domenica 18 agosto 2013

Lo specchio magico

 
Quest’anno li abbiamo resi furibondi. Non era mai successo che le gabbie venissero tenute lontane dal cuore della sagra, piazza del popolo, per far posto agli animalisti. Di fronte alla loggia del municipio si sono fermati a lungo a godersi lo spettacolo dei cori animalisti uomini a cui rodeva l’anima per l’onta subita. La presidente della Pro Loco di Sacile, Franca Busetto, l’ha fatto passare come un gesto di buon senso, mentre erano state le autorità di polizia ad imporlo. Il malumore dei visitatori abituali era palpabile. Uscito dal recinto di transenne, mi sono spostato dall’altra parte della piazza, un po’ per stare all’ombra e un po’ per cercare il dialogo con i visitatori. Avevo il mio cartellino al collo e questo mi rendeva riconoscibile come attivista.


All’inizio, un signore di ottant’anni insisteva a dire che gli uccelli sono diminuiti di numero per colpa degli animalisti. La sua bizzarra tesi partiva dal presupposto che siccome noi siamo contro l’abbattimento dei nocivi, in particolare delle cornacchie, e siccome queste – a suo dire – fanno stragi di piccoli nidiacei, ne deriva che uccelletti come i cardellini sono quasi scomparsi perché predati dai corvidi e quindi sono gli animalisti, con le loro assurde pretese, a far scomparire i piccoli uccelli.
Gli ho ribattuto che, chiamandosi “cardellino” forse non riesce più a trovare piante di cardo per nutrirsi, essendo che le piante non edibili sono sistematicamente eliminate dai contadini. Mi risponde che i cardellini mangiano principalmente semi di radicchio e allora replico dicendo che dalle nostre parti, dove prevalgono le monocolture di mais, soya e vite, i semi di radicchio si possono trovare solo negli orti domestici, che sono esigui come superficie rispetto alla totalità del territorio, ma che comunque se i piccoli uccelli scompaiono è per la caccia che viene loro rivolta e, in seconda istanza, per l’agricoltura intensiva praticata  dai contadini.
                                                                                                                                                  
L’ottusità di quel vecchietto poteva essere giustificata dalla sua età, ma erano più giovani sia un uomo che una donna, che dopo qualche minuto hanno potuto esprimere la loro rabbia verso gli animalisti. L’uomo se la prendeva con i cani di cui noi dovremmo chiedere la liberazione come chiediamo quella dei tordi e delle allodole. La donna ha fatto un discorso più complesso, di cui parlerò fra poco.
La mia risposta all’obiezione dei cani concerne la domesticazione. Gli ho fatto notare che il cane vive con l’uomo da 15.000 anni, mentre il gatto da soli 5.000. Così dicono le fonti ufficiali. Ho aggiunto che bisognerebbe sentire se i cani sono contenti di vivere insieme all’uomo, trattandosi di animali sinantropi per eccellenza, e mentre dicevo questo mi scorrevano in mente le immagini dei cani mangiati in Vietnam e in Cina, in Thailandia e nelle Filippine, cosa di cui quel signore indispettito non ha la più pallida idea, presumo, poiché per lui è più grave l’incongruenza degli animalisti che vogliono liberare gli uccelli ma non i cani.
L’obiezione dei cani non è nuova e in genere proviene da persone incolte, che non immaginano quanto amore gli animalisti riservino ai propri Pelosi, trattati come membri della famiglia. E’ un’obiezione simile a quelle delle scarpe: molte volte, mentre parlavo al megafono negli anni passati, capitava sempre qualcuno che m’indicava le scarpe e per tale ragione, per non offrire pietra di scandalo, alle manifestazioni vado sempre con le scarpe da ginnastica, che del resto uso sempre.
Per tali persone, coerenza vuole che gli animalisti non indossino cuoio e infatti su questo preciso argomento viene sfondata una porta aperta. Loro, che animalisti non sono, possono fare quello che gli pare.

