mercoledì 22 febbraio 2023

La tribù delle gattare


L’altro giorno, in occasione di San Valentino, sono stato attaccato su Facebook da un gruppo di gattare inferocite, rappresentando, me cinofilo, quello che si dice abitualmente per indicare due caratteri incompatibili tra loro per natura: “litigare come cane e gatto”. Francamente non me l’aspettavo. Ho così scoperto che le gattare sono esseri umani come tutti gli altri, con i loro pregi e i loro difetti, ovvero appartengono a una ben determinata parrocchia e sentono molto forte, benché su una struttura virtuale come quella di Facebook, il cosiddetto spirito di corpo. Sono affratellate dalla stessa passione gattofila, anzi, assorellate, se mi si consente il neologismo. Dunque, pensavo ingenuamente di fare un commento “colto”, senza aspettarmi reazioni avverse e, riferendomi alla vignetta tutto sommato simpatica del classico gatto dotato di istinti da predatore, commentavo che al posto dell’uccellino, del topo, della lucertola o financo della cavalletta, il felino domestico aveva acchiappato niente meno che Cupido, la rappresentazione dell’Innamoramento, se non dell’Amorvero e proprio, rendendosi così complice dell’attacco alla Famiglia tradizionale a cui stiamo assistendo dalla fine degli Anni Sessanta, ad opera delle femministe, fino ai giorni nostri. Ora, a posteriori, mi rendo conto che per una mentalità Arcobaleno, sinistroide, certe parole hanno l’effetto di scatenare le peggiori pulsioni. Se in un’assemblea di “compagni” pronunciate il concetto di Famiglia tradizionale, potete star certi di suscitare immediatamente l’odio nei vostri confronti. I social sono come le assemblee che si tenevano una volta, nelle scuole, nelle fabbriche o in altri istituti dove si respirava aria di partito e di politica. 



Sul momento, non me ne rendevo conto. E così, benché io avessi usato fin dal mio primo commento il termine “allegoria”, dopo le gattare che dichiaravano di non aver capito il senso del mio intervento, si sono fatte avanti quelle che passano direttamente agli insulti, in base al fenomeno per cui quando qualcuno “butta il sasso in piccionaia”, si verifica l’effetto valanga, che dà la stura, fungendo da incoraggiamento, alla rabbia repressa degli altri astanti. Le gattare, come le altre categorie di animalisti, di rabbia repressa ce n’hanno parecchia. E io ne ho fatto le spese in prima persona. Non ho nulla contro i gatti. Se fossi stato uno della LIPU, forse sì, perché come fanno notare scienziati e naturalisti, i gatti domestici sono obiettivamente responsabili di stragi di uccellini che bazzicano giardini e cortili delle abitazioni umane. Ma io non sono della LIPU (altra parrocchia) e so che contro gli istinti si può fare ben poco, specie se sei una animale non umano. 


Francamente, non mi aspettavo tanto rancore. Del resto, che i gatti facciano stragi senza una reale necessità, visto che sono ben nutriti dalle loro “mamme”, è un fatto. Che la famiglia composta da padre, madre e prole sia sotto attacco, è un altro fatto indiscutibile, poiché a partire dal 1968, e forse anche prima, il divorzio, l’aborto, l’emancipazione femminile e, negli ultimi anni, le teoriLGBT, stanno effettivamente sostituendo il modello classico, millenario di nucleo familiare. Se poi ci mettiamo anche il costo della vita, si capisce perché dai dieci figli partoriti dalle nostre nonne, si è arrivati oggi ad una media di 1,4 figli per coppia sposata. Il che indica un trend negativo e non è difficile immaginare che nel giro di qualche anno gli italiani DOC saranno del tutto scomparsi. Qualcuno sembra preoccuparsi della cosa, ma alla maggioranza del popolo italiano non interessa, soprattutto se è di Sinistra. Tanto ci sono gli immigrati! 


In definitiva, forse si può concludere che c’è molta solitudine nella società, il gatto è un surrogato della famiglia, destinatario degli affetti che anticamente si riservavano ai membri della propria specie, ovvero marito e figli, le gattare sono una specie di tribù virtuale ben consolidata e reagiscono bellicosamente, da moderne amazzoni, contro gli estranei, che in quel caso ero io. Guai a chi tocca loro il gatto, il proprio e, per estensione, quello di tutte le altre sorelle gattare. Io avevo ragione, semplicemente, su entrambi gli argomenti: pericolosità dei gatti per la fauna minore e disgregazione voluta e pianificata della famiglia tradizionale. Ma, come a volte capita, ci sono persone che non vogliono sentire ragioni!

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