sabato 31 agosto 2013

Valutazione di Impatto Morale

  
Quando, nel 1986, partecipai a un’assemblea pubblica presso il municipio di Codroipo, subito dopo il disastro di Chernobyl, la sala era gremita e riuscii anche a prendere la parola. Quando, venerdì 30 agosto scorso, ho partecipato a un’assemblea pubblica a Fagnigola, in seguito all’annuncio della costruzione di un allevamento di polli, in sala c’erano molti posti liberi e non ho preso la parola, né io né altri perché non era previsto dibattito.
Nel 1986 le pecorelle smarrite dal divieto di consumo del latte, dei frutti di bosco e dei funghi, si rivolsero in gregge alle autorità per avere consigli e rassicurazioni, le stesse autorità che, solo un gradino più in alto e nelle stesse o in altre latitudini autorizzavano la costruzione di centrali nucleari. Quella di ieri sera invece è stata un’assemblea di soli cittadini – che spesso si sentono soli – e non di politici, come ha tenuto a precisare il relatore principale, l’architetto Stefano Lena, smentito dopo un po’ dal sindaco di Azzano Decimo, che diceva di essere ivi presente con l’intera giunta.


Ma questa è un’incongruenza di poco conto, in confronto alla gravità della minaccia e alla bravura del relatore che ha “fornito elementi di conoscenza”, come ebbe a dire il sindaco. Per essere bravo, l’architetto Lena lo è stato. Introdotto dalla sua collaboratrice Linda Rossetto, fondatrice di un apposito comitato in opposizione all’allevamento, Lena ha descritto per filo e per segno che cos’è nella realtà un allevamento di polli “broiler” e quali conseguenze avrebbe per l’ambiente la presenza di cinque capannoni lunghi 150 metri, larghi 15 e alti 5 in una località stabilita dal piano regolatore del comune di Chions, di cui Fagnigola è confinante, benché sia frazione di Azzano Decimo.
Non si tratterebbe dunque di galline ovaiole, che vengono stipate in quelle orribili gabbie a più piani, ma di polli allevati a terra, di quelli che permettono al faccione sorridente del signor Amadori, in tivù, di affermare che non c’è maltrattamento nei suoi allevamenti, sorvolando sul fisiologico 4 % di animali che muoiono durante la detenzione, sullo stress, sui trattamenti medicali e su altre cosucce che la gente non deve conoscere. Di sicuro la televisione non le dice, ma andando ad assemblee pubbliche tenute da professionisti, come in questo caso, le si viene a sapere.
                                                                                                                                                  
La signora Rossetto ha aperto la serata spiegando le normative vigenti che, in caso di costruzioni di strutture di un certo impatto sul territorio, prevedono tutta una serie di studi chiamati V.I.A. e V.A.S. di cui la prima è la più pubblicizzata. Entrano nel merito anche l’ARPA e le U.S.L. Tutti sono chiamati a dare i loro pareri e alla fine Comune e Regione rilasciano le autorizzazioni. Novità, almeno per me, è che la legge permette anche ai semplici cittadini di inviare le loro valutazioni, sia come singoli che come associazioni. Il Comitato di Via Saccon, fondato dalla Rossetto, manderà le sue alla Regione F.V.G. a Trieste. Ha tempo fino a 22 settembre per farlo.
                   
Sapevo fin dall’inizio che nessun accenno di pietà sarebbe stato fatto riguardo ai polli, né sarebbe stato sfiorato il tabù del carnivorismo ed è anche con la segreta speranza che ci fosse un dibattito che, vincendo la timidezza, avrei forse detto qualcosa in proposito. Ma la relazione tenuta dall’architetto è stata proficua se non altro perché mi ha aperto gli occhi sui dettagli inerenti l’aspetto fisico degli allevamenti industriali. Ci sono molti ostacoli da superare, per i promotori, e non è detto che alla fine venga loro concesso il permesso di costruirlo. Si è saputo che è lo stesso imprenditore che ne ha fatto uno a Prodolone, mentre un altro gli è stato negato a Sesto al Reghena. Stiamo sempre parlando di paesi in provincia di Pordenone. Ora ci sta provando con Chions.
Durante l’esposizione delle norme sull’impatto ambientale, fatte dalla Rossetto (V.A.S. significa Valutazione Ambientale Strategica) mi venivano in mente le trivellazioni nel basso Adriatico, allestite da ditte americane, che sono state autorizzate senza la V.I.A. perché loro sono i nostri padroni e in Italia fanno quello che vogliono. Fagnigola di Azzano Decimo è territorio italiano e come tale soggetto a tutte le procedure richieste, come del resto ci si aspetterebbe in un paese civile.