Anche il signore in questione, mentre ascoltavo le lamentele della donna che gli era subentrata, ha chiesto se mangiamo solo….erba. Argomentazione principe per coloro che si trovano a parlare con gli animalisti per la prima volta e che li fa tremendamente arrabbiare. Se solo si calmassero un pochino, si accorgerebbero che con la diversa alimentazione praticata da noi, gli si apre un mondo di conoscenze. Gli si offrirebbe l’opportunità di scoprire che si può vivere benissimo senza mangiare animali e loro derivati e io penso agli stimoli culturali di cui quell’uomo può normalmente usufruire. Volendo essere benevolo con lui, come in effetti oggi a Sacile mi sono sentito, posso giustificarlo perché le sue fonti culturali sono la pubblicità della Simmenthal, di McDonald’s e delle sottilette Findus. Se gli va bene anche le puntate di Quark. 
Con un simile bombardamento pubblicitario, che gli fa credere nell’esistenza di un unico modo di vivere, la presenza di persone che non mangiano nemmeno formaggi, latte e uova, deve creargli un tale scombussolamento da ottundergli il raziocinio. E infatti, a un certo punto gli ho chiesto pacatamente perché si scaldasse tanto. E’ stato a quel punto che i poliziotti della Digos presenti hanno rispedito con garbo me e il mio amico Franco al di là della piazza, dove ci era stato dato lo spazio per manifestare. I poliziotti hanno come unica preoccupazione quella di non dover intervenire a separare i contendenti e degli scambi di opinioni non gliene può fregare di meno. Del resto, commentando a caldo le obiezioni che ci erano state fatte in quei pochi minuti, anche Franco ha ammesso sconsolato l’esistenza di una cortina mentale impenetrabile, quasi come se parlassimo lingue diverse.
Se fosse vero il mito della confusione delle lingue presso la Torre di Babele, direi che non c’è stata solo quella delle lingue ma anche delle logiche. Sembravamo mimi che si fronteggiano uno di fronte all’altro, gesticolando insensatamente. E fin qui, niente di nuovo. Un gap tra cultura metropolitana e rurale è sempre esistito, ma che continui così tenacemente, nonostante tutti i documentari che mandano in onda le tivù (non c’è solo Piero Angela per fortuna), lascia esterrefatti. Sembra che la società rimanga immobile, abbarbicandosi ai propri pregiudizi e ai luoghi comuni.

Ma è stato poco dopo, con la donna lentigginosa che è intervenuta successivamente, che si è toccata l’apoteosi dell’incomunicabilità.
Con lei ho mollato subito e mentre l’ascoltavo pensavo che chiunque ha diritto di perorare la propria causa. L’ho lasciata sfogare, anche perché c’era Franco che voleva risponderle. La donna ha detto qualcosa di originale. Facendo riferimento a una tradizione vecchia di 740 anni, noi che vogliamo abolire la Sagra manchiamo di rispetto a tutte quelle generazioni di contadini e gente semplice che hanno messo amore e dedizione nella cattura e nell’allevamento di piccoli uccelli, usati negli anni della fame anche per un legittimo apporto di proteine. Noi siamo arroganti se pensiamo di voler far scomparire un mondo di conoscenze e di affetti per la natura, in nome di un principio incomprensibile e animati forse solo dalla voglia di protagonismo.
Alla nostra risposta che il Medioevo non è stato un periodo storico facile e che in ogni caso non andrebbe preso a modello, perché quando nasceva la Sagra dei Osei c’era il feudalesimo, l’Inquisizione e altri soprusi spaventosi ai danni della popolazione, la donna se n’è venuta fuori dicendo che siamo noi l’Inquisizione, noi che li mettiamo con le spalle al muro sul piano della moralità, noi che ci ergiamo a giudici inquisitori dicendo che la sagra venatoria più antica d’Italia deve scomparire.

