Eravamo tutti avviliti, domenica scorsa a Fiume Veneto. Non tanto perché è nostro destino, come quello di tutti i comuni mortali, terminare i nostri giorni secondo il volere delle Moire, quanto perché ci siamo accorti che il desiderio di migliorare il mondo è prerogativa di pochi – troppo pochi – esseri umani, mentre la maggioranza non fa nulla per contribuire a tale giusta causa.
Perché la gente non fa niente per rendere la vita non dico più felice, ma almeno più facile ai propri simili? Lasciamo stare le altre culture, asiatiche, africane o di altri lidi, ma qui in Occidente, con duemila anni di cristianesimo alle spalle, basato sull’amore fraterno, perché la società è così egoistica e ostile con chiunque? Perché la più nobile delle enunciazioni non ha sortito l’effetto voluto?
Ci sono passati davanti fiumi di persone paganti, clienti delle Moire che andavano ad arricchire Moira. Posso capire la pigrizia, la facilità di seguire la corrente del fiume della vita. Posso capire la disparità delle forze in campo e l’atteggiamento di base che ci porta, come specie, a curare solo i nostri interessi. Ma qui si è esagerato!
Non è possibile che dopo quarant’anni di divulgazione, di banchetti informativi, di volantinaggi e di cortei, non si ottenga un minimo risultato e tutto debba essere lasciato moirescamente al caso, alla nascita spontanea e misteriosa di pochi sensibili eletti.
Non è possibile fare la fine del cristianesimo, che non ce l’ha fatta in duemila anni, quando noi siamo solo da quaranta, o al massimo cinquant’anni, che diciamo alla gente di non andare al circo. Non è possibile!
A questo punto, conviene fermarsi a riflettere, perché ci dev’essere una falla da qualche parte, una fallacia di ragionamento. Squadra che vince non si cambia, ma metodo che non funziona si lascia perdere e fare i bravi, mettersi con un cartello al collo davanti alla biglietteria del circo, come facciamo da quaranta e passa anni, non serve a niente!
Ma il bravo cattolico e il bravo animalista, giunti a questo punto si chiedono: “Che altro possiamo fare?”
Il cattolico si chiede: “Oltre ad andare a messa, che altro serve?” e non si rende conto che il male è dentro di lui, che anche lui rientra nello squallido contesto generale. Per fortuna per il Sistema, sono pochi i cattolici a chiederselo e sono i migliori.
L’animalista si chiede: “Oltre a fare manifestazioni davanti ai circhi, che altro serve?”. Qui invece è la maggioranza a chiederselo. Almeno a Fiume Veneto, domenica scorsa, ce lo chiedevamo tutti. La rabbia e il pianto, fratelli gemelli, erano ben presenti, la prima in quasi tutti noi e il secondo in almeno due ragazze.
Una è Samira Awad, che avevo già visto versare lacrime a Tolmezzo durante un presidio davanti al circo di Mosca. Quanto male
morale spargono i persecutori di animali alla gente sensibile come Samira!
Con un padre palestinese, arrivato in Italia dopo aver lavorato in Iran e sposato con una donna italiana, Samira ha 32 anni, lavora saltuariamente come pet sitter e suo papà divorziato ora è in Cina sposato con un’altra donna. Dopo la diaspora degli ebrei, quella dei palestinesi.
Samira non ha avuto reticenze a farsi fotografare e intervistare. Sul circo come fenomeno di barbarie camuffata mi ha detto tutto quello che sapeva, ma le sue lacrime, che a un certo punto non hanno potuto fare a meno di sgorgare dal suo bel viso, mi hanno detto molto di più.
Alcune informazioni le ho spiluzzicate da altri partecipanti al presidio, saltabeccando qua e là. Per esempio, il circo di Moira Orfei, davanti al quale ci trovavamo, riceve 300.000 euro all’anno di denaro pubblico, somma facente parte dei 6.000.000 che ogni anno lo Stato versa all’Ente Nazionale Circhi, spartiti poi fra i 130 circhi italiani.
