venerdì 17 novembre 2017

Ma lo sport non doveva unire gli uomini?











I disordini e i tafferugli in quel di Bruxelles, causati da cittadini marocchini gioenti per la qualificazione del Marocco a Russia 2018, sono la punta dell’iceberg di una realtà sociale che sta interessando molti Paesi europei, dalla Francia, al Belgio stesso, all’Olanda finendo con la Svezia. Si è consentito che si venissero a formare vere e proprie enclaves di migliaia di cittadini di Stati non occidentali che, nonostante abbiano la cittadinanza del Paese ospitante, di fatto non sono in grado di sentirne un feeling in termini di cultura e stile di vita. Una situazione non nuova, ma che i fautori del multiculturalismo continuano ad ignorare alla stregua di problematiche di carattere fisiologico come gli scontri, negli USA, tra Black Lives Matter e semplici cittadini repubblicani oppure le cosiddette no-go-zones, quartieri dormitorio preclusi alle autorità statali e dove vigono leggi diametralmente opposte agli ordini costituzionali dei Paesi dove sono ubicati.



Si continua a sperare che l’immigrato si integri a comando e che non esistano differenze inconciliabili in termini di mentalità e cultura, il tutto sfoggiando i soliti slogan accompagnati da qualche arcobaleno o manifestazione pacifista. Tuttavia, i 23 feriti causati da 300 maghrebini in assetto da guerriglia urbana, stanotte, nella città belga, ci dovrebbero fare riflettere del contrario e riportare alla mente i sinistri avvenimenti del quartiere di Molenbeek, nucleo operativo dello Stato Islamico in Europa dove terroristi come Salah Abdeslam e Abdelhamid Abaaoud, nonostante la cittadinanza francese o belga, agirono in base ad una identità culturale ben radicata nel loro cervello e diametralmente opposta ai valori “Liberté, Égalité, Fraternité” o dell’Illuminismo. Tale drammatico fenomeno ci indica come, al netto della totale confusione di situazioni sostanziali con semplici iter burocratici, l’assimilazione di tradizioni, usanze e stili di vita del Paese ospitante non passa attraverso elargizioni gratuite di pezzi di carta o la propaganda martellante delle ONG. È davvero il caso di proporre ad oltranza lo Ius Soli contro il volere del popolo sovrano?

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