Insomma, l’aveva messa sul piano personale. Anche per questo sono stato zitto. La donna aveva solo voglia di sfogarsi e infatti accennava ad andarsene, mentre Franco cercava di controbattere senza che le sue parole venissero neanche recepite. E’ il fenomeno dei tappi negli orecchi, che si vede anche in tivù quando fanno i talk show. Nessuno ascolta l’altro e tutti cercano di gridare più forte. Solo che là lo fanno per l’audience, mentre noi eravamo in piazza a Sacile, un’oziosa domenica di fine estate e i poliziotti davano sempre più segni di nervosismo.
Pertanto, scambi veri e propri di opinioni non ce ne sono stati. La nostra semplice presenza era motivo di scandalo e in fondo era quello il nostro scopo. Muro contro muro, con la differenza che le loro obiezioni mi sembrano puerili e insostenibili, mentre le nostre argomentazioni hanno il pregio di parlare chiaro e di voler estendere anche agli animali i diritti che finora, almeno ufficialmente, ci siamo dati solo per la nostra specie. Io vorrei sentire un giudice imparziale su questo punto.

Si tratta proprio di demolire il concetto stesso di antropocentrismo, l’idea inculcataci fin dall’infanzia (non maledirò mai abbastanza, per questo, le guide religiose) in base alla quale possiamo fare degli altri animali ciò che vogliamo, anche mettendo in gabbia creature destinate al cielo.

Franca Busetto, nel video che potete vedere più sotto, mente quando dice che tutti gli uccelli esposti morirebbero se venissero liberati, in quanto nati in cattività. Dubito che i due turachi che ho visto personalmente siano nati in cattività. Penso invece che siano stati catturati in Africa, così come anche l’ara arauna, sottratta al suo ambiente amazzonico. Credo che la signora Busetto faccia orecchio da mercante e infatti di una kermesse commerciale, in fondo, si tratta. E allora, diciamolo chiaramente!
La stessa cosa si potrebbe dire dei rettili, serpenti e sauri, che sono stati tolti ai loro deserti e alle loro savane e spediti in aereo a Sacile, a disposizione di pseudonaturalisti in cerca di comode emozioni. Il traffico di fauna esotica, non dimentichiamolo, è al terzo posto nel mondo dopo armi e droga. Forse qualcuno glielo dovrebbe dire alla signora Busetto, guardiana delle tradizioni, e anche alla signora lentigginosa che ci accusava di essere, noi, il medioevo, portando avanti una battaglia priva di buon senso e anacronistica.

Parole e concetti che spesso anch’io ho usato e che stamattina mi sono stati ritornati indietro. Al momento non riesco a capacitarmi di come ci si possa trovare di fronte a persone che usano le stesse nostre parole per difendere la loro causa, quasi ci trovassimo di fronte ad uno specchio magico, oppure sotto l’incantesimo di qualche maledizione. Forse un giorno riuscirò a capire perché succede questo. Probabilmente, è tutto riconducibile alla notevole capacità degli esseri umani di trovare giustificazioni per le proprie carognate, convincendosi di aver ragione e negando sfacciatamente l’evidenza. 
                                                                                                                                                  
Alle undici, un’ora prima che la manifestazione si sciogliesse, mi trovavo sotto la loggia a parlare con un amico, quando sento un’esplosione di urla entusiaste. Erano le attiviste affacciate sulla piazza che levavano un peana di vittoria alla vista di un aereo da turismo che trainava uno striscione: “Liberi di volare – No sagra osei”.
Per me è stata una sorpresa. La LAC, la LAV e Andrea Zanoni eurodeputato, hanno diviso le spese. Mi sono stupito del fatto che lo abbiano autorizzato a volare sul centro abitato, poiché se non sbaglio esistono leggi che lo vietano per motivi di sicurezza. Ma, evidentemente, lassù qualcuno ci ama!