Per il mantenimento dell’esercito lo Stato italiano versa molto di più, ma nel caso dei circhi c’è l’introito costituito dai biglietti d’ingresso, mentre i soldi dati ai militari non fruttano un bel niente, se vogliamo ragionare come bottegai.
Schifo, fanno schifo entrambi: militari e circensi. Sapendolo, le due categorie hanno un continuo bisogno di camuffarsi dietro falsi pretesti: la difesa della patria gli uni, il divertimento di grandi e piccini gli altri.
Tutti loro addetti ai lavori sono ben inseriti nella Matrix, nel regno illusorio di Maja, con nemici inesistenti che se non ci sono li s’inventa e spettacoli a luci abbaglianti con animali sfruttati e maltrattati, ma ufficialmente coccolati e vezzeggiati.
Il pubblico applaude, scambiando luci, colori, suoni e movimenti per qualcosa di simile alla felicità, pensando che ingannare i propri figli sia necessario per la loro corretta crescita e maturazione.
Che cosa imparano i bambini in realtà? Che di tigri, cammelli e orsi si può fare ciò che si vuole. Che sono nostri burattini da usare a nostro piacimento, come i giocattoli di plastica che si tirano fuori dal baule, ci si gioca un po’ e li si sparpaglia sul pavimento di casa, con successiva disperazione di mamma che li deve rimettere a posto.
Animali come giocattoli.
Il mondo è nostro. Cammelli e dromedari sono nostri. Elefanti e zebre sono nostre. E pure il leone Artù, albino verace quanto
veracemente malvagia è la circe col parruccone, Moira, che una volta si faceva chiamare “degli elefanti”.
Troppo lungo il filo che le sue colleghe Moire le hanno assegnato. Era meglio se moriva da piccola, nella culla del carrozzone parcheggiato a Codroipo, in quel lontano inverno del 1931.
E invece le Moire non badano alla qualità morale dei comuni mortali. A tutti, buoni e cattivi, danno fili della stessa lunghezza, brevi o lunghi a seconda del volere capriccioso di Atropo.
Eppure, per ingentilire gli animi degli occidentali, ne è stato fatto di lavoro! Nessuno ha mai fatto il calcolo delle ore passate a manifestare, a volantinare e a distribuire materiale educativo con gazebo e banchetti, compiendo quella che si chiama sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Nel 1983 è nato Le cirque du Soleil, che non usa animali, ma non so se possiamo attribuircene il merito. Comuni come Alessandria hanno vietato l’attendamento dei circhi con animali, ma poi cambiava la giunta e tutto ricominciava daccapo.
Centocinquanta parlamentari della repubblica hanno firmato una proposta di legge per proibire l’utilizzo di animali nei circhi, ma poi il governo cadeva e tutto ricominciava daccapo.
Centocinquanta amministrazioni comunali hanno messo all’ordine del giorno la richiesta di interdire l’attendamento dei famigerati sfruttatori di animali, ma poi i partiti d’opposizione, stanchi e annoiati, votavano contro e tutto ricominciava daccapo.
Noi animalisti è da quarant’anni che ricominciamo daccapo e se non siamo ancora caduti in depressione o sprofondati nella frustrazione è perché, come le tigri bastonate, vogliamo vivere.
Il domatore deve spezzare ogni sentimento di rivolta contro l’uomo aguzzino, deve far capire ai grossi felini chi comanda e l’unico modo che ha è quello di riempirli di botte al minimo accenno di ribellione. Ne va della vita del domatore stesso, se ragionassimo come lui. Ma noi stiamo dalla parte delle vittime, sempre, e ragioniamo come gli animali, con quello strumento di cui siamo dotati chiamato empatia.
Se centinaia di persone ci sono passate davanti per andare – gregge assuefatto al male – a pagare il biglietto d’ingresso, è forse perché di empatia ce n’è pochina in giro.
