di testa. E non so perché. Forse per motivi geografici. Se fosse successa a Canicattì l’avrei lasciata perdere e invece è successa a Mortegliano. Ma se fosse successa a Rive d’Arcano penso che l’avrei seguita lo stesso.
La cosa curiosa è che io non sono mai stato un ufologo, né mi sono mai identificato in tale figura, ma mi sembra di aver fatto un passo notevole in direzione di un’accresciuta consapevolezza. Non sarà mica anche questo uno degli aspetti del salto quantico di consapevolezza previsto per quest’anno?
Sto vivendo l’esperienza d’improvvise intuizioni una via l’altra, concentrate nello stesso breve periodo di tempo, come non mi è capitato nei quarant’anni precedenti, se escludiamo l’infanzia spensieratamente dorata della mia quasi inutile vita.
I libri. I libri aiutano molto. Più che riempirti la mente di sciocchezze, te la aprono. Sono come apriscatole. Guai a chi non li legge, perché rimane imbozzolato nella capsula dell’ignoranza, evitando la fatica di fiorire.

giovedì 15 marzo 2012

Il mio regno per uno struzzo



Prima parte QUI
Seconda parte QUI

« L’uomo è un imbroglione - e un imbroglione è anche chi lo dice ».
Dostoevskij


Riccardo III, rimasto solo e senza vie di fuga, grida disperatamente: “Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!”.
Molti ufologi, e anche tante altre persone curiose, non avendo regni da scambiare, forse in questo periodo stanno pensando: “Darei un braccio per sapere cosa è successo alla rotonda di Mortegliano l’undici febbraio!”.
Si tratta di frase retorica, come quella del disperato Riccardo III, perché se si può conoscere la verità senza perdere parti anatomiche importanti del proprio corpo, è meglio.
Allora, facciamo il punto della situazione.

lunedì 12 marzo 2012

Hodgkin o non hodgkin?



“Essere o non essere, vivere o non vivere?”, si chiedeva il triste Principe Danese. Marco invece non aveva dubbi. Sapeva fin dall’inizio del suo calvario che sarebbe vissuto. Se fossi credente direi che c’era un progetto per lui nella mente di Dio. Più laicamente dico che la vis sanatrix naturae, già conosciuta dagli antichi, ha avuto la meglio. E’ così che dovrebbe funzionare, per tutti, se non intervenissero altri fattori frenanti, se non dei veri e propri attentati alla guarigione dei malati, messi in opera dalle strutture ospedaliere.
Delle quali, sia detto subito, non si può parlarne male in toto: si deve salvare almeno la buona fede di tanti onesti operatori che vi lavorano, tranne nel caso di casi conclamati di malasanità.
Il meccanismo diabolico che porta a fare innumerevoli vittime è sistemico e va studiato nella sua globalità, specie per quanto concerne le pressioni da parte delle multinazionali farmaceutiche sugli indirizzi di ricerca e sui protocolli applicativi delle cure. Si potrebbe parlare di Nemesi se si pensa che sono milioni gli animali torturati per il bene – presunto - dell’umanità e, parallelamente, sono milioni gli esseri umani che vengono a loro volta torturati e alla fine accorciano la loro stessa vita. Il confine tra dolo e buona fede è labile e ogni caso va esaminato singolarmente. E’ ciò che intendo fare qui, ora.

giovedì 8 marzo 2012

La dama del Vedelago



Molti pensano che le Frecce Tricolori siano un’eccellenza italiana perché ogni tanto vengono chiamate ad esibirsi all’estero mostrando quelle stesse acrobazie aeree che mi devo sorbire quasi ogni giorno, sul cielo sopra casa mia.
Poi basta che due militari italiani sparino per sbaglio ad alcuni pescatori indiani, che le nostre eccellenze in campo aeronautico vanno a farsi benedire. E nessuno più osa tirarle in ballo.
Forse c’è un pizzico d’infantilismo nel restare ammirati di roboanti, appariscenti e inquinanti spettacoli, mentre dovrebbe essere tipico delle persone adulte apprezzare la sobrietà, la meticolosità e la silenziosa professionalità di chi costruisce un bene collettivo, piuttosto di chi non costruisce nulla di utile per la collettività ma anzi sporca l’ambiente per il godimento infantile di pochi.
Il confronto tra le esibizioni aeree della P.A.N. e l’attività del Centro di Riciclo di Vedelago, in provincia di Treviso, è paradigmatico. Da una parte abbiamo sperpero di denaro pubblico, per accontentare sedicenti appassionati del volo, e dall’altra abbiamo il lavoro meritorio di una donna veneta che risponde ad una necessità da troppo tempo negletta e trascurata.
Il perché di questo ritardo si trova già nelle parole usate. Rifiuto e immondizia, come anche spazzatura, rumenta e monnezza, sono tutti termini dotati di valenza negativa. Infatti si dice rifiuto umano e siti spazzatura, mentre “Er Monnezza” era uno sbirro sui generis interpretato prima da Tomas Milian e poi da Claudio Amendola, con valenza spregiativa benché accattivante e simpatica.
Tuttavia, una volta superato il tabù dello sporco e delle malattie, ci si può accostare ai residui del consumismo con un atteggiamento disincantato e professionale. E’ ciò che sta meritoriamente facendo Carla Poli, titolare del C.R.V.

lunedì 5 marzo 2012

Compagni dei campi e delle officine



A giudicare dalle sue scelte politiche, sembra che il Partito Democratico s’ispiri più a Filippo Tommaso Marinetti e al suo Futurismo, che non a Carlo Marx e ad Engels. Se l’uomo medio rappresenta il popolo a cui la Sinistra chiede il voto, il mito del progresso si è ben bene radicato nella popolazione, nonostante da anni l’Ecologismo inviti a una maggiore moderazione sulle scelte che implicano un certo impatto sull’ambiente. Da almeno tre decenni veniamo in contatto con l’idea dei limiti ecologici da rispettare e siamo stati spesso invitati a tirare un metaforico freno d’emergenza, considerando i rischi che uno sviluppo sfrenato potrebbe comportare.
E invece, sembra che le sirene del progresso e dello sviluppo siano più assordanti dei pigolii dei Verdi che invece reclamano maggiori attenzioni agli ecosistemi e ai loro corretti funzionamenti. C’è stato anche il sociologo Roberto Vacca che nel suo famoso “Il Medioevo prossimo venturo” iniziava facendo la metafora del camion che affronta una ripida salita, con il camionista alla guida che spera disperatamente che prima o poi la salita finisca, dato che il mezzo, in quelle condizioni di marcia, è sotto sforzo e non potrà reggere a lungo.
C’è stato anche Serge Latouche che ha parlato di “decrescita felice”, ad indicare che ci sarebbe anche un modo per salvare capra e cavoli, moderando cioè i consumi senza per questo “tornare all’età della pietra”, come subdolamente minacciano i seguaci dello sviluppo a tutti i costi.