Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
Che fossero davvero 100 mila o meno poco importa, a sfilare a Milano a favore dell’immigrazione (di ogni tipo di immigrazione) e
contro i razzisti (cioè tutti coloro che non vogliono l’immigrazione
che sta sommergendo Italia ed Europa) c’erano tutti ma proprio
tutti, quelli che grazie agli immigrati illegali provenienti dalla
Libia gonfiano i propri fatturati al ritmo di 4/5 miliardi di euro
anni. Soldi nostri e in piccola parte dei contribuenti europei.
Cooperative, associazioni enti cattolici e di sinistra che si
spartiscono il grosso della torta stanziata per l’accoglienza di
immigrati illegali giunti in Italia pagando criminali. Non potevano
mancare nell’allegro corteo le organizzazioni che rappresentano le
comunità di immigrati, certo preoccupate quanto le associazioni di
cui sopra che un giorno l’Italia possa riprendere in mano la sua
sovranità ricominciando a controllare le frontiere bloccando i
flussi dalla Libia o riassumendo il controllo del territorio
nazionale procedendo a rapide e massicce espulsioni dei clandestini.
Infatti più di Salvini, populisti e sovranisti, nel mirino delle
contestazioni è finto il PD e soprattutto Matteo Renzi (assente) e
il ministro degli Interni, Marco Minniti, accusato col suo decreto
blando quanto difficile da attuare, di voler bloccare i flussi di
migranti. Non potevano mancare i Vip e le star del buonismo
politicamente corretto, da Gino Strada a Roberto Vecchioni, né i
tanti amministratori locali e politici cattolici e di sinistra in
cerca di quei consensi che certo l’associazionismo beneficiato dal
business dei migranti non farà loro mancare. Certo alcuni di loro,
come il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sono stati contestati da
chi sostiene che si potrebbe fare ancora di più per accogliere un
numero maggiore di immigrati illegali africani e musulmani. “Si può
fare di più”, come diceva una vecchia canzoncina a sfondo
buonista-umanitario e del resto gli “antirazzisti” che hanno
sfilato a Milano hanno le idee chiare su come eliminare
l’immigrazione illegale: aprire le porte e legalizzare chiunque
entri.
Per questo un po’ stonata è risultata la presenza del
Presidente del Senato o della segretaria della CGIL Susanna Camusso.
Dal primo sarebbe lecito attendersi un approccio al problema
immigrazione diretto più alla tutela degli interessi nazionali che
non sembrano certo in linea con l’operazione di svuotamento
dell’Africa attuata negli ultimi 4 anni in modo sistematico. Del
resto, dopo le esternazioni sul tema della Presidente della Camera,
Laura Boldrini, nulla può più stupire. Dalla seconda ci si dovrebbe
aspettare almeno il tentativo di tutelare i lavoratori italiani dalla
concorrenza al ribasso (dei redditi come dei diritti) consentita
dall’arrivo di immigrati pronti ad accettare paghe da fame, come
gli operai bengalesi che ai piedi del Vesuvio lavorano in laboratori
tessili a 1,5 euro l’ora.
Purtroppo oggi neppure i leader della CGIL studiano Carlo Marx
perché se lo facessero ricorderebbero come l’arrivo degli
immigrati dalla povere campagne dell’Irlanda nella seconda metà
dell’800 minò i diritti ottenuti al prezzo di tante lotte dagli
operai inglesi: gli irlandesi si offrivano sul mercato del lavoro
accettando paghe anche dimezzate. Ma che volete? Siamo nell’era di
Twitter, SMS e Facebook, dalla classe dirigente italiana non possiamo
ragionevolmente attenderci nulla di più di qualche slogan. E quelli
non sono mancati a Milano. “Voglio essere un costruttore di ponti
non di muri", ha detto con entusiasmo Nicola Fratoianni, leader
di Sinistra Italiana, che evidentemente non si pone il problema di
dove getta i ponti e di chi li attraversa per venire in Italia.
"Siamo in piazza perché nessuno è illegale" ha aggiunto
convinto. “Grazie Milano, sicura e accogliente", ha twittato
con sprezzo del ridicolo il premier Paolo Gentiloni. “Non
costruiremo con i mattoni dell'intolleranza nuovi muri e divisioni",
ha aggiunto Grasso che però, nella sua posizione, dovrebbe avere
qualche informazione circa una “invasione” che da anni viene
condotta non casualmente con l’obiettivo di colpire l’Europa e
distruggerla.
Che l’uso di masse di migranti per colpire paesi avversari sia
uno strumento geopolitico testato e tra i più efficaci (ancor di più
delle operazioni belliche) lo dice la storia e ce lo ha ricordato nel
2010 il libro di Kelly Greenhill “Armi di migrazione di massa”
(finalmente tradotto quest’anno in italiano grazie alla LEG di
Gorizia). Sono oltre una cinquantina i casi del genere registrati nel
mondo dal 1945 in poi e se Muammar Gheddafi lasciava salpare barconi
per indurre Roma ad accettare di pagare le riparazioni “dovute”
per il suo dominio coloniale, nel 2015 la Turchia di Erdogan ha
aperto la rotta balcanica chiudendola (temporaneamente) in seguito a
un preciso ricatto all’Europa che Angela Merkel ha deciso di subire
a nome di tutta la Ue. Vale la pena ricordare che Erdogan, che ha
dichiarato guerra alla Ue esortando i turchi che vivono nel Vecchio
Continente a fare 5 figli per islamizzare l’Europa, influenza
direttamente la Tripolitania libica, regione da cui salpano gommoni e
barconi diretti in Italia. Dietro ai turchi si muovono i petrodollari
del Qatar, Arabia Saudita e altre monarchie del Golfo, cioè gli
stessi Paesi che investono da anni miliardi nel sostegno
all’estremismo islamico (Salafiti, qaedisti e Fratelli Musulmani),
hanno finanziato la radicalizzazione nei Balcani e l’islam non
certo moderato in tutta Europa.
I risultati di questa “invasione” favorita dall’incapacità
europea di difendere le sue frontiere esterne sono evidenti e stanno
devastando la Ue creando profonde spaccature interne e determinando
l’uscita della Gran Bretagna. Politici e figure istituzionali
farebbero meglio ad affrontare questa sfida in termini pragmatici e
nell’ottica degli interessi nazionali invece di cavarsela con
qualche slogan ridicolo anche perché, prima o poi, sul tema
immigrazione qualcuno al governo dovrà dire (se ne è capace) quanti
immigrati illegali possiamo accogliere in Italia e cosa intendiamo
farne.
Però, anche i milanesi, che nel tempo hanno sempre creduto di essere i migliori, solo perché la Lombardia industrializzata a fatto correre il denaro: che rimbambiti! Dei veri italioti dop. Complimenti Italia. Il baratro si avvicina. :-)
RispondiEliminati:ci:
Si tratta di persone che non hanno ancora toccato con mano l'impossibilità di un'integrazione tra bianchi e neri. Vivono di ideologie e sono al riparo di ogni controindicazione.
Elimina