martedì 9 ottobre 2018

Non è una barzelletta!


Ci sono due medici e un infermiere. Poiché quest’ultimo combina affari loschi nella clinica dove lavora il primo medico, italiano, costui gli chiede un favore per chiudere un occhio, mandandolo dal secondo medico, francese. Si tratta di caricare in macchina un orfanello e portarlo oltre frontiera, per affidarlo a una coppia di nuovi genitori che hanno chiesto di adottarlo. Benché si tratti di adozioni illegali, fatte senza il consenso delle autorità, l’infermiere accetta di fare da autista. Va all’appuntamento. Trova un adulto e il bambino in oggetto. Lungo la strada, dalla Puglia alla Svizzera, gliene succedono di tutti i colori, anche la disgrazia di incontrare una banda di criminali serbi, che li metterà in pericolo di vita. L’adulto che viaggia con l’infermiere, responsabile del minore, si rivelerà un tipo tosto e sarà in grado di proteggere sia l’infermiere che il bambino dalla ferocia dei serbi. C’è di mezzo una donna, ovviamente, come nel caso di Elena di Troia. 


Arrivano in Svizzera e, poco prima di consegnare il vivente “pacco”, è la donna stessa, una prostituta bulgara, ad insinuare qualche dubbio nella mente dell’infermiere, per esempio che i destinatari del “pacchetto” non siano due aspiranti genitori, ma un gruppo di malavitosi che usa i bambini per i video porno. La realtà, poi, si rivelerà ben peggiore. I riceventi, che erano gli stessi mafiosi pugliesi che avevano organizzato il viaggio, stanno per fare una cosa orribile. Grazie al compiacente medico francese stanno per prelevare un organo al bambino che era nei loro intenti solo un contenitore biologico. Scatta la rivolta. L’infermiere e il suo accompagnatore adulto passano alle maniere forti e uccidono i predatori di organi, tranne il medico francese che aveva guadagnato l’uscita. Quello che sembrava un infermiere poco di buono, si rivela moralmente migliore di entrambi i medici, sia quello italiano che procurava i bambini, sia quello francese che li apriva. 

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