Studiando gli alieni si finisce per imparare qualcosa sugli esseri umani. Ma mentre gli alieni sono sfuggenti e misteriosi, gli animali sono impossibilitati a sfuggirci e, per la scienza, sono sempre meno misteriosi. E’ studiando la diversità che s’impara qualcosa sulle somiglianze. Dal contrasto dei confronti s’intravedono i confini delle nostre peculiarità e caratteristiche. Di modo che, lo zoologo che studia gli animali imparerà molte cose sulla psiche umana, - Desmond Morris può essere preso a paradigma - mentre l’animalista che si batte per i diritti, abitualmente negati, degli animali, imparerà molte cose sulla moralità degli uomini.
Le visite sfuggenti e misteriose che gli alieni ci fanno da sempre non sono tentativi perennemente abortiti di socializzare con noi, ma operazioni di controllo sulle nostre capacità sempre migliorate d’invadere i loro spazi. Quel salto vibrazionale che molti di noi considerano favorevolmente come una via d’uscita alla realizzazione del NWO, per gli alieni è una iattura, una minaccia alla loro privacy, perché se veramente dovessimo riuscire a ritornare medium sensitivi com’eravamo millenni fa, significherà che invaderemo anche i mondi eterei dello spirito, diventando simili agli angeli e provocando un livellamento verso il basso. Per loro.
Alcune razze aliene sono ottimiste circa le nostre capacità evolutive, ma molte altre non hanno alcuna fiducia in noi e temono che una volta entrati nelle dimensioni sottili cominceremo a dar loro la caccia esattamente come diamo la caccia agli animali.
Se fossi un alieno giustamente mi preoccuperei.
In attesa di scoprire de visu, se mai ci verrà data tale opportunità, cosa significherà vivere sotto “nuovi cieli e nuova terra”, il nostro
compito di persone responsabili è agire hic et nunc per la costruzione dei medesimi, senza aspettare aiuti dall’esterno. Partecipare ad un presidio contro il circo Orfei, a Tolmezzo in questi giorni, mi sembra rientri nei parametri, anche perché quando si manifesta contro qualcosa, si manifesta automaticamente a favore di qualcos’altro e in questo caso è a favore di un equo trattamento degli animali.
Il copione prevede che si regga un cartello. I più zelanti parlano al megafono. Ma anche stando in disparte ad osservare i presenti, attivisti da una parte, antagonisti dall’altra e popolo bue in mezzo, s’imparano molte cose. Per esempio, la prima cosa che s’impara è che contro la forza ragion non vale, regola antichissima già evidenziata dalle persone ragionevoli del passato. Poi s’impara che i circensi, come qualsiasi metalmeccanico in cassa integrazione, difendono il loro posto di lavoro con le unghie e i denti. Poco importa che il lavoro comprenda riscuotere le tasse per Equitalia, spingendo al suicidio imprenditori disperati, o mettere nei forni crematori cadaveri di ebrei. L’importante è che il lavoro che produce reddito sia sacrosanto. Non ci sono santi: Dio me l’ha dato e guai a chi me lo tocca!
Infine, c’è quella massa amorfa che si lascia condurre come gregge e bastonare come un somaro spelacchiato, che normalmente guarda e passa e tira dritto. Membri particolarmente ottusi d’essa a volte sputano in faccia all’attivista che porge l’immancabile volantino, a volte gettano quest’ultimo nel primo cestino che incontrano, senza fare lo sforzo di leggere neanche il titolo. A volte lo prendono e lo mettono in tasca, con l’intenzione di leggerlo a casa. I miei figli mi hanno rotto i maroni tutta la settimana per andare al circo e ora non sarete voi animalisti a farmi cambiare idea.
