mercoledì 22 gennaio 2014

I corsi e i ricorsi della Storia

 
Tratto da "2084 - L'apoteosi dell'arianità", pubblicato nel 1995

Sul piano eminentemente pratico bisogna registrare l'insignificanza delle perdite umane da parte dei bianchi mentre il nemico era stato semplicemente disintegrato. L'umanità, com'è sua abitudine, seppe sopravvivere al trauma atomico anche perché i telegiornali degli stati di razza bianca diedero notizie completamente distorte circa l'andamento della guerra. E' ovvio che la libera informazione fu liquidata fin dall'inizio del conflitto.
Ma fin qui non ci sarebbe nulla di straordinario nel resoconto dei fatti, così come furono vissuti da Binatti Marcello, se non fosse per un particolare,  per una intuizione geniale che venne a qualche oscuro funzionario di qualche ministero della guerra. Che l'umanità dovesse alla fin fine prendere le armi per motivi razziali, bianchi contro neri, come in un'immensa partita a scacchi era fin troppo scontato. Fin troppe volte gli economisti e i sociologi avevano preannunciato, già a partire dagli anni settanta, o anche prima, del ventisimo secolo, il graduale acuirsi dei problemi economici del sud del mondo e il probabile insorgere di conflitti armati tra nazioni ricche e paesi poveri. Alla fine tutto ciò si verificò puntualmente. Ma ciò che nessuno aveva previsto furono gli sviluppi sociali che si verificarono nel dopoguerra fra i popoli vincitori.


Desta qualche meraviglia, almeno fra le anime meno smaliziate, che i governi dei bianchi dovessero ricorrere alla menzogna sistematica e alla più subdola forma di manipolazione dei cervelli che la tecnologia metteva a disposizione, ma anche questo poteva essere previsto in anticipo. Se si pensa alle difficoltà di carattere emotivo che i governi dovettero superare fra le proprie stesse truppe, pur sempre imbevute di ideologia cristiana, seppur blanda, si capisce che fu prioritaria premura della coalizione dei bianchi quella di affinare e utilizzare le più sofisticate tecniche di propaganda e di persuasione, più o meno occulta, allo scopo di vincere le eventuali resistenze di ordine etico da parte della popolazione.  Addirittura fu riesumato il nazismo hitleriano che venne additato come l'antesignano e il precursore della Nuova Cultura, come tentativo, purtroppo fallito, di dare dignità alla razza bianca, palesemente superiore alle altre, e di porla al suo giusto posto, che era ed è e sarà quello dominante.

Si faceva un'eccezione per i giapponesi i quali, seppure strutturalmente di razza gialla, si potevano considerare dei bianchi adottivi in quanto avevano assimilato il pensiero culturale e la mentalità imprenditoriale dell'Occidente.
Come il nazismo non solo si prefiggeva di sterminare le razze non ariane ma anche di piegarle alla sua volontà e di sfruttarle per i propri fini, così la Nuova Cultura, in auge nella prima metà del ventunesimo secolo, (e questa fu l'intuizione di quell'oscuro funzionario) diffuse l'idea della liceità di ogni tipo di utilizzo dei superstiti di colore sopravvissuti all'ecatombe nucleare. Su tutto il mondo, ormai saldamente in mano alla cultura di quello che un tempo si chiamava Occidente, ma che ora aveva tutta l'aria di diventare un unico governo mondiale, aleggiava la tacita autorizzazione per chiunque di servirsi a piacere dei pochi negri, negroidi, mulatti o indios rimasti incolumi qua e là e portati  schiavi nel nord.

Se il nazismo era riuscito a produrre solo poche saponette con il grasso e qualche paralume con la pelle degli ebrei, la Nuova Cultura ora autorizzava, anzi auspicava, il pieno uso dei vinti per i più vari scopi. Fatta salva la necessità di salvaguardare le razze di colore, e per questo obiettivo si erano mobilitati gli scienzati della Confederazione, i singoli individui, generalmente di proprietà di famiglie ricche, potevano essere impiegati in qualsiasi maniera e financo uccisi, se necessario. Uno dei primi provvedimenti presi dall'Ordine degli scienzati fu quello di depositare nelle banche del seme lo sperma e gli ovuli dei vinti poiché, sebbene la guerra fosse finita da un pezzo, l'odio verso la gente di colore era ancora vivo e quindi capitava che ogni tanto qualcuno dei sopravvissuti venisse riconosciuto e linciato dalla folla.

Per cui, affinché non si perdesse il patrimonio genetico della razza, il governo della Confederazione stabilì di tenere a disposizione sperma e uova da fecondare in caso di neccessità tramite riproduzione artificiale. In questo modo si appagarono le richieste di conservazione delle razze, quasi un museo in potenza, che provenivano dal mondo della scienza. Inoltre, in un secondo momento, i governi vincitori avrebbero potuto anche sfruttare la cosa sotto l'aspetto commerciale, quando l'odio verso la gente di colore sarebbe scemato. Frattanto, le forme di sfruttamento ai danni dell'esiguo numero  di sopravvissuti ricalcarono quelle che un tempo venivano riservate agli animali domestici, anzi, in alcuni casi, si sostituirono ad esse. Così si pensò di far riprodurre in appositi centri e sotto la massima sorveglianza tutte le femmine di colore che erano fisiologicamente in grado di farlo. In questo settore, l'inseminazione artificiale fece miracoli. Di modo che, sottoponendo a gestazione coatta e a ciclo continuo le femmine feconde, si arrivò nel giro di pochi anni a un consolidamento numerico delle varie razze: negroide, australoide, india, mongola e altre minori. Il successo fu strepitoso e ovunque sorsero allevamenti di razze inferiori da adibirsi ai più svariati usi.

Inizialmente il governo della Confederazione vide con favore la crescita di tale settore economico ma in un secondo tempo i capi politici e militari (spesso i due gruppi si identificavano) cominciarono a preoccuparsi perché non volevano che i vinti aumentassero troppo di numero anche se, essendo in stato di totale reclusione, non potevano nuocere in alcun modo. Ma, non si sa mai!
Del resto, era ancora imperante la propaganda bellica e ben salda nelle loro menti quella serie di informazioni sui neri e gli altri colorati inerenti la loro notevole capacità riproduttiva. Quindi il governo sottopose a severo controllo tutti gli allevamenti che sorsero di continuo tra la fine della guerra e gli anni cinquanta.

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