mercoledì 21 novembre 2018

La memoria corta dei modernisti


Martedì sera Barbara Palombelli si è chiesta come mai i 5 Stelle hanno paura delle gallerie e perché sono contro il modernismo. Se fossi stato presente in studio, le avrei risposto che da presupposti sbagliati derivano deduzioni sbagliate e le avrei chiesto di spiegare cosa intende per modernismo. A me, questa parola, in bocca alla moglie di Rutelli, ricorda molto il futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, laddove esaltava le macchine e la velocità. Erano gli inizi del Novecento e Marinetti era giustificato perché le prime FIAT che circolavano non andavano a più di 40 Km all’ora. E probabilmente quella, per lui, era la velocità. La Palombelli secondo me commette lo stesso errore che commettono in tanti e a me non sfuggono le immagini del mio sussidiario delle elementari, dove si esaltavano i mezzi di trasporto, comprese le navicelle spaziali che, con Gagarin, facevano le loro prime incursioni in orbita. Grandi macchine, grandi opere, il mito della Palombelli e di tanti della mia generazione. E anche di quelle venute dopo.


Vorrei qui inoltre ricordare che negli Anni Ottanta e Novanta del secolo scorso abbiamo avuto una formazione politica denominata “I Verdi”, conosciuti anche come ecologisti. Oggi di essi si è persa ogni traccia, sono stati una meteora nel panorama politico italiano e quel colore gli è stato addirittura scippato dalla Lega, tanto che oggi abbiamo un governo Giallo-Verde. Se la Palombelli avesse fatto un piccolo sforzo di memoria, avrebbe dovuto ricordarsi che per i Verdi, quelli della prima ora, era importante uno sviluppo economico che tenesse in considerazione gli equilibri naturali. Il che si traduceva nel rispetto dell’ambiente e nella realizzazione di opere e manufatti che non mettessero in crisi il sistema naturale. Questo sacrosanto assunto, visto che la Terra è la nostra casa (Ecologia significa “studio della casa”) ha prodotto legislativamente il V.I.A. cioè la Valutazione di Impatto Ambientale, che è tuttora in vigore.

Con la TAV Torino-Lione sembra che il V.I.A. non sia così importante e come i Verdi sono stati messi nel dimenticatoio, così anche tale Valutazione, in questa come in altre grandi opere, non viene ritenuta degna di nota. Per fare un esempio, durante lo scavo della galleria di prospezione, sono state trovate rocce contenenti uranio, che si libererebbe nell’atmosfera se si continuasse a scavare, mettendo in pericolo la vita degli operatori e, successivamente, anche quella degli abitanti della val di Susa. Un ospite in collegamento, promotore della recente manifestazione dei “Sì TAV” di Torino, ha affermato che quell’alta velocità ci metterebbe in contatto con la “Via della seta”, cioè ci permetterebbe di avere un’autostrada e una linea ferroviaria che arrivano fino in Cina.

A cosa ci servirebbe tale lunghissima rete stradale e ferroviaria? Dal mio punto di vista, a niente, perché io sono per i chilometri zero, ma dal punto di vista dei globalisti sarebbe vantaggiosa per i traffici e i commerci con il lontano oriente e con cui ad arricchirsi sarebbero solo loro. Le cipolle della Nuova Zelanda arriverebbero prima e più facilmente con la “Via della seta” e per un globalista le cipolle neozelandesi vendute nei supermercati italiani è assolutamente prioritario. Senza le cipolle degli antipodi l’Italia fallirebbe. Per i globalizzatori, liberisti delle merci, questo si chiama modernismo.

La memoria corta della Palombelli, che dimentica di quando suo marito era candidato con i Verdi, si manifesta anche in un altro modo: l’erosione del suolo produce dilavamento del terreno e alluvioni. Quello stesso sussidiario delle elementari che esaltava i mezzi di trasporto veloci, spiegava che se si disboscano le foreste si lascia scoperta la terra che, con le piogge, per la forza di gravità, scivola a valle. La deforestazione è indicata come pericolosa per la stabilità dei terreni, e quindi del territorio, da molto prima che si formasse quel gruppo politico chiamato “I Verdi”. Ed è una verità lapalissiana. Non ha bisogno di verifica. Né di altre spiegazioni. 

Soprattutto in quest’ultimo periodo, in cui siamo presi di mira dal governo ombra con armi climatiche, la presenza degli alberi sarebbe indispensabile (se non fosse che ce li abbattono con venti a 190 Km all’ora) per salvaguardare il territorio, cioè per evitare catastrofi. E’ talmente ovvio che più cemento e asfalto mettiamo sulla superficie terrestre e più poniamo le basi per catastrofi dovute a esondazioni e alluvioni, talmente ovvio, dicevo, che la Palombelli non se lo sogna neppure. E, come lei, migliaia di tanti altri modernisti. 

Nessun commento:

Posta un commento