Testo di Elio Ernani
C'era una volta Namik Xhaferi: era il capitano di una nave carica di disperati, che fuggivano da un Paese in preda all'anarchia e sull'orlo di una guerra civile. Cercò di entrare nelle acque territoriali di un Paese straniero, razzista, xenofobo e fascista che rifiutò di farlo entrare, anche se possedeva il porto sicuro più vicino. Lui non si lasciò intimorire e sfidò il blocco navale.
Una corvetta, eseguendo gli ordini di quel governo fascista, speronò la sua nave, affondandola e provocando la morte di 81 persone. Diedero la colpa a lui e anche un po' al capitano della corvetta, perché nei governi fascisti pagano sempre i pesci piccoli. Fu arrestato e si fece quasi quattro anni di carcere. Il capitano della corvetta solo due. Non fu mai considerato un eroe, da nessuno. Solo un criminale. Nessuno fece raccolte di fondi per pagargli le spese legali, nessun politico di nessun partito andò ad abbracciarlo e ad applaudirlo. Era il capitano della Katër i Radës, affondata il 28 marzo del 1997 dalla corvetta Sibilla nel Canale di Otranto.
Il governo fascista, razzista e xenofobo era guidato da un uomo, tal Romano Prodi, messo lì da una coalizione di centrosinistra. Il ministro dell'Interno era tal Giorgio Napolitano. All'epoca c'era chi militava nel PPI, come Graziano Delrio, o nei DS, come Matteo Orfini. Sì, sì, proprio quelli che abbiamo visto salire sulla Sea Watch 3.
Caro Namik Xhaferi, la prossima volta cerca di nascere tedesco invece che albanese, possibilmente ricco, meglio se donna e coi capelli rasta. E trovati un cazzo di nome che si possa pronunciare meglio, tipo Carola ma, soprattutto, cercati i contatti giusti e carica solo schiavi africani perché altrimenti a nessuno verrà in mente di accusare il Governo di razzismo, fascismo e xenofobia. Spendete tutti cinque minuti del vostro tempo e meditate su questa vicenda. Amici, la memoria è molto importante, anche se gli accoglioni ricordano quello che a loro fa comodo.
Nessun commento:
Posta un commento