Il Madagascar non è al primo posto del turismo sessuale mondiale,
benché i turisti italiani lo siano in quello dei pedofili che si
accompagnano con prostitute minorenni, soprattutto in Thailandia.
L’Eros, però, è un fenomeno naturale e alquanto complesso,
difficile da giudicare non meno che da spiegare. Poiché la realtà
supera la fantasia, l’episodio che sto per raccontare presenta
aspetti boccacceschi che potrebbero far ridere, se non fosse che i
diretti interessati, nel momento in cui vivevano quella determinata
situazione, siano stati più propensi al pianto che al riso. La
storia è vera, ma i nomi sono inventati. Un italiano residente in
Madagascar, che fittiziamente chiamerò Piero, era sposato con una
malgascia di nome Anita, anche questo un nome di fantasia. La
donna aveva una sorella più giovane.
Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, si dice da noi. Siccome in
Madagascar c’è un proverbio che recita: “Kilalao njoky, kilalao
zandry”, letteralmente: “Gioca con la sorella grande, gioca anche
con la piccola”, il nostro Piero si accoppiò ripetutamente con la
giovane cognata, tanto da metterla incinta. La madre delle due
sorelle cominciò a sospettare qualcosa, osservando che alla più
giovane il ventre diventava vieppiù prominente. A forza di insistere
con le domande, fra i pianti della ragazza, saltò fuori che non solo
era incinta, ma che a metterla in quelle condizioni era stato il
marito di sua sorella. Ad evitare lo scandalo, che poi più di tanto
non sarebbe stato tale, intervenne l’aborto riparatore, com’è
consuetudine in Madagascar. Piero, infatti, aveva già altri figli
con Anita, sua legittima moglie. Dopo di che, tutto ritornò come
prima. Le due sorelle, insieme all’anziana madre e a un nugolo di
bambini tra figli e nipoti, vivono ancora sotto lo stesso tetto,
d’amore e d’accordo, dal momento che Piero è un vazaha
benestante e generoso, oltre che sessualmente molto attivo.
Rolf era un giovane svizzero alto e biondo, di quelli che
piacciono molto alle ragazze malgasce. Oltre a una sgangherata FIAT
Panda, aveva un solo difetto: beveva parecchio. Non si sa per quale
ragione, gli piacevano le donne dai capelli ricci e infatti la sua
prima compagna li aveva così, per natura. Fatto sta che un giorno
Rolf incontrò un’altra malgascia che aveva i capelli ancora più
ricci della prima e se ne innamorò. Decise così di lasciare la
riccioluta numero 1 e di convivere con la riccioluta numero 2. Io li
conobbi entrambi, Rolf e la numero 2, perché frequentavano il
baretto del meticcio Mahamut, a Tulear. Poiché parlava un po’ di
italiano, con Rolf scambiai anche quattro chiacchiere. La sua nuova
compagna, la riccioluta numero 2, era una bella donna.
Sto parlando al passato perché, come si sarà capito, entrambi
non sono più con noi e non frequentano più il baretto del meticcio
Mahamut. Quando mi hanno raccontato della morte di Rolf, mi hanno tirato in
ballo la solita spiegazione, che in Madagascar viene usata come il
prezzemolo in cucina: era morto di “tension”. Io interpreto
questa malattia come arresto cardiocircolatorio, ma può andar bene
anche per l’epilessia, per l’infarto e l’ictus. Siccome Rolf
era a tutti gli effetti un alcolista, può essersi trattato anche di
cirrosi epatica fulminante. Non lo si saprà mai, come probabilmente
nemmeno i medici dell’ospedale lo sapevano. Disteso nel lettino
d’ospedale, durante i suoi ultimi giorni di agonia, aveva dei
tremori così forti che gli infermieri dovevano tenerlo fermo a forza
e rovesciava gli occhi indietro così da farli diventare bianchi. I
tremori mi fanno venire in mente il “Delirium tremens”, ma non
posso avanzare ulteriori ipotesi, perché non sono un medico. Ora è
sepolto nel cimitero dei vazaha, insieme ai soldati francesi che
trovarono la morte nel 1947, durante gli scontri a fuoco
dell’esercito coloniale con gli indigeni. Nessun parente ha mai
reclamato il corpo.
La prima compagna, poiché c’era in ballo una casa con molto
terreno, intentò una causa legale contro la seconda compagna, la
riccioluta numero 2. Passarono alcuni anni, giacché anche in
Madagascar i tempi della giustizia sono lunghi e alla fine i giudici
diedero ragione alla seconda compagna, che per festeggiare andò a
bere in un bar con alcuni amici e parenti. La donna era seduta e
fumava una sigaretta. Alle sue spalle passò un uomo con una tanica
di benzina, perché stava lavorando alla vicina officina meccanica.
Non si sa per quale diabolica ragione (anche se tutti pensarono a un
“gri gri” dell’invidiosa riccioluta numero 1) la numero 2 prese
fuoco e si ustionò gravemente. A nulla valse il tentativo di un uomo
lì presente che, con una coperta, la avvolse cercando di estinguere
le fiamme. La poveretta morì dopo pochi giorni, bruciata viva
proprio quando si era risolta a suo favore una disputa legale
sull’eredità di Rolf. Si tratta veramente di una morte stupida,
benché la ragazza non avesse alcuna colpa, e di morti stupide ce n’è
tantissime, in Madagascar come altrove.
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