Mi chiedo se ce n’è mai stata nella nostra società e in che quantità. Mi chiedo se in passato c’era più partecipazione emotiva verso le ingiustizie, se le cose sono migliorate e se in futuro ce ne sarà di più o di meno.
Infine, mi chiedo se per caso questa mancanza d’empatia nel pubblico sia voluta da chi detiene il potere, in quanto funzionale alla
perpetuazione del medesimo. Vuoi vedere che se la gente sapesse come vengono addestrati gli animali nei circhi, verrebbe a sapere anche la verità sugli attentati false flag, sul perché delle scie chimiche, sugli alieni, sugli Illuminati e su tante altre cosette rigorosamente occultate!
Non può essere l’ignoranza a giustificare tanta complicità con i sadici domatori dei circhi. Non dopo quarant’anni di divulgazione da parte nostra. Che fine hanno fatto quei milioni di volantini distribuiti? Usati per accendere il fuoco nella stufa?
Neutralizzati da RAI 3 con il suo Festival del circo di Montecarlo, con quell’ochetta svedese a fare la sua parte come presentatrice?
Pordenone nei giorni scorsi era tappezzata di locandine gialle e blu, con il faccione serio e simpatico del leone Artù e quello rivoltante e odioso di Moira. Invece che mettersi davanti ai cancelli con i cartelli, avremmo dovuto ripulire la città, alla maniera del sindaco Giuliani, strappando via tutti i manifesti, i cartelloni e i volantini del circo.
Io lo faccio nel mio paese, anche sotto gli occhi della gente che passa, la quale, sospettando la consumazione del reato di danneggiamento aggravato, se per caso dovesse chiedermene ragione, riceverebbe risposta pertinente e ragionata.
Finora nessun compaesano si è permesso d’interrompere con obiezioni la mia sacrosanta opera di pulizia dei muri, forse perché la mia fama d’animalista “cattivo” glielo sconsiglia. O forse per la stessa ragione per cui vanno in gregge a vedere uno spettacolo che sanno essere diseducativo. Amorfi, passivi e apatici, cioè bravi cittadini.
Almeno un paio di nuclei familiari, di quelli che mi sono passati davanti domenica, hanno dato risposte rassegnate del tipo: “Lo so, avete ragione, ma…..”.
Oppure, più stupidamente: “Avete ragione, ma come facciamo vedere gli animali ai nostri figli? Se non li portiamo al circo ci tocca portarli allo zoo”.
Strano che non abbiano mai sentito parlare dei documentari della BBC, di Geo&Geo, di Licia Colò, di Piero Angela e del compianto Giorgio Celli. Vabbé, quel genitore sarà vissuto in una grotta, o forse l’URAR gli ha confiscato la televisione.
La verità è che la gente è intimamente cattiva e se può far del male senza averne conseguenze penali, lo fa. Ne approfitta. Da’ soddisfazione vedere la prepotenza umana all’opera, sapere che la nostra specie è ancora saldamente al comando su questo pianeta. A volte, la prepotenza offerta da telegiornali e talk show non basta. Bisogna vederla dal vivo sugli animali. Finché la legge lo permette.
Insomma, pubblico ottuso e pagante da una parte, istituzioni ottuse e corrotte dall’altra, con l’aggiunta dei dirigenti ottusi di RAI 3 ex comunista, a fare da altoparlante mediatico, ottengono il risultato che migliaia di animali selvatici vengono catturati nelle savane e nelle foreste, trasferiti in climi diversi, a disdoro del ministro Clini, e avviati sulla strada della prostituzione spettacolare, con guardoni paganti che godono della loro umiliazione e con operatori assassini che li punzecchiano, li martellano e li bastonano a più riprese, in fase preparatoria.
Questo è il più bello spettacolo del mondo, diceva Barnum. Entrino, siori e siore! Benvenuti al circo! Benvenuti all’inferno!
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