Testo di Sergio (Blog
del prof. Pietro Melis)
Dunque ce l'hanno fatta a far approvare
anche in Italia questa legge liberticida che manda in galera chi osa
affermare qualcosa che a qualcuno non piace. L'olocausto è il mito
fondatore di Israele. Senza l'olocausto non sarebbe nato Israele. Chi
lo mette in dubbio o ridimensiona i numeri "ufficiali"
della strage nazista deve andare in galera. È singolare che ci si
accapigli per definire l'eccidio degli Armeni da parte dei Turchi: fu
semplicemente un eccidio, una strage di incredibili dimensioni o un
vero e proprio genocidio?
Sarebbe interessante far definire il
genocidio dalla gente comune: pochi saprebbero darne una definizione
chiara e pulita. Ma per legge è obbligatorio dire che fu genocidio,
come che gli ebrei massacrati siano stati sei milioni. Sembrano
essere le parole d'ordine per stabilire chi è amico e chi nemico. Dispiace che i docenti universitari, gli storici di professione,
non abbiano preso decisamente le distanze da questa legge. Ma
rischiavano il posto o la reputazione. Perché ci sono cose che non
si possono dire (e nemmeno pensare). Libertà di espressione, libertà
di pensiero? Sì, ma certe cose non si possono dire (e nemmeno
pensare). Così hanno deciso.
Ma chi ha deciso davvero, chi c'è
dietro il voto dei parlamentari italiani? Israele, gli Stati Uniti,
la massoneria, il Bilderberg, il papa? La gente comune, cioè il
99,99% della popolazione, non sa nemmeno di cosa si stia discutendo,
però la parola d'ordine l'ha afferrata. Ogni potere emana parole
d'ordine. A volte ridicole, come il Voi invece del Lei sotto il
fascismo. Chi insisteva col Lei diventava sospetto, era antiregime,
non si adeguava. È strano: i giornali non pubblicano la notizia di
questa legge. Io l'ho appresa dal televideo svizzero (anche in
Svizzera il negazionismo è reato). Sono andato poi a vedere sui
maggiori quotidiani italiani, Repubblica e Corriere: niente. Solo il
Giornale dà la notizia, ma l'ha poi subito tolta (alcune ore dopo
era scomparsa anche dal Giornale). Sembra essere una cosa di cui è
meglio non parlare.
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