Fonte: Il Primato nazionale
Turku, 21 agosto – Lisa
Biancucci, l’italiana ferita nell’attentato
di Turku in Finlandia,
è un’attivista
pro immigrati. Sul
suo profilo Facebook (dove ha scelto di chiamarsi “Drosera
Rotundifolia”) è tutto un pullulare di condivisioni e
partecipazioni a eventi come “stop alla deportazione dei
richiedenti asilo” e “dialogo senza confini, venite e
incontriamoci”. Eventi e post creati da altri attivisti “per i
diritti umani” come Mohammed Hisham Abdulgafor. Un destino beffardo quello
della ricercatrice
italiana, tutt’ora
in terapia intensiva dopo che un
richiedente asilo marocchino di appena 18 anni a
cui era stato negato l’asilo, proprio una vittima delle
“deportazioni” da lei denunciate, l’ha accoltellata alla
spalla. A cadere sotto i colpi del giovane “migrante” e
aspirante rifugiato arrivato in Finlandia nel 2016 sono
state soprattutto donne,
visto che su dieci persone colpite otto erano di sesso femminile,
comprese le due rimaste uccise.
Gli attimi di terrore vissuti
dalla ricercatrice italiana però, aggredita mentre era con la sua
bimba di appena sei mesi in carrozzina, non sono stati sufficienti a
distoglierla dal suo sogno cosmopolita e buonista. “L’attentatore
non va stigmatizzato”,
sono state le dichiarazioni che lo zio, su indicazione della
Biancucci, ha rilasciato ai media. Adesso la ricercatrice italiana,
originaria di Bibbiena in provincia di Arezzo, dovrà rimanere in
terapia intensiva, dopo
aver subito un intervento chirurgico, almeno altri 2-3 giorni. Lisa
Biancucci vive
in Finlandia da due anni e mezzo, dopo essersi laureata in Scienze
dell’Educazione ed essersi specializzata
in Antropologia Culturale ed
Etnologia. Il marito, ricercatore
brasiliano di zoologia, lo ha conosciuto durante un progetto di
studio in Lituania. L’anno scorso proprio a Turku aveva partecipato
ad un simposio. Nella scheda di presentazione aveva scritto di essere
molto interessata a studiare “il modo nel quale l’educazione
formale della scuola (o altre istituzioni educative) modifica lo
sviluppo psicologico e sociale dei giovani individui, in
particolare confrontando
le diverse culture“.
L’ultimo confronto con una diversa “cultura” avuto due giorni
fa poteva costarle la vita (e della sua bimba appena nata).
Buon per lei, mica si può vivere di sola teoria, ci vuole anche la pratica.
RispondiEliminaNon è la prima volta che succedono casi di questo genere.
EliminaLa Sindrome di Stoccolma esiste davvero!
RispondiEliminaIn questo caso è molto sfumata.
EliminaIl soggetto non sa di essere stato sequestrato.