L'umile bellezza dei crochi primaverili

Comincia la primavera, per la gioia dei botanici. Per il botanico, nella fattispecie per l’amico Valentino Verona, la bella stagione è quella in cui fioriscono le piante e le erbe. Per la maggior parte di noi comuni mortali, è quando si può andare in vacanza, al mare o in montagna, senza morire congelati. In inverno non fiorisce nulla e infatti è la stagione in cui i botanici sono tristi. Se i crochi di Iutizzo hanno già terminato la fioritura, quelli di Lonca sono ancora in servizio, ma si tratta di due specie diverse, con orologi biologici differenti. Siccome non si finisce mai d’imparare, ho imparato che c’è una piantina chiamata “sanguisorba”, perché, se avete una ferita sanguinante, ce la potete applicare sopra, ché vi assorbe il sangue. Esperienza diretta dei nostri avi, di quando non c’erano ambulatori ed ospedali. Poi, se era destino, morivate lo stesso di tetano. Il botanico si lamenta perché il contadino ara, disbosca, distrugge e semina mostri genetici come il mais, senza preoccuparsi di far sparire magari una specie vegetale in via d’estinzione. Solo il botanico lo sa. Il contadino no. Ma se il contadino può avere qualche accettabile benemerenza, in virtù del cibo che mette sul mercato, il cacciatore non ha nemmeno quello, nemmeno uno straccio di giustificazione. E allora, perché darsi tanto da fare per salvare questa perniciosa specie bipede? Questo tirannosauro autonominatosi sapiente? Distruggere la propria casa è ciò che gli riesce meglio. A noi creature umbratili e rispettose non resta che goderci mestamente l’umile bellezza dei crochi primaverili. Potrebbero adornare le nostre tombe.