In un paese ancora più civile, ci si aspetterebbe un dibattito sulla liceità del consumo di carne e non solo sulle conseguenze che un gran numero di animali produce sul territorio circostante. Ma, evidentemente, non possiamo ancora fregiarci di quel titolo. Eppure, quando il signor Lena ha spiegato che il progetto presentato dall’allevatore prevede TOT numero di polli che possono aumentare una volta ottenute le autorizzazioni, qualcuno magari avrebbe potuto pensare che oltre al numero aumenta anche lo stress, giacché, essendo i polli dotati di sistema nervoso come noi, se immaginiamo di essere in quattro in ascensore e poi ne entrano altri quattro, la situazione diventa disagevole per tutti e non si vede l’ora di uscirne.
Oppure, altro esempio ancora più calzante, se i nazisti spingono dentro un carro bestiame 50 ebrei e poi, alla fermata successiva, ne spingono dentro altri 50, non ci si può più muovere, comincia a mancare l’aria e aumentano gli odori di cataboliti solidi e liquidi rilasciati sul posto. Se pensiamo che sia gli ebrei destinati ai campi di concentramento, sia i polli “allevati a terra” vanno incontro a morte violenta, il paragone con gli ebrei è più consono rispetto a quello dell’ascensore, da cui, arrivati al piano richiesto, prima o poi si esce. C’è sempre qualche anima pia che si scandalizza perché gli animalisti paragonano gli ebrei al bestiame da carne, ma se lo fanno gli ebrei sopravvissuti come Isaac Bashevis Singer allora perché non posso farlo io, che non sono né ebreo, né sopravvissuto? Divento per caso un antisemita se lo faccio?
Secondo una direttiva europea, possono essere stipati non più di 33 Kg di peso vivo per metro quadro negli allevamenti di “broiler”, che tradotto in polli significa 21 animali. Tuttavia, dopo il nulla osta regionale, l’autorità sanitaria territoriale permette un aumento di densità fino a 39 Kg per metro quadro e, se non vi sono controindicazioni, anche fino a 42 Kg per m2, ma solo dopo un paio d’anni di rodaggio. Se dunque, la valutazione presentata dall’allevatore, prevede l’allevamento di 997.000 polli all’anno, passando a 42 Kg a m2, si arriverebbe a 1.172.000 polli annui, con conseguente aumento di effluvi maleodoranti. La valutazione presentata, quindi, è fatta per difetto.
I tecnici ingaggiati dall’allevatore, di cui per tutta la serata è stato taciuto il nome, hanno fatto le cose per bene, valutando anche i venti, il rumore di sottofondo e l’area che sarebbe colpita dagli odori cattivi. Per i venti si sono basati sulla media registrata da una centralina eolica poco distante riferiti al 2005. Per il rumore di sottofondo sono andati di notte a sentir frinire i grilli e gracidare le rane. Per l’area colpita hanno rilevato che sarebbero interessate solo alcune “case sparse”, dal momento che i venti dominanti, venendo da nord-est, non coinvolgerebbero né la frazione di Fagnigola, né il comune di Azzano Decimo.
Tuttavia – ha fatto notare il signor Lena – se per il progetto, poi respinto, di Sesto al Reghena, erano stati usati i dati della stessa centralina del 2010, e si era registrato un aumento di velocità del vento, come mai per un progetto del 2013 si sono scelti quelli del 2005? 
                                                                                                                                                 
Sull’inquinamento acustico, i cinque capannoni produrrebbero solo il rumore dei ventilatori, in tutto 90, che andrebbe ad aggiungersi a quello dei grilli  delle rane, che ovviamente cantano solo per qualche mese all’anno. Non si tiene conto del rumore dei 425 autotreni che andrebbero su è giù annualmente, passando per una capezzagna di poco più grande della loro larghezza. E forse non se n’è tenuto conto perché il loro via vai si concentrerebbe quasi esclusivamente ogni due mesi, cioè a fine ciclo produttivo, quando i prigionieri vengono prelevati e sbattuti senza tanti complimenti dentro le gabbie gialle e rosse da trasporto, per la destinazione finale.
Escludendo i lavori iniziali di costruzione dei capannoni, che implicherebbero il movimento di mezzi a motore come le betoniere per i plateau, il traffico degli autotreni sarebbe quello del trasferimento dei condannati a morte e dello spostamento delle loro deiezioni a fine turno. Solo dopo che i detenuti sono stati portati via, le ruspe possono entrare nei capannoni per asportare la lettiera e stoccarla in uno spazio di 450 metri quadrati poco distante. Non è chiaro quale sarebbe il suo utilizzo. Nel progetto si parla di destinare la lettiera ad aziende di compostaggio, ma anche di destinarla ad uso agronomico, la cosiddetta pollina, odiatissima dagli agricoltori biodinamici, ma non da quelli biologici. Di fatto, anche quell’enorme mucchio di escrementi, previsto in 1774 tonnellate annue, ogni due mesi dev’essere portato via, per lasciare il posto a quello che si formerà con il ciclo successivo, dopo una pausa sanitaria di due settimane.
Ecco, se io avessi tendenze dinamitarde, approfitterei di quei 14 giorni in cui non ci sono animali per incendiare la struttura o per farla saltare in aria con la dinamite, ma siccome sono un uomo mite, non farò né l’una né l’altra cosa. Questo sarebbe pane per i denti dell’Esercito di Liberazione Animale, che ancora non esiste, se non nei sogni di noi idealisti.
Al momento, siamo alle prese con persone abituate a mangiare pollo arrosto, che trovano normale farlo e a smettere di uccidere per le papille gustative non ci pensano proprio. L’unica cosa a cui pensano è la puzza che offenderebbe le loro delicate nari. Gente senz’anima. Educata a non provare compassione. 