A volte, ma solo in casi rarissimi, avviene una folgorazione sulla via di Damasco. Colui che fino a un attimo prima faceva parte del popolo bue, improvvisamente sente che qualcosa è cambiato (sarà questo il famoso salto vibrazionale?). Legge qualche didascalia, osserva qualche figura e rimane imbambolato per un po’. Gli astanti sentono il rumore delle rotelle nella sua testa, che girano vorticosamente. L’uomo si guarda in giro smarrito. Le figlie lo tirano verso il tendone, la moglie comincia a spazientirsi e già si preannuncia tempesta. Ma l’uomo è lì, con la sua coscienza tra le mani, indeciso.
Attorno a lui gli animalisti hanno ripreso a distribuire volantini e il pubblico continua ad affluire ipnotizzato verso il tendone. La tentazione di lasciarsi andare con la corrente è forte, ma lui resiste. Aveva già affrontato l’argomento in cuor suo, già da tempo, ma non aveva mai preso posizione, fino a quel momento.
Ora le sue labbra si muovono. Sta dicendo qualcosa alla famiglia. Forse un proclama solenne. La moglie capisce e si arrende subito. Le figlie ci metteranno più tempo a capitolare. A scuola erano stati dati bigliettini colorati di giallo, con cavalli rampanti, orsi goffi e tigri zannute e i compagni di classe si erano subito schierati a favore di quel magico spettacolo. Ingannati fin da piccoli: questo è il nostro destino. Ci fanno credere che gli animali siano nostri amici e che il mondo sia una replica del Re Leone e delle cronache di Narnia.
Poi i nostri annoiati genitori ci portano al circo e vediamo solo squallore e stupida prepotenza. Vediamo anche adulti decerebrati che ridono sguaiatamente quando il domatore fa danzare l’orso. Ma come?! Io mi aspettavo la maestà e la bellezza della forza ferina e voi mi fate vedere un pulcioso ammasso di pelliccia rassegnata?
Intanto il padre di famiglia è ancora lì, combattuto tra due opposte tendenze e nell’aria l’odore del pop corn si fa ancora più caramelloso. Aspettate un attimo! La ghiandola pituitaria ha ripreso a funzionare? Stiamo per caso assistendo a un miracolo in diretta?
L’uomo va verso gli animalisti, con le bambine che cominciano a mangiare la foglia, mentre avrebbero preferito lo zucchero filato.
L’uomo pesca un cartellone dal mucchio in disparte sull’erba, se lo mette al collo. Il collo della moglie si gonfia di rabbia repressa,
con le vene bene in vista. Discutono per un po’. La donna gesticola. Una delle bambine piagnucola. Che sia il caso di avvicinarsi? Per prendersi magari una sfuriata della consorte? Il marito è solo con la sua solitudine di uomo retto e saggio, come siamo soli, sempre, tutti noi rivoluzionari etici. La donna alla fine si dirige verso l’entrata, con una delle bambine per mano. Il marito imperturbabile ha l’altra figlia vicino. Animalisti sfascia famiglie. Nella mia lunga carriera, solo una volta mi era successo di vedere una donna che, intercettata dalle nostre proteste davanti al teatro Verdi di Trieste, rinunciò ad assistere alla sfilata di moda che vi si teneva e si schierò dalla nostra parte.
Sarebbe come se i poliziotti si togliessero l’elmetto e sfilassero con i manifestanti. Evento più unico che raro.
Intanto, la gente si mette in coda alla cassa e il messaggio registrato dai circensi sovrasta la voce del nostro speaker. Non c’è partita, i nostri polmoni contro i decibel dei loro altoparlanti, un megafono preso a prestito contro i megawatt dei professionisti dello spettacolo.
Ecco che spengono la pubblicità registrata. Ora tocca a Charlie l’ippopotamo e alla tigre in sella al cavallo. Poi toccherà anche agli oltre 20.000 litri d’acqua che danzano con i suoni, le luci e i colori. Come faranno a farli danzare? Sarà mica una specie di idromassaggio? Bollicine psichedeliche?
Come disse il signor Barnum, che di circhi se ne intendeva, “Il pubblico è stato creato per essere preso in giro dalla gente dello spettacolo”. Ammaliati, blanditi e disprezzati. Atteggiamento che non mi è nuovo.
