Non era una semplice tomba!

Possiamo accettare che gli archeologi, nello spiegare i tanti interrogativi che una piramide suscita, siano andati avanti per tentativi ed errori. Nella scienza si procede così, salvo poi ammettere onestamente di aver sbagliato. Ma non possiamo ammettere che, una volta capiti i funzionamenti e gli scopi di un tale ingombrante manufatto, gli archeologi tentino di nascondere e depistare le ricerche dei loro colleghi, quasi per una sorta di gelosia accademica. E’ ciò che pare abbia fatto (e stia ancora facendo) il boss dell’archeologia egiziana, tale Zahi Hawass, amico di Roberto Giacobbo. Che ragione avrebbe questo illustre studioso nel nascondere certi imbarazzanti reperti e nel confutare teorie poco ortodosse, che si discostano dalla narrazione ufficiale stabilita? E’ un comportamento che assomiglia molto a quello degli odierni virologi, che stanno occupando la scena mondiale sulla presunta pandemia, occultando le cure domiciliari e ospedaliere. Cos’hanno da nascondere i padroni del discorso sulla piramide di Cheope? Non sarà che anche questo rimaneggiamento dei risultati serva ad impedire lo sbocciare della Consapevolezza, di cui da più parti si chiede la realizzazione?