Per la verità, non si preoccupano solo dei cattivi odori, ma anche delle eventuali epidemie, anche se come i codroipesi di 27 anni fa, riuniti nella sala comunale, gli odierni hanno fiducia nelle autorità sanitarie e, se dovesse scoppiare qualche epidemia, ci penserebbero queste ultime a evitare che si trasformi in pandemia. E poi ci sono i vaccini! Il passaggio dall’animale all’uomo sarà scongiurato, grazie agli eroici interventi dei nostri medici angeli custodi. Quando penso alla cieca fiducia della gente nelle istituzioni, mi chiedo chi siano i veri polli.
L’architetto Lena ha inoltre spiegato che la lettiera diventerebbe idonea allo sviluppo di microbi solo se superasse un certo livello di umidità e cominciasse a fermentare. E a questo servono le ventole. I trucioli misti alle deiezioni, alle penne, alle piume e al mangime caduto a terra, non diventano pericolosi se rimangono asciutti. I ventilatori spostano una montagna d’aria ogni ora, provocando all’interno dei capannoni una brezza di 8 Km all’ora, mentre la temperatura oscilla dai 16 ai 28 gradi centigradi. Se i ventilatori dovessero smettere di funzionare per un black out i polli morirebbero in breve tempo, ma per evitare ciò è sempre pronto un gruppo elettrogeno.
Sull’efficacia dei filtri attraverso cui passa l’aria delle ventole, l’architetto ha sollevato molti dubbi, ma è sulla mancanza di piani d’emergenza che si è soffermato a lungo e questo non per una manchevolezza dei suoi colleghi ingaggiati dall’allevatore, ma perché la legge non li richiede. All’allevatore nessuno ha chiesto cosa farebbe in caso d’incendio a seguito di fulmine o in caso di tromba d’aria o alluvione. Sono affari suoi, verrebbe da dire, se non fosse che con un ciclone – e ce ne sono già stati recentemente in Veneto – si creerebbero scenari da incubo alla Hitchcock, con polli che piovono da tutte le parti, magari anche dentro la pentola sul fuoco con un pollo già in fase di cottura.
Insomma, gli americani non vanno al gabinetto se non hanno il libretto di istruzioni, ma gli italiani faciloni impiantano una bomba ecologica senza pensare ai possibili eventi catastrofici, per non parlare dei normali guasti ambientali. E’ la logica del profitto capitalistico, in cui i benefici vengono incamerati da pochi e i costi vengono scaricati sulla collettività, quella stessa comunità che l’architetto Lena ha detto in premessa di amare tanto. Il ricavato lordo per l’anonimo imprenditore sarebbe di 2.700.000 euro annui, che scenderebbero a 93.000 netti tolte le spese.

In compenso, come ricaduta economica per la collettività, ci sarebbero due operai fissi tutto l’anno, uno precario saltuariamente e quattro o cinque marocchini violenti e privi di buone grazie ogni sessanta giorni, quando viene l’ora di scagliare le galline dentro le gabbie da trasporto. Un bel guadagno per Chions, non c’è che dire!
Intanto, gli abitanti delle “case sparse” si beccano gli effluvi tutto l’anno e, se l’areale di diffusione degli odori si espande oltre le previsioni, sarebbero coinvolte ben 40 famiglie di Fagnigola, molte più di quelle stimate volutamente per difetto. Meno male che la legge parla di “politiche di utilizzo del territorio non distruttive”! Se tutto questo dovesse verificarsi non c’è bisogno che A.L.F. vada a sabotare la struttura, perché sarebbero i furiosi abitanti di Fagnigola a disporre le fascine tutt’attorno ai capannoni, solo che lo farebbero con i polli dentro, ci potrei scommettere.
Il fatto è che la mentalità dei friulani delle Destra Tagliamento, parimenti a quella dei veneti loro confinanti, non è paragonabile a quella dei siciliani o dei valsusini: storicamente abituati a sopportare, non alzerebbero un dito contro l’allevatore, di cui anche il Lena ha riconosciuto il diritto a fare il suo mestiere, e tutt’al più darebbero inizio a cause legali che si trascinerebbero per decenni.
Il signor Lena ha concluso che con l’allevamento in questione ci perderebbero tutti, ma quando ha detto tutti non pensava minimamente ai polli, bensì ai membri della razza padrona che su questo pianeta pensa di fare ciò che più gli aggrada, con o senza V.I.A. o V.A.S. ma sicuramente senza una doverosa Valutazione di Impatto Morale. Siamo ben lontani da ciò e forse, per capirlo, ci vorrà una razza aliena ancora più cattiva degli uomini, che faccia a noi ciò che noi facciamo ai polli.

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