Come facciano danzare i 20.000 litri dell’acquario gigante non so, ma come fanno salire una tigre sul cavallo, il predatore sulla preda, lo so benissimo. Una paura può essere sconfitta solo da una paura più grande. Mentre negli zoo l’odore di prede e predatori fa impazzire le prime, che non possono fuggire, e rende nevrotici i secondi, che non possono espletare l’istinto di caccia, nei circhi va ancora peggio.
Alla nevrosi e alla pazzia si aggiungono le botte da parte di quelle feroci scimmie vocianti armate di frustino e stimolatore elettrico. La tigre, che teme il fuoco come la morte, viene convinta a saltare attraverso il cerchio infuocato a forza di botte e il cavallo, che teme la tigre come la morte, viene convinto a prendersela in groppa a forza di botte.
Meraviglia delle meraviglie! L’uomo domina e vince. I bambini in estasi spalancano le bocche dallo stupore, rassicurati dalla vicinanza dei familiari. Io, la prossima volta che incontro un sacerdote che mi parla della superiorità dell’uomo sulle bestie, faccio a lui ciò che il passante cafone ha fatto all’organizzatrice del presidio: gli sputo in faccia.
Se incontro un Testimone di Geova che mi dice che l’uomo è il coronamento della Creazione, gli strappo di mano le riviste
Svegliatevi e Torre di Guardia e le calpesto sotto i piedi in sua presenza.
Piegare la volontà di una fiera fiera a forza di frustate è il modo corretto di manifestare superiorità? Delle due l’una, se esportare la democrazia con le bombe e sfruttare gli animali con la violenza significa essere la specie superiore su questo pianeta, allora va bene così e nessuno deve lamentarsi.
Ma se non è così che funziona e il rispetto degli arabi e degli elefanti dev’essere una priorità morale per noi occidentali, allora cosa ci raccontano chiese, religioni, predicatori e confessioni varie?
Non la smettono di prenderci in giro? Sapete, a un certo punto l’ipocrisia fa venire la nausea. A meno di prendere quintali di antiacido, come fanno milioni di zombi umani presi per il naso e condotti di qua e di là, le menzogne di preti, moralisti e maitre de pensée assortiti dopo un po’ cominciano a stufare.
Basta un po’ d’empatia per capire che l’orso di Madame Galina Kovalova non è per niente felice di farsi trasportare sul carretto da un cavallo, sotto i riflettori accecanti e tra i nauseanti effluvi delle scimmie assiepate in tribuna.
Che applaudono pure, le vigliacche, sul ritmo delle balalaike russe! Né il cammello è contento d’essere trasportato da una città all’altra e di far salire timorosi bambini sulla schiena delicata.
Al nostro servizio. Dio ci ha dato i negri per usarli nelle piantagioni di cotone, i goym affinché ci servano in tutti i modi, soprattutto spillandogli denaro, e i cammelli perché portino i nostri bambini tra le due gobbe.
Razza di vipere bugiarde! Vi siete inventati Dio per avere la giustificazione morale per schiavizzare il prossimo. Per mandare minatori in miniera avete preso l’Homo habilis e l’avete trasformato in Lulu Amelu. E, dopo questo antico esempio, i nostri popoli più astuti vi hanno imitato, schiavizzando i meno accorti dei Sapiens. Ora lo fanno alla grande, seguendo le vostre orme aliene.
Ridurre in schiavitù chi non si può difendere è diventato lo sport nazionale del pianeta Terra. La Nike mette bambini a fabbricare magliette, i banchieri mettono operai nelle fabbriche a sputar sangue e il circo di Martin Orfei mette una tigre in groppa a un cavallo. Dov’è la differenza?
Si tratta in tutti i casi di circonvenzione d’incapace. I codici penali in genere la puniscono come reato, ma non dappertutto e non sempre. Bisogna che la vittima se ne renda conto. Operai schiavizzati, bambini sfruttati e cammelli prigionieri non ne hanno consapevolezza, incapaci di difendersi come sono. La violenza palese è una brutta bestia, ma quella subdola lo è ancora di più.
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