L’aereo ha fatto su è giù per una ventina di minuti, ogni volta salutato dalle grida delle animaliste. Molti cercavano di fotografarlo, anche con le macchinette digitali. Ho immaginato la rabbia dei sacilesi e il rancore dei cacciatori e dei commercianti di capanni da caccia e altra bigiotteria venatoria. Rancore che verrà trasmesso ai loro figli, perpetuando il malcostume e la cattiveria.
Mentre eravamo tutti col naso per aria, durante uno dei passaggi dell’aereo, un attivista di Arzignano è riuscito a vedere un piccolo stormo di pecchiaioli in migrazione, che giravano in tondo forse approfittando di una corrente ascensionale termica. Erano molto in alto e solo un appassionato ornitologo sarebbe riuscito a vederli.
Ecco, questo è il modello che vorremmo proporre: non più schiavi in gabbia ma liberi nel cielo e noi, sotto, a guardarli grati per la bellezza che ci elargiscono, facente parte di una bellezza più vasta che la natura sa donare a chi l’ama.
Lasciare la comodità di ingabbiarli e lasciarli liberi. Ne guadagnerebbe la crescita morale dell’umanità. Ma c’è ancora qualcuno che ci vuole inchiodati a modelli di condotta primitivi.
La lotta sarà ancora lunga, ma intanto io penso a quando vent’anni fa andavo a Sacile con il mio megafono e un cartello al collo, insieme a pochi altri.
Oggi, 18 agosto 2013 eravamo un centinaio, agguerriti, emozionati e soddisfatti del risultato. La civiltà va avanti per piccoli scatti, nonostante gli ingannevoli specchi magici. 

(Ringrazio Franco Galliano e Daniela Billiani per le foto)


8 commenti:

  1. Alla signora frustrata avrei risposto che solo il fuoco, come ai tempi del medioevo, avrebbe potuto piurificare la sua anima.
    LW

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    1. Così le avresti concesso l'onore di morire come strega.

      Sarebbe una caduta di livello per la gloriosa categoria.

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    2. Bellissimo articolo. Per onore di cronaca alle spese ha partecipato anche AFVG

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    3. Grazie Francesca per la precisazione.

      Per chi non lo sapesse, AFVG significa Animalisti del Friuli Venezia Giulia.

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  2. La nostra interlocutrice ci ha accusato proprio di questo: "voi volete bruciarci vivi proprio come le streghe nel medioevo". Risposta che la dice lunga sulla impossibilità di condurre un discorso sensato e ragionevole con certe persone. Non hanno da ribattere che con frasi fatte e, per di più, con repertorio limitato e inconsistente. Hai ragione Freeanimals...hai assolutamente ragione...al primo posto occorrerebbe combattere l'antropocentrismo...l'origine di tutti i nostri mali!

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    1. La tipa mi ha semplicemente disarmato.

      Forse nella PNL (programmazione neuro linguistica) esiste la tecnica di ribaltare le accuse rispedendole al mittente.


      Io ero rimasto fermo alle "proiezioni freudiane", che si verificano quando qualcuno proietta i suoi pensieri sull'interlocutore.

      Ma questa tipa è andata decisamente oltre.

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    2. Noto che oltre che con il sottoscritto non è in grado di condurre uno scambio verbale nemmeno con chi non si definisce animalista, sarà un caso!

      Voglio semplicemente farle presente che il numero di cacciatori supera quello delle partite IVA degli agricoltori, se non potessero accedere impunemente nelle proprietà altrui dove andrebbero a caccia od ad uccellare i succitati personaggi?
      Per le vie di Sacile? In piazza a Montecitorio?
      Certamente nei miei fondi non potrebbero scorrazzare di certo, specialmente armati, il colmo è che il genio M.Monti ha stabilito che debba pagare l'IMU perché la proprietà è mia, continuiamo a prenderci in giro.
      Al rogo no ma un giro alle Isole Chatham glielo farei fare volentieri, anche a mie spese, da detrarre dall'imposta prima indicata.

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    3. Ah, dunque lei è un possidente!


      Magari anche aristocratico....

      Ciò spiegherebbe molte cose.

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