giovedì 22 maggio 2014

Anche i giudici fanno campagna elettorale

 


Sulla fase finale della campagna elettorale stanno piovendo inchieste giudiziarie e polemiche che aumentano la confusione e le tensioni tra i vari partiti in lizza. La fiducia nella classe politica è in caduta libera: la magistratura non è mai stata tanto protagonista sulla scena alla vigilia di una votazione anche se poi essa stessa risulta profondamente divisa come dimostrano le polemiche a Milano.
La quantità di vicende giudiziarie è impressionante: si è iniziato con l’inchiesta sull’Expo e con quella che ha portato all’arresto di Claudio Scajola. Poi l’arresto di Paolo Romano, presidente del consiglio regionale della Campania. Nel mezzo l’indagine su Ubi Banca che, seppur non coinvolga direttamente esponenti politici, ha un peso tale sul sistema Italia da non poter passare sotto silenzio. Infine, quasi fosse il sigillo del discredito in cui è caduto il sistema politico, c’è stato l’arresto, votato dal Parlamento, del deputato Francantonio Genovese.

Su tutto questo sono arrivati i ricordi dell’ex segretario di Stato americano Timothy Geithner sulle vicende che hanno portato alla caduta del governo Berlusconi nel 2011, polemica nella quale ha sentito il dovere di intervenire con un necessario chiarimento persino il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Inevitabili i riflessi sulla campagna elettorale: Beppe Grillo sta spingendo sull’acceleratore delle polemiche antisistema, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha rivestito i panni del rottamatore e si chiama fuori da vicende che riguardano un modo di essere e un mondo politico precedente al suo arrivo a Roma. Silvio Berlusconi subisce gli effetti più pesanti, ma cerca di rifarsi urlando le sue accuse contro il “golpe” del 2011, quando dovette abbandonare palazzo Chigi. Un clima davvero pesante, che rende difficilmente leggibili gli ultimi sondaggi sulle intenzioni di un elettorato sconcertato da tutte queste vicende. Ma che soprattutto ha ottenuto uno scopo davvero sorprendente: si parla poco di Europa e euro, e tutta l’attenzione si è concentrata sulla situazione italiana. Anche questo può essere un modo di far passare in secondo piano i problemi della moneta unica. Il campo di confronto è stato spostato: il voto non è più un referendum su Bruxelles ma un giudizio sul Governo di Roma.

3 commenti:

  1. Effettivamente ... accennavo in un precedente commento di come noi , in europa , siamo stati i più influenzati dalla cultura ( ???? ) americana dal dopoguerra , tutte queste girandole schizofreniche che puntualmente si ripropongono ad ogni tornata elettorale , ma non solo , ogni volta che si accenna a decidere in un senso che ai nostri padroni non garbi , saltano fuori " interferenze devianti" per spostare il centro della discussione sul nulla più assoluto.
    La CIA , all'inizio degli anni 60 la introdusse come "teoria del caos" , che ha come effetto collaterale anche quello di istruire e finanziare baldi giovanotti per infilarsi nei movimenti di protesta per gestire a piacimento gli scontenti.
    A proposito della domanda vitale sull'Euro : oggi credo che votino in Olanda e Inghilterra.
    Inghilterra ?????
    Cioè , questi usano la sterlina per loro economia e mandano deputati in parlamento europeo per decidere le politche dell'euro ?
    Sarebbe come se in parlamento italiano venissero dei mafiosi a decidere sulle norme carcerarie.
    O si fa anche questo ?

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    1. Volevi dire una cosa paradossale e invece hai azzeccato, perché penso che già succeda.

      Stato e Mafia sono il poliziotto buono e quello cattivo.

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  2. A Tinto Bas (non Bras, nuovo nomignolo di Silvio) è andata di